Schegge di vangelo a cura di don Stefano Bimbi
Cristo Re a cura di Ermes Dovico
FEDE E MONDO

Tre vescovi fanno a gara per ridicolizzare la Chiesa

Un modo sicuro per rendere ridicola la Chiesa è secolarizzarla, cioè privare i suoi giudizi del fondamento oggettivo che è la rivelazione di Dio. Un esempio in questi giorni ci viene dal cardinale Turcson e dai vescovi Paglia e Sorondo, pronti a omologarsi alla cultura dominante nei loro interventi pubblici.

Editoriali 17_12_2019
Piazza San Pietro a Roma

C’è un modo sicuro per rendere ridicola la Chiesa: secolarizzarla; vale a dire privare i suoi giudizi del fondamento oggettivo che è la rivelazione di Dio per fondarli sulle opinioni personali che poi altro non sono che la mentalità comune. È una cosa triste e ridicola vedere uomini di una certa età, alti nella gerarchia, vestiti buffamente (così il mondo vede gli abiti clericali), inseguire il consenso sociale sparando opinioni che starebbero ugualmente bene sulla bocca di un Roberto Saviano o di un Fabio Fazio qualsiasi. E il mondo li fa sentire importanti, perché valorizza molto quello che dicono, li sta a sentire volentieri quando dicono le cose che tutti vogliono sentirsi dire. Anzi li vanno a cercare, li fanno parlare, sicuri di essere tranquillizzati sul fatto che la Chiesa non rappresenta più una minaccia alla cultura dominante. Anzi, ne è diventata parte. E se c’è qualcuno che fa ancora resistenza, beh sarà cura di questi “uomini di una certa età vestiti buffamente” emarginarli e garantire al mondo che essi sono fuori dalla comunione.

In Vaticano oggi ci sono diversi campioni di questo genere, che non perdono occasione di ridicolizzare la Chiesa. In questi giorni soprattutto tre di loro sono intervenuti a confermare il loro ruolo: il presidente del Dicastero per lo Sviluppo umano integrale, il cardinale Peter Turcson; il presidente della Pontificia Accademia per la Vita, monsignor Vincenzo Paglia, il cancelliere delle Pontificie Accademie per le Scienze e le Scienze sociali, monsignor Marcelo Sanchez Sorondo. 

Monsignor Sorondo, che con le sue Pontificie accademie ha trasformato il Vaticano in una sorta di succursale del WWF e delle lobby ecologiste internazionali, da un po’ di tempo ha esteso ulteriormente i suoi compiti, preoccupandosi di ridicolizzare la Chiesa anche sulla Cina. È diventato famoso quasi due anni fa quando se ne uscì affermando che la Cina popolare è attualmente il paese dove meglio si applica la Dottrina sociale della Chiesa (clicca qui). E lo diceva dandosi le arie da esperto della materia, perché da qualche anno guida la delegazione vaticana che partecipa ai Summit sul traffico di organi, cosa su cui il governo cinese, come si sa, è efficientissimo: i prigionieri infatti, anzitutto i condannati a morte, sono delle riserve a buon mercato di organi da offrire per qualsiasi necessità. Monsignor Sorondo ovviamente si è bevuta la storiella che questo avveniva nel passato, e che adesso la Cina non fa più di queste cose. Fatto sta che per Sorondo la Cina è diventata una filiale del Paradiso in terra, così che nei giorni scorsi ha pensato bene di annunciare il prossimo passo nei rapporti tra Cina e Santa Sede: «raggiungere un accordo per stabilire le relazioni diplomatiche».

