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SCUOLA ITALIANA

Test Invalsi, la prova dell'analfabetismo da lockdown

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I danni prodotti dalla didattica a distanza, dovuta ai lockdown nel periodo pandemico: risultati ancora insufficienti in italiano, in matematica e in inglese. Lo attesta il test Invalsi. Enorme divario fra Nord e Sud Italia.

Educazione 14_07_2023
2021: protesta contro la DAD

Tra gli effetti collaterali della pandemia ci sono i risvolti devastanti sull’istruzione e la crescita delle nuove generazioni. Ad esempio i danni della didattica a distanza (dad), impostata con approssimazione, gestita ancora peggio e resa problematica e infruttuosa dalle carenze infrastrutturali e dalla mancanza di competenze digitali, ce li porteremo dietro per decenni.

In questo senso i test Invalsi (l’Istituto nazionale per la valutazione del sistema educativo di istruzione e di formazione) per il 2023 ci hanno presentato il conto. Un neodiplomato su due non capisce cosa legge e non conosce la matematica come dovrebbe. L’inglese? Meglio lasciar stare. I problemi, quest’anno, partono già dalle elementari dove si registrano punteggi più bassi non solo sul 2019 ma anche sullo scorso anno. La ripresa post-Covid e post-dad, purtroppo, non c’è stata. E gli studenti del Nord e del Sud sono sempre più distanti.

Sono cifre davvero inquietanti. Nell’ultimo anno delle superiori raggiunge il livello base di preparazione in italiano il 51% dei ragazzi, in matematica il 50%, nella lettura di inglese il 54% e nell’ascolto il 41%. Rispetto agli anni passati, segnati dalla dad imposta dalla pandemia, sembra essersi fermato il calo in italiano e matematica ma non si registra una vera inversione di rotta. Nella seconda classe delle superiori si rileva addirittura una perdita in italiano di 3 punti sul 2022 e di 7 sul 2019.

Il concetto che si afferma in maniera davvero preoccupante è quello di dispersione implicita: molti studenti, anche se hanno raggiunto il diploma, non ne hanno acquisito le competenze ed escono dalla quinta superiore impreparati. L’8,7% dei ragazzi dell’ultimo anno non ha una preparazione adeguata, con i picchi di dispersione implicita al Sