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Tre anni con le Sentinelle: ora battaglia sulla cannabis

Derise, osteggiate, picchiate: in tre anni le Sentinelle in piedi hanno formato una coscienza di popolo in silenzio, ma non mute. 130 piazze, 496 veglie, 50mila persone. Storia di un'amicizia nata per provvidenza: "La mentalità totalitaria vuole persone sole e non riesce a contrastare il silenzio". Via alle nuove sfide.

Libertà religiosa 07_08_2016
Una veglia delle Sentinelle in piedi

Il frutto più evidente è nel vocabolario comune. Dici sentinella e subito viene da aggiunge: in piedi. Poi ci sono i frutti nascosti dell’amicizia e in questi tre anni le Sentinelle in piedi hanno stimato di aver avuto al loro fianco circa 50mila persone che con pazienza e determinazione hanno vegliato in tutti questi anni contro la dittatura gender. 130 piazze toccate, oltre 496 veglie, 50mila persone portate in piazza leggendo un libro in silenzio, per «non toglierci un domani il diritto di denunciare i rischi della rivoluzione antropologica» era uno dei primi slogan. Fin dall’inizio infatti nelle piazze le Sentinelle in Piedi sono state derise, provocate, contestate, sfidate, offese e anche picchiate. «Nel nostro "democratico" paese, dal 2013 le forze dell’ordine sono state impiegate per proteggere dalle aggressioni dei liberi cittadini immobili in silenzio in una piazza», dicono oggi.

Il metodo sentinelle in piedi però funziona. Lo dimostrano i risultati di un’azione che ha contribuito a formare una coscienza critica di un popolo, che non si accontenta della verità confezionata dal mainstream. La Nuova BQ ha raccontato in questi tre anni “le gesta” delle sentinelle: derise, osteggiate in tutti i modi, ma anche seguite spontaneamente da chi, e sono tanti, ha bisogno di verità. E nel corso di una delle ultime veglie, il 2 luglio, la Nuova BQ è andata a là, a  Brescia, dove tutto è nato il 5 agosto di 3 anni fa. E ha parlato con Matteo Disetti, uno degli ideatori delle Sentinelle che traccia qui il bilancio dei primi tre anni e delinea le prossime sfide. 

Il nuovo slogan è: «sbagliato è sbagliato». Ma come avete fatto senza l’aiuto di un “padrino”?

La nostra presenza in piazza ha dato fastidio, noi ci limitiamo a dire le cose come stanno e a testimoniare la verità e questo dà fastidio perché non siamo incasellabili e non riescono a controllarci. Siamo liberi.

Com’è nata quest’avventura?

Per Provvidenza. Volevamo fare qualcosa ai tempi della discussione della Scalfarono. Pubblicavamo gli articoli sulla Bussola e vedevamo che sui social c’era molto seguito. Ma non volevamo fare la solita associazione culturale e così qualcuno di noi ha proposto di andare in piazza da lunedì a venerdì a vegliare. Il caso ha voluto che fosse presente un giornalista. Il giorno dopo ci ritrovammo mezza Brescia contro: giornali, politici, istituzioni. Questo ci ha dato coraggio. 

Avete toccato tutte le regioni e tutti i capoluoghi di provincia. Che cosa vi ha dato la spinta a uscire da Brescia.

Sapevamo che se fossimo rimasti soli ci avrebbero schiacciato oppure saremmo morti nell’indifferenza. Così grazie ai contatti di alcuni amici conosciuti alle marce per la vita abbiamo iniziato. Dopo Brescia siamo andati a Bergamo, poi Reggio Emilia, poi Milano e da quel giorno non ci siamo mai fermati. 

In silenzio, ma non muti. Perché avete scelto questa strategia?

Il potere ideologico non sopporta il silenzio perché non sa come fare per contrastarlo. Le Sentinelle in piedi testimoniano la verità in un mondo che la nega. E questo da fastidio. 

Qual è il primo frutto che avete raccolto?

Questa è una grande storia di amicizia. La mentalità da sistema totalitario nella quale viviamo vuole persone sole, così anche l’aiutarci tra di noi nel non cadere nei tranelli della neo lingua è stato un grande aiuto. Ci siamo resi conto che abbiamo dato il La ad un popolo che aveva soltanto bisogno di partire. 

Il vostro nome ha attinenza con le “sentinelle del mattino” annunciate da Giovanni Paolo II alla Gmg di Roma del 2000?

E’ una delle tante interpretazioni che ci hanno cucito addosso, ma in fondo si adatta a quello che siamo.

Quali sono le prossime battaglie?

Dopo l’approvazione del testo sulle cosiddette unioni civili, c’è chi invoca a settembre la ripresa dell’esame del testo sull’omofobia, non solo, un progetto di legge firmato dal Senatore Lo Giudice, il ddl 2402,  si propone di multare e arrestare i psicologi e psichiatri disposti ad aiutare i minori con attrazione indesiderate per lo stesso sesso, una vera e propria minaccia ad una serie di categorie professionali legate all’infanzia, che di fatto impedirà ai genitori di aiutare i propri figli nel caso questi presentino problemi legati all’identità o all’orientamento sessuale. Ma sta venendo fuori anche la legalizzazione della cannabis. 

Com’è il rapporto con le gerarchie ecclesiastiche e con i vescovi diocesani?

All’inizio non siamo stati molto aiutati, ma la Chiesa è uno degli ambiti in cui testimoniare la verità. Anche lì c’è tanto lavoro da fare. Tanti vescovi stanno dalla nostra parte, alcuni pubblicamente, altri no. L’importante è non scoraggiarsi e continuare a testimoniare la verità.

Tra un mese l'agenda politica scaraventerà nell'agone molte questioni rimaste aperte. E il gioco si farà ancora più duro. Non vi spaventa questo?

Qualcuno forse, dopo tre anni di lotta e l’approvazione del testo sulle cosiddette unioni civili, che ha tra l’altro aperto le porte alla pratica abominevole dell’utero in affitto, potrà aver visto prevalere la rassegnazione, potrà aver sentito il peso della sconfitta, ma non è così. Non c’è sconfitta fino a quando anche solo una Sentinella porterà la sua faccia e il suo silenzio in una piazza, e si alzerà in piedi per dire che sbagliato è sbagliato, anche se lo dice la legge.