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LAUDATO SII

Tra scienza e fede: ecco il clima sulla nuova enciclica

Siamo ormai a pochi giorni dalla pubblicazione di Laudato sii, la cosiddetta enciclica green che verrà presentata il 18 giugno in Vaticano. Probabile che l'enciclica considererà il climate change una reale e concreta minaccia. Ma lo è davvero? Così l’enciclica riapre l’antico dibattito sul rapporto tra scienza e fede. 

Creato 12_06_2015
Il professor Antonino Zichichi

Siamo ormai a pochi giorni dalla pubblicazione dalla cosiddetta enciclica green che verrà presentata il prossimo 18 giugno in Vaticano. Interverranno il cardinale Peter Turkson, Presidente del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace, il Metropolita di Pergamo, John Zizioulas, in rappresentanza del Patriarcato Ecumenico e della Chiesa Ortodossa, e il prof. John Schellnhuber, Fondatore e Direttore del Potsdam Institute for Climate Impact Research. La presenza del professore tedesco, noto per essere un convinto sostenitore del cambiamento climatico provocato dalle attività umane, ci permette di pensare che l'enciclica probabilmente considererà il climate change una reale e concreta minaccia. Sappiamo però che questo tema è discusso e anche il mondo scientifico non si può definire completamente concorde. Il prof. Antonino Zichichi, ad esempio, ha recentemente dichiarato alla rivista Formiche che «bisogna intervenire per punire chi inquina e distrugge il Creato», ma «è lungi dalla certezza attribuire alle attività umane il cambiamento climatico». 

Una diatriba che va oltre la scienza e porta con sé interessi politici ed economici. Tuttavia è interessante capire come l'enciclica, francescanamente intitolata Laudato sii, affronterà la questione. L'ambito è quello del rapporto tra scienza e fede. La contrapposizione tra le due viene da lontano, anche se il caso Galilei può essere considerato come una svolta e il principale epicentro. Da lì in poi le cose sono andate maluccio. Anzi, in molti casi, la Chiesa ha poi sentito una certa riverenza rispetto alla scienza, al limite della sudditanza. Per chi ama il tema può leggersi l'enciclica di S. Giovanni Paolo II Fides et ratio. Recentemente è uscito anche un libro del giornalista Francesco Agnoli, Creazione ed evoluzione (Cantagalli), che da anni dedica studi e scritti alla divulgazione del rapporto tra fede e scienza. In questo caso porta elementi storici e filosofici su due esempi paradigmatici, quelli che riguardano l'origine dell'universo e l'evoluzione della vita sul pianeta.

Lungi dal voler fare del facile concordismo, Agnoli riporta il trattamento riservato al sacerdote Lemaitre che, con la sua ipotesi del Big Bang, veniva tacitato in quanto perpetrava «la favola di Dio». Per tornare al caso Galileo possiamo dire che da parte ecclesiastica vi fu probabilmente un eccesso di rigidità nell'interpretazione delle Scritture, ma promosse anche un atteggiamento corretto nei confronti delle “verità” portate dallo scienziato pisano. Come asseriva S. Roberto Bellarmino, infatti, per queste verità scientifiche occorreva, giustamente, una prova che desse certezza. E Galileo pensava di averla, ma di fatto non l'aveva. E comunque, come ha scritto Benedetto XVI in Caritas in Veritate, non spetta certo alla Chiesa esprimersi in soluzioni, o tecniche, di carattere strettamente scientifico. 

Wallace, l'inseparabile amico di Charles Darwin, scrive Agnoli nel suo Creazione e Evoluzione, era convinto che «l’immane labirinto dell’essere, che vediamo estendersi ovunque attorno a noi, non sia senza un piano» divino, e che non tutto l’uomo sia spiegabile unicamente con la selezione naturale, quasi essa fosse una «causa onnipotente». L'uomo non esaurisce sé stesso, così come la scienza non esaurisce il campo della verità. Questo è quanto ha sempre insegnato la Chiesa. La scienza dice cose vere secondo il suo modello e fino “a prova contraria”, la fede, invece, si spinge un po' più in là, perché può offrire risposte sulle domande fondamentali, arrivando a soluzioni definitive. In vista dell'enciclica green ci sentiamo perciò di fare nostro il commento del professor Zichichi per cui «inquinare il Creato è comunque peccato», anche se la scienza, per quanto riguarda il cambiamento climatico causato dall'uomo, è «lungi dalla certezza». Questo, in effetti, è un buon approccio al problema, un modo che potrebbe evitare alla Chiesa di trovarsi poi a vivere una specie di caso Galileo a rovescio.