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IL CASO

Troppe zanzare, quasi quasi scappo in Svizzera

Siete mai stati punti da una zanzara-tigre? Io sì. In verità si dovrebbero chiamare zanzare-zebra, dato che sono a strisce bianche e nere. Ma le zebre non sono aggressive e, soprattutto, non vengono a romperti le scatole a casa. È vero, nemmeno le tigri ti assillano a domicilio, però sono più pericolose delle zebre.

Cronaca 05_09_2015
La zanzara tigre

Siete mai stati punti da una zanzara-tigre? Io sì. In verità si dovrebbero chiamare zanzare-zebra, dato che sono a strisce bianche e nere. Ma le zebre non sono aggressive e, soprattutto, non vengono a romperti le scatole a casa. È vero, nemmeno le tigri ti assillano a domicilio, però sono innegabilmente più pericolose delle zebre. Devo dire, sempre per amor di verità, che io per le zanzare sono come il parafulmine per le saette: in mia presenza, gli altri possono stare tranquilli perché le fastidiose creature vengono tutte da me. Pare siano attirate dai feromoni, una roba che, mi dicono, rende più sexy chi li emana. Sarà. 

Osservo, tuttavia, che quando ero giovane e sexy le zanzare non mi pungevano. Boh. Torniamo alle «tigre». Immigrate, pure loro, dall’Africa (ma dall’Africa, sant’Agostino a parte, è mai venuto niente di buono?), la loro iniezione produce un bubbone rosso ed esteso che prude da morire e dura anche due settimane (a patto di dargli di pomata al cortisone due volte al dì). Due punture, due bubboni, e così via. Quest’estate, a me, sono state capaci di pinzarmi a più riprese sulla schiena. E –udite!- mentre ero vestito e con le spalle appoggiate allo schienale della poltrona. Ho passato l’estate cosparso di Autan ed è tutto un martirio: caldo, doccia, Autan, caldo, doccia, Autan. Qualcuna di queste bestie si incarica di informarmi quando lo strato di Autan è svanito e che è ora di un’altra spruzzata. Le lampade blu, gli insetticidi “da aperto” non servono a niente. Nelle prime ci finiscono i gechi e le falene, innocui. Del secondo, le zanzare semplicemente se ne fregano. Lo stesso dicasi per zampironi, macchinette elettriche, gerani e citronelle. 

Così, non posso scendere in giardino se non adeguatamente spalmato e con la bomboletta in tasca. Disperato, ho chiesto al Comune come mai non viene eseguita la disinfestazione pubblica. Risposta: non ci sono soldi e costa troppo. E poi, sembra, i martiri cronici attira-zanzare come me siano pochi. Giustamente, non si può spendere denaro pubblico (quand’anche ci fosse) per una esigua minoranza. Naturalmente, l’Italia i soldi, e tanti, per le esigue minoranze li spende, ma si tratta di quelle politicamente corrette, mica la mia. Perciò, nisba. Un funzionario particolarmente impietosito mi ha regalato un suggerimento: perché il giardino non se lo disinfesta a spese sue? In effetti, non è che non ci avessi pensato, ma sono stato sconfitto da un’evidenza: il mio guardino confina con quelli altrui, e le zanzare non rispettano i limiti della proprietà privata.

Così, pace. In fondo, sono credente e le zanzare sono un flagello di Dio fin dai tempi della trasgressione di Adamo, quando «la terra si coprì di triboli e spine». Espierò (anche così) i miei peccati con cristiana rassegnazione. In fondo, mi va già bene. Sì, perché ho letto che, delle zanzare, è arrivata da noi anche la variante che inocula la “febbre del Nilo”, i cui sintomi sono l’encefalite accompagnata da febbre altissima, sintomi che possono essere scambiati per meningite acuta. Due anziani (e io, ahimè, lo sono) sono già stati ricoverati per questa novità, che sembra infestare particolarmente la Padania. Dal Nilo al Po (ma viene mai niente di buono dall’Africa?). Purtroppo, siamo in Italia, mica in Svizzera. Nella Confederazione, infatti, a chi atterra da luoghi in cui ci sono zanzare “speciali” (la malaria è il minimo) è fatto divieto di  donare il sangue per almeno sei mesi. Il Canton Ticino, non caso quello confinante con l’Italia, ha addirittura messo a disposizione un Numero Verde gratuito contro la zanzara-tigre: chi ne avvista una è pregato di segnalarla alle autorità. Mi chiedo se i ticinesi verrebbero anche da me; in fondo, il giardino ce l’ho sul Lago Maggiore, che in territorio elvetico si prolunga.

Eh, la Svizzera. Non ha politici-star (chi saprebbe dire come si chiama il presidente della Confederazione?) eppure funziona come un orologio, appunto, svizzero. Ha più immigrati di noi e meno risorse naturali. Eppure marcia perfettamente: tasse basse, stipendi alti, burocrazia essenziale, servizi impeccabili. Forse perché in Svizzera i preti e i comunisti sono pochissimi?