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Bangladesh

Torturate, violentate, senza salario. L’inferno delle donne bengalesi immigrate in Arabia Saudita

Sono 382 le donne bengalesi rientrate in patria dall’inizio del 2019 dopo un periodo di lavoro in Arabia Saudita come domestiche durante il quale hanno subito abusi e maltrattamenti

Migrazioni 06_03_2019

 

Il 27 febbraio sono sbarcate a Dhaka, la capitale del Bangladesh, 90 ragazze che erano emigrate in Arabia Saudita per lavorare come domestiche e che ne sono fuggite dopo aver subito violenze da parte dei datori di lavoro. Con loro è salito a 200 il numero delle emigrate bengalesi rientrate in patria a febbraio per lo stesso motivo. Altre 182 erano arrivate a gennaio. Nel 2018 oltre 1.500 ragazze sono tornate in Bangladesh e dal 2015, anno in cui i governi di Bangladesh e Arabia Saudita hanno firmato un accordo per l’invio di personale domestico, le domestiche rimpatriate sono almeno 5.000. Tutte raccontano di aver subito torture fisiche e psicologiche, violenze sessuali e irregolarità nel pagamento dei salari. Tra il 1991 e il 2018 si stima che siano andate a lavorare all’estero circa 700.000 donne bengalesi. Di queste quasi 250.000 si sono recate in Arabia Saudita. Secondo dati ufficiali, riporta l’agenzia AsiaNews, su una popolazione di circa 165 milioni, sono almeno nove milioni i bengalesi emigrati per lavoro all’estero, i 160 paesi. “Quelli che hanno la fortuna di recarsi negli Stati Uniti o in Europa conducono vite difficili ma dignitose. Coloro che vanno nei paesi mediorientali spesso al loro arrivo trovano l’inferno, in particolare le migranti donne”. Tutte le emigranti, al loro arrivo, trovano ad attenderle personale dell’associazione Brac, una organizzazione non governativa che ha per missione di recuperare e curare donne emigrate vittime di abusi.