Trattato Pandemico rimandato, ma l'Oms rilancia sull'aborto
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Il Trattato Pandemico può attendere. Grazie alla resistenza di Italia e Regno Unito. Ma l'Oms va avanti a promuovere "in circostanze pandemiche" l'accesso all'aborto per gli adolescenti.
Mentre l'Organizzazione Mondiale della Sanità cerca di finalizzare un accordo globale sulla pandemia, lo scorso 1° giugno si è deciso alla 77° Assemblea Generale dell’OMS che i colloqui dovrebbero esser conclusi entro il 2025, nonostante l'agenzia delle Nazioni Unite OMS aveva inizialmente sperato nella firma all’intesa in questi giorni. La decisione del rinvio è stata condivisa dai 194 Stati membri dell'OMS che negoziano da due anni il testo di un nuovo ed inquietante “trattato pandemico” e le sue diverse formulazioni, dopo che per mesi interi è emersa fortemente la preoccupazione di uno svuotamento delle competenze e delle sovranità nazionali, in merito alla salute dei cittadini alle misure d’emergenza sanitarie. L’Italia, il Regno Unito e molti altri paesi infatti, avevano annunciato sin dal mese scorso, di non voler firmare il nuovo “trattato”.
In questi stessi giorni è stato pubblicato dall’OMS un nuovo studio sulla salute degli adolescenti, Lavorare per un futuro più luminoso e più sano, nel quale si suggeriscono le azioni necessarie per «aggirare le barriere locali create dalla pandemia di COVID-19» avere sempre e comunque un aborto, i contraccettivi potenzialmente abortivi e una «educazione sessuale completa» per i bambini e minori di età. L'OMS ritiene che gli adolescenti dovrebbero ricevere questi «servizi», ovvero la «salute sessuale e riproduttiva (SRH)», indipendentemente dal consenso o meno dei genitori. Il nuovo studio denuncia anche tutte le normative nazionali basate sul genere sessuale binario e promette ai giovani partecipanti alle attività del Modello Globale dell'OMS di potersi invece confrontare con i rappresentanti di tutte le «identità di genere».
Il documento di 83 pagine evidenzia le organizzazioni che hanno apportato adattamenti semplici anche per «soddisfare le esigenze di salute sessuale e riproduttiva (SRH) degli adolescenti durante la crisi COVID-19», compresa l'esecuzione dell'aborto su richiesta (on-demand). L'OMS ha elogiato le organizzazioni che «si sono adattate in modo proattivo e intelligente» mentre fornivano «informazioni e istruzione in materia di salute sessuale e riproduttiva; fornitura di contraccettivi; l'aborto e l'assistenza post-aborto ... e la somministrazione del vaccino contro il papillomavirus umano».
L'istituzione mondiale che si occupa della salute considera da tempo l'aborto come un servizio «essenziale», che i governi devono rendere disponibile sempre e comunque, anche in caso di pandemie. «Sulla scia della pandemia di COVID-19 ... L'OMS ha incluso l'assistenza completa all'aborto nell'elenco dei servizi sanitari essenziali», si dichiarava nelle "linea guida per l'assistenza all'aborto" dell'OMS del marzo 2022, includendo anche le pillole abortive mifepristone e misoprostolo nella sua "Lista dei farmaci essenziali". Di conseguenza, l’OMS ha delineato, con l’elaborato pubblicato dal gruppo di lavoro tecnico interdipartimentale del quartier generale sulla salute e il benessere degli adolescenti, «una visione per raggiungere la salute sessuale e riproduttiva e i diritti degli adolescenti a livello globale».
Se la prima edizione del rapporto dell'OMS sulla salute degli adolescenti del 2021 si vantava del fatto che «l'impegno per i servizi di salute sessuale e riproduttiva a misura di adolescente ha guadagnato nuovo slancio» quando l'Organizzazione Panamericana della Sanità ha emesso «un appello per rivedere le leggi restrittive sull'aborto», nel nuovo testo si prosegue su questa “strada omicida” anche perché, «molte nazioni europee si sono impegnate a sostenere la salute sessuale e riproduttiva o i diritti riproduttivi in nome di un concetto di sicurezza sanitaria globale».
L'attenzione alla salute sessuale e riproduttiva era stata ribadita nei giorni scorsi in una lettera pubblica di numerosi «esperti» e «consulenti indipendenti» delle Nazioni Unite, molti dei quali già parte di multinazionali abortiste, in cui si accusavano i paesi conservatori e non meglio identificati «gruppi di destra» di voler limitare questi «diritti», mentre a loro parere si dovrebbe «garantire l'accesso a servizi efficaci per la salute sessuale e riproduttiva…e rispettare pienamente il principio di non regressione…nell'azione legislativa che amplia l'accesso all'aborto». Gli Stati sovrani non dovrebbero, cioè, poter promuovere altre politiche se non quelle pro-aborto. Una concezione autoritaria ed aristocratica della democrazia che smaschera la radicata volontà nell’OMS di voler distruggere la vita, la coscienza e la morale di bimbi e giovani del mondo, come fossero un virus pandemico.