Torna l’Ebola in Congo
Un bambino sicuramente morto di Ebola e tre decessi sospetti hanno fatto scattare l’allarme in Congo per il nuovo focolaio che minaccia una regione già più volte compita dal virus
Il 6 ottobre nella Repubblica democratica del Congo un bambino di tre anni è morto di Ebola, la temutissima malattia con un tasso di letalità tra il 28 e l’83 per cento, con punte anche superiori. Il piccolo abitava a Butsili, una località densamente popolata vicino alla città di Beni, nella provincia orientale del Nord Kivu che tra il 2018 e il 2020 è stata colpita dalla seconda più grave epidemia di Ebola per numero di vittime (più di 2.200) mai registrata da quando la malattia è stata scoperta. Non si sa ancora se questo nuovo caso sia correlato a quella epidemia o se si tratti di un focolaio del virus che ha ucciso sei persone durante l’ultima epidemia terminata cinque mesi fa. Sono già state individuate circa 100 persone che potrebbero essere state esposte al virus e che saranno monitorate per i prossimi 21 giorni, il periodo di incubazione della malattia. Ad allarmare è però il fatto che tre vicini di casa del piccolo deceduto sono morti il mese scorso, presentando i sintomi tipici della malattia, ma su di loro non sono stati eseguiti esami per accertare se si trattasse di Ebola: difficile capire con quante persone siano entrate in contatto. Da quando il virus è stato scoperto nel 1976, nella sola Repubblica democratica del Congo si sono registrate 12 epidemie, sette delle quali negli ultimi dieci anni. La frequenza con cui compaiono sempre nuovi focolai, e non soltanto in Congo, è motivo di preoccupazione. Tuttavia dal 2018 l’esistenza di alcuni vaccini ha reso molto più efficaci le operazioni di contenimento della malattia consentendo di immunizzare il personale sanitario e, quando è possibile individuarle, le persone che hanno avuto contatti con gli ammalati.