Che questo sia sempre stato il desiderio della Santa Sede non c’è dubbio, e ci mancherebbe altro. Il problema è però che servono delle condizioni che finora la Cina ha reso impossibili, e non è che ci abbia ripensato, anzi. Per fare un’affermazione del genere, Sorondo deve dare per scontato che l’accordo provvisorio tra Cina e Santa Sede, annunciato il 22 settembre 2018 e ancora avvolto nel mistero, abbia dato buoni frutti. Che davvero siano maturati dei rapporti che giustificano la reciproca fiducia. E infatti dice così. Purtroppo è smentito dai fatti, come del resto era ampiamente prevedibile. La persecuzione dei cattolici si è addirittura intensificata e l’accordo ha reso estremamente vulnerabili preti e vescovi “sotterranei”, che non accettano che la Chiesa sia guidata dal Partito Comunista.
Ma a Sorondo – e non è il solo – tutto questo evidentemente non interessa, lui ragiona come farebbe un qualsiasi capo di stato cinico: l’importante è il successo politico, se per questo c’è da sacrificare centinaia di migliaia di persone – fratelli in questo caso – abbandonandole nelle mani di un potere malvagio, pazienza.

Quanto al cardinale Turcson, diventato anche lui un ecologista radicale - non si sa se per convinzione o convenienza – ha dato un ampio saggio delle sue capacità lo scorso 12 dicembre nella conferenza stampa di presentazione del Messaggio del Papa per la Giornata mondiale della pace. Non solo ha “battezzato” il movimento delle cosiddette sardine (follia di cui abbiamo già parlato ieri, qui), ha dato anche entusiastico assenso al ruolo di Greta Thunberg, definita quale «testimone dell’impegno per la cura dell’ambiente e per la cura della nostra casa comune».

Il sospetto che Greta sia una ragazzina abilmente e cinicamente manipolata da adulti che la usano per i loro obiettivi ideologici, non lo sfiora neppure. Del resto anche Turcson si è mostrato più volte in linea con l’ecologismo radicale, che niente ha a che fare con la salvaguardia del Creato secondo la dottrina cattolica. Al punto che ha anche aperto la via al controllo delle nascite in nome della difesa dell’ambiente (clicca qui). Quanto a Greta, Turcson ha condiviso il suo (presunto) ragionamento: «Greta ci dice questo: “sto frequentando la scuola per un futuro che non si può garantire, perché non c’è un’attenzione alla cura per l’ambiente”». Da qui la giustificazione dei venerdì di sciopero per il clima; già, che senso ha andare a scuola per prepararsi a un futuro che probabilmente non ci sarà? Quindi, prosegue Turcson, sono gli adulti, i politici, che devono prima garantire un futuro (ovviamente con le politiche ecologiste) se vogliono che i ragazzi vadano a scuola. Non si sa se ridere o piangere davanti a questo argomentare: vedere un attempato cardinale che invece di cogliere l’occasione per richiamare al dono della Creazione e soprattutto al Creatore, si fa discepolo di adolescenti che non sanno distinguere il freddo dal caldo e adepto della nuova religione universale, è semplicemente desolante.

Quanto a Paglia, ne abbiamo già trattato approfonditamente nei giorni scorsi a proposito di Giuda e soprattutto del ruolo dei preti davanti a chi chiede di essere assistito, anche religiosamente, nel suicidio. Non c’è molto altro da aggiungere.

Cosa ci dica il Signore e la tradizione della Chiesa sulla vita, sulla dignità della persona umana, sul Creato, sulla difesa della libertà della Chiesa stessa, ormai non è più a tema. Contano solo le convenienze politiche e clericali, oltre al denaro con cui il principe del mondo sa ben ricompensare chi lo serve. Dipendesse da loro ben presto non avrebbe più senso neanche l’esistenza della Chiesa, tanto sarebbe omologata al Potere. Ma noi fortunatamente sappiamo che questo non accadrà mai, perché ci sarà sempre un più o meno piccolo gregge che rimarrà fedele al Signore e alla Verità, anche a costo della propria vita. Lo vediamo in tante situazioni di persecuzione, ma anche più vicino a noi gli esempi non mancano. Dobbiamo solo chiedere la Grazia di rimanere fedeli alla nostra vocazione e seguire i veri testimoni di Cristo. Altro che Greta.