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UN'INTERVISTA SBAGLIATA

Totti e il Corriere: che ipocrisia sui figli da proteggere

Se Totti ha deciso di rendere pubblici i presunti tradimenti della moglie e i trafugamenti di Rolex del suocero con la scusa di tutelare i suoi figli, saranno affari della sua coscienza. Ma quell’esclusiva di Cazzullo non è giornalismo, né il Corriere della Sera può trincerarsi dietro l'ipocrisia del diritto di cronaca. I figli di Totti hanno visto l’unione dei genitori spezzarsi in due e ora subiscono la loro immagine fedifraga pubblicamente lordata. Se è successo è anche perché il giornale dei primi della classe ha deciso di affiancarsi al pool difensivo del Pupone trasformandosi in una gazzetta matrimonialista.

Editoriali 13_09_2022

Francesco Totti, dunque, ha finalmente parlato e ha raccontato la sua verità. Ha scelto il Corriere della Sera che gli ha messo a disposizione una delle firme più prestigiose, Aldo Cazzullo. Ma leggendo l’intervista si percepisce fin da subito che l’operazione non ha nulla del colpo giornalistico. Assomiglia piuttosto ad una strategia mediatico-giudiziaria in vista di una battaglia legale che si preannuncerà infuocata.

È molto probabile, anzi è praticamente certo, che l’operazione sia stata concordata col suo avvocato, se non addirittura suggerita. Lo si percepisce da alcuni dettagli studiati che rendono la vicenda succulenta dal punto di vista del chiacchiericcio giornalistico, ma che sicuramente serviranno in aula per fare valere le ragioni del Pupone dato che il tenore è quello tipico vittimistico di chi attacca lei accusandola di tradimento coniugale, ma contemporaneamente costruendosi l'alibi per se stesso (l’addio al calcio, alla Roma, la morte del padre, lei sempre a Milano che non gli stava vicino etc…).

La Bussola non si occupa di gossip; si occupa però delle storture di questo sgangherato mestiere che è quello giornalistico. E così, più che interessarsi alla verità di Totti, ai tradimenti, alle ripicche, che non sono diversi dalla miriade di miserie coniugali che un divorzio trascina sempre con sé, bisognerebbe piuttosto interessarsi al ruolo giocato dal quotidiano più importante d’Italia in questa vicenda. Che non è quello dell’imparziale mezzo di comunicazione che offre ad una delle parti in causa la possibilità di spiegarsi e far conoscere le proprie ragioni.

Se la vicenda del Pupone e dell’ex letterina ha lasciato il porto del top secret in cui ha più o meno stazionato per tutta l’estate, dopo il comunicato di separazione, per prendere il mare largo della narrazione mediatica, lo si deve al Corriere. Se la vicenda si vestirà di narrazione da salone con tanto di personaggi (la sciampista complice, il personal trainer, l’amico sensale del padel, il paparazzo vendicativo etc…) per quella che si preannuncia essere una soap all’amatriciana, è perché c’è stato un giornale che ha preso la pratica Totti-Blasi e ha dato fuoco alle polveri.

No, nessun diritto di cronaca: nell’operazione portata avanti da Cazzullo & co c’è un ruolo ben preciso giocato dal Corriere che entra con tutta la sua potenza mediatica nella camera da letto di due sposi che si stanno dicendo addio.

Se Totti ha deciso di rendere pubblici i – presunti - tradimenti della moglie e i trafugamenti di Rolex del suocero con la scusa di tutelare i suoi figli, saranno affari suoi e della sua coscienza. Poteva farlo con un comunicato stampa o con un post su Facebook, in questo caso si sarebbe assunto lui e solo lui la grande responsabilità di spiegare ai suoi figli come li si possa proteggere mentre contemporaneamente sta spargendo letame sulla madre e sul nonno.

Ma il coinvolgimento del Corsera ha reso tutto ancora più misero. Quell’esclusiva non è giornalismo. Il giornalismo è bravura nel far parlare le persone convincendole con professionalità, serietà e rispetto delle regole ad affrontare un tema, qualunque tema, possa interessare. Raccogliere le confidenze di un marito in causa con la moglie, confidenze dette solo all’avvocato e poi rilanciate con un titolo a sei colonne, condite e impastate di glam (patetico il ricordo personale di Cazzullo sul rigore di Totti) come un’intervista di costume gradevole da leggere la domenica mattina, espone il quotidiano di via Solferino a giocare un ruolo grave.

I figli di Totti hanno visto l’unione dei genitori spezzarsi in due e ora subiscono la loro immagine fedifraga pubblicamente lordata. Se è successo è anche perché un giornale ha deciso di affiancarsi al pool difensivo del Pupone trasformandosi in una gazzetta matrimonialista di quart’ordine, facendosi dettare la linea dagli avvocati piuttosto che dalla coscienza.

La quale coscienza, prima della pubblicazione, avrebbe dovuto imporre il sacrosanto diktat di chiedersi: che cosa penseranno i figli di Francesco e Ilary domani, quando leggeranno che il padre racconterà al Paese che la madre è andata a letto con un altro uomo? È un difendere i bambini, questo? È un tutelare il sacrario della loro intimità? Due dei tre figli degli ormai ex “re di Roma” sono adolescenti e – immaginiamo – saranno utenti dei social. Ammettiamo che domenica mattina, come tutti i loro coetanei, abbiano letto appena svegli quella sciagurata intervista in cui il padre dà della traditrice alla madre e che espone anche loro al ludibrio e allo scherno che si aggiunge al dolore che stanno vivendo.

Ebbene: anche il Corriere è responsabile di questo ludibrio, perché ha accettato di trasformare una querelle privata in un fatto di costume. Anche il Corriere dovrà rispondere, un giorno, di come la serenità di quei ragazzi sia stata violata e turbata. È un’ipocrisia quella di trincerarsi dietro il diritto di cronaca, il dovere dell’informazione, la notizia da cogliere sennò se la prende qualcun altro…

Invece anche stavolta il divorzio è stato trattato non per quella grande tragedia della famiglia che è, ma come un incidente di percorso come tanti, da affrontare con le armi più affilate del cinismo.

Un vero giornale, un giornale che avesse veramente a cuore la pace delle vittime del divorzio, che sono sempre i figli, avrebbe dovuto con dignità e coraggio rispedire al mittente quell’intervista, semplicemente perché non pertinente al mestiere, perché gravemente lesiva dell’equilibrio di minori senza colpa e perché – a proposito di schiena dritta –, scegliendo di stare con una parte in causa, è stato violato il sacrosanto principio dell’indipendenza di fronte ai fatti. Una pessima pagina di giornalismo, scritta col ghigno e l'arroganza dei primi della classe.