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i venerdì della Bussola

IA e pedofilia, le trappole virtuali che minacciano i minori

Solo lo sguardo su Dio permette a don Fortunato Di Noto di lottare contro l'inferno delle violenze sui bambini, che oggi vengono adescati e abusati anche per mezzo delle nuove tecnologie. Un orrore che si avvale anche dell'azione compiacente di alcune lobby. Dall'incontro di ieri condotto da Ermes Dovico.

Attualità 05_07_2025

Anche le nuove tecnologie contribuiscono a spalancare le porte dell'inferno dei crimini contro i minori. E anche i pedofili ringraziano l'IA: è l'allarme lanciato da don Fortunato Di Noto, fondatore di Meter, da trent'anni in prima linea contro la pedofilia e la pedopornografia, nel corso dell'incontro di ieri condotto da Ermes Dovico. Un fenomeno che non è solo virtuale, perché, precisa don Di Noto, «il virtuale è reale, la gravità del fatto sta già nelle foto e nei video: quei bambini sono già stati abusati, già hanno avuto lesa la propria dignità», subendo un «omicidio psicologico, interiore, che ne condizionerà tutta la vita». Ed è solo lo sguardo dritto verso Dio – filo conduttore dei “Venerdì della Bussola” durante la nostra campagna di raccolta fondi estiva – a permettergli di affrontare questo inferno per strappare quante più vittime possibili e guarire le ferite dei «sopravvissuti»: altrimenti, confessa, «impazzirei, non potrei sopportare questo dramma, però guardando a Gesù Cristo posso ancora dare speranza a chi ha perso la speranza».

Eppure c'è chi spinge per “normalizzare” questa piaga: un orrore ulteriore oltre agli abusi in sé, che viene «alimentato da una specie di associazionismo», da «lobby strutturate e organizzate» anche online. Di Noto menziona portali che fanno da canali dell'«ideologia pro-pedofilia», favorendo «comportamenti che arrivano al limite o diventano reati». Ideologie attive da tempo (per esempio il disciolto partito pedofilo olandese), i cui esponenti insinuano l'idea di un presunto «benessere per il bambino» e fanno leva sull'abbassamento dell'età del consenso per avere rapporti e intimità con gli adulti.

Il disgregarsi della famiglia rende ancora più vulnerabili i minori – non a caso «sono le stesse lobby che spingono anche per disgregare la famiglia intesa come società naturale fondata sul matrimonio», osserva Dovico. «Abbiamo oggi tanti bambini orfani con genitori vivi», risponde Di Noto, che in seguito lamenta «l'assenza dell'educatore, del tutore, del genitore» e sottolinea anche come la mancanza di relazioni in famiglia lasci i bambini soli, «messi lì davanti al mondo delle applicazioni digitali», dove «basta digitare una parolina» per trovarsi in balia dell'adescatore dall'altro lato dello smartphone. Magari rispondendo a una chatbot, da cui parte la richiesta di materiale nudo, o peggio. La prima prevenzione avviene proprio quando «i bambini sono amati, protetti, hanno un rapporto di fiducia costante con i genitori».

Oltre al consueto rapporto annuale, Meter ha dedicato un apposito dossier sull'uso dell'IA da parte dei pedofili, comprese applicazioni in grado di “spogliare” le immagini dei bambini, magari partendo da una innocente foto a una festa di compleanno: «vengono immesse online, estrapolate e questo sistema li spoglia. Ancora una volta l'abuso non è “solo” virtuale (e già sarebbe grave), poiché «circa 3mila minori (nei primi sei mesi dell'anno) sono stati spogliati da queste applicazioni e molti che se ne sono accorti ne hanno avuto anche un trauma psicologico». Sistemi di cui i pedofili «approfittano per commercializzare materiale su minori denudati e immessi nei vari canali pedopornografici».

Le ricadute sono enormi anche sulla difficoltà di tutelare le vittime e perseguire i crimini. Dalla foto originale «emergerà soltanto il viso, che eventualmente viene anch'esso modificato» rendendo così difficile identificare la vittima per proteggerla. E benché artificialmente modificata, quella è sempre «una fotografia reale», ovvero di una persona – un bambino – reale: «è la tua identità che viene modificata». Piattaforme come Signal poi proteggono a tal punto la privacy degli utenti che «le forze dell'ordine anche a livello internazionale non riescono a identificare coloro che ne usufruiscono». E non va dimenticato che negli oltre 500 social monitorati, il traffico di immagini e video va di pari passo con l'adescamento. Rischi moltiplicati dalla dimestichezza che i più piccoli, e in età sempre più bassa, hanno con la tecnologia, a fronte però di una maggiore fragilità.

Un'altra arma in mano ai pedofili è il chat bot, «programmato in modo da adattare il linguaggio alla situazione, in questo caso a una possibilità di relazione», in grado di «simulare conversazioni talmente realistiche da ingannare i bambini e far credere loro che stanno comunicando con una persona reale, un coetaneo». E ritrovandosi invece in una spirale che li porta direttamente nelle mani di chi l'ha programmata, subendo «i ricatti del predatore». Basta pensare a «come i bambini utilizzano telegram: nonostante tutte le restrizioni sull'età, andando nelle scuole percepiamo che non c'è assolutamente una vigilanza da parte dei genitori». Una trappola cui i bambini sono ancora più esposti quando vengono lasciati soli. E «chiedono il riempimento affettivo di un vuoto che sentono» cercando “rifugio” nelle mani sbagliate.

Don Di Noto ribadisce l'importanza del ruolo protettivo dei genitori, prima strategia di prevenzione. Un ruolo «fondamentale», che avverte in prima persona: «Io sono un prete, i miei sono figli spirituali, ma anch'io tento di proteggerli dalle insidie del male», da ciò che li può distogliere dalla «vita bella nel Signore Gesù, Buon Pastore», portandoli in mano ai «pastori mercenari». Compito non facile, che negli anni Novanta gli costò anche un attentato oltre a numerose ingiurie e incomprensioni: «Me ne hanno dette di tutti i colori, ho avuto ostacoli da ogni parte, dalla Chiesa, dallo Stato...», tanto che si potrebbe chiedere: «Ma chi me lo farebbe fare?». La risposta è proprio in questi trent'anni di attività di contrasto che ha portato Meter a segnalare «più di 70mila siti pedopornografici» e fatto sviluppare «25 operazioni di contrasto, nazionale e internazionale, ai pedo-criminali». Tutto questo dimostra «che è possibile salvare i bambini e ne abbiamo salvati a migliaia». È possibile per amore dell'«umanità ferita e scartata» a causa della «perversione dell'uomo che arriva a livelli tanto inimmaginabili».

Salvare significa anche accogliere e guarire: «Il centro di ascolto Meter è in funzione da più di 25 anni», nel corso dei quali «abbiamo accolto, accompagnato e sostenuto anche a livello processuale le vittime o sopravvissuti agli abusi», che possono di nuovo ritrovare «fiducia, relazioni, accompagnamento». Un'esperienza raccontata dagli stessi Sopravvissuti nell'omonimo volume frutto di un convegno, che condensa «la speranza che cerchiamo di dare a chi è stato ferito o ucciso interiormente». Speranza restituita anche grazie alla fede e alla consapevolezza che anche violenze e abusi derivano dal fatto che «abbiamo perso la dimensione di Dio», che «è amore, è totalmente amore». E che, per quanto difficile, chiama alla conversione e al pentimento anche i responsabili di un crimine così orrendo, nei quali «il rossore della vergogna può provocare ancora un sussulto di dignità».