Torino rifiuta la doppia omogenitorialità, ma poi ci ripensa
Una coppia gay alleva un bambino avuto tramite l'utero in affitto in Canada. Chiedono il doppio riconoscimento di paternità e il comune di Torino prima dice no poi sì.
Una coppia omosessuale si unisce civilmente e poi volano in Canada per ricorrere alla pratica dell’utero in affitto per avere un bambino. Tornati in Italia il padre biologico ottiene il riconoscimento della paternità ma l’altro partner no perché l’ufficiale di stato civile fa presente che la pratica della maternità surrogata è vietata. Altre volte in Italia era accaduto che gli ufficiali di stato civile negassero in prima battuta il riconoscimento di paternità al partner gay che non era padre o madre biologica, in genere appellandosi al concetto di “ordine pubblico”. Ma nella quasi totalità dei casi poi i giudici concessero ciò che gli uffici dell’anagrafe avevano rifiutato.
In questo caso ci ha pensato l’amministrazione comunale che ha ordinato agli uffici dell’anagrafe di procedere alla trascrizione. “Il riconoscimento dei figli e delle figlie delle coppie omogenitoriali nati in Italia e le trascrizioni sui registri di stato civile di quelli nati all’estero devono diventare prassi consolidata in tutte le amministrazioni comunali. Questo – ha detto l’assessore alle Pari Opportunità della Città di Torino, Marco Giusta – al momento non è possibile perché viviamo in un vuoto normativo che gli uffici di stato civile hanno difficoltà a riempire, per questo assistiamo a differenti posizioni nei vari comuni a livello italiano”.
In realtà non c’è nessun vuoto normativo a riguardo. Infatti è la stessa legge sulle unioni civili a vietarlo, permettendo solo la stepchild adoption laddove i giudici ravvisassero gli estremi per concederla.