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LA NORMA DEL DPCM

Tre anni e forse più: dal Governo lunga vita al Green pass

Con l'ultimo Dpcm il governo dispone un rinnovo automatico della durata di un anno e mezzo e con frequenza perpetua del Green pass. Quindi sarà un Green pass sine die. Nasce il sospetto che la certificazione possa essere un’efficace modalità per monitorare i cittadini dato che ad ognuno di noi è stato associato un QR code. Dunque siamo di fronte ad una limitazione protratta per molto tempo di alcuni diritti fondamentali nemmeno più giustificata dalla presenza di uno stato di emergenza.

Editoriali 10_03_2022

Il Green Pass lo dovremo chiamare Ever Green Pass? L’intenzione del governo potrebbe essere anche quella di estendere la validità della certificazione verde forse non per sempre, ma per alcuni anni certamente sì. Il Dpcm del 2 marzo, pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 4 marzo, tra gli altri interventi ha modificato la durata del Green Pass. All’art. 1, comma 1 lettera b si può leggere: “In caso di somministrazione  della  dose  di  richiamo, successivo al  ciclo  vaccinale  primario,  la  certificazione  verde COVID-19 ha  una  validità  tecnica,  collegata  alla  scadenza  del sigillo elettronico qualificato, al  massimo  di  cinquecentoquaranta giorni. Prima di detta scadenza, senza necessità di  ulteriori  dosi di richiamo, la PN-DGC emette una nuova certificazione verde COVID-19 con  validità  tecnica  di  ulteriori cinquecentoquaranta giorni, dandone comunicazione all'intestatario”.

Dunque in caso di somministrazione della dose booster, ma – si noti bene –  non in caso di avvenuta guarigione, la validità del Green Pass durerà per un anno e mezzo. Prima di questa scadenza il Green Pass si rinnoverà automaticamente per un altro anno e mezzo.  Ciò detto una prima interpretazione di questa disposizione, forse più aderente alla lettera del Dpcm, potrebbe essere la seguente: ad una durata di un anno e mezzo se ne può aggiungere solo un’altra di pari durata. Ma si potrebbe anche dare un’altra interpretazione, di natura più estensiva: rinnovo automatico della durata di un anno e mezzo e con frequenza perpetua. Un Green pass sine die.

La vulgata ufficiale sostiene che questo doppio rinnovo per la durata di tre anni, tenendo per buona solo la prima interpretazione, è stata voluta per permettere gli spostamenti in Europa. Se avessimo dismesso il Green Pass e gli altri Paesi non lo avessero fatto (ricordiamo però che tale strumento, salve proroghe, dovrebbe essere accantonato il prossimo luglio), gli italiani che si sarebbero spostati all’estero avrebbero avuto problemi. Ma, volendo parlare di problemi, quello vero sta nel fatto che per recarsi all’estero basta il Green pass base non quello rafforzato.

Da noi invece la doppia proroga, se non tripla o quadrupla, riguarda il Green Pass rafforzato. Ora viene da domandarsi perché si prevede l’utilizzo di uno strumento emergenziale anche dopo il 31 marzo, quando lo stato di emergenza finirà. Si potrà obiettare che il suddetto Dpcm è stato approvato in un periodo ancora di carattere emergenziale. Vero, ma gli effetti ricadranno in un periodo che non sarà più emergenziale. Ed è questo ciò che conta.

Senza dubbio il governo potrà in futuro eliminare il Green Pass, ma è solo un’ipotesi. Ad oggi l’intenzione del governo è quella di tenere in piedi un mezzo di controllo sociale per molto tempo. Caduta l’ipotesi che il Green Pass fosse uno strumento di profilassi pubblica previsto per tutelare le persone dal contagio, cade ora anche l’ipotesi che il Green Pass sia voluto per far vaccinare i riottosi.

Se il signor Rossi, ad oggi, non si è ancora vaccinato, sarà molto difficile che lo faccia in futuro, anche tra tre anni. Nasce allora il sospetto che il Green Pass possa essere un’efficace modalità per monitorare i cittadini dato che ad ognuno di noi è stato associato un QR code. È come se tutti avessimo un codice a barre sul braccio, come se fossimo tutti dei prodotti da tracciare. Un codice che non serve solo per tener traccia di ciò che facciamo, ma anche, se non cambierà natura, per permetterci di esercitare alcuni diritti comuni.

Dunque siamo di fronte ad una limitazione protratta per molto tempo di alcuni diritti fondamentali nemmeno più giustificata dalla presenza di uno stato di emergenza. La prospettiva adottata da questo ultimo Dpcm, poi, non è quella di limitare al massimo le restrizioni e, nel caso, espanderle, bensì l’opposto: limitiamo al massimo la libertà e poi, semmai, facciamo un passo indietro. E dunque: estendiamo il Green pass rafforzato per tre anni e forse più, poi, magari, ne riduciamo la durata oppure lo eliminiamo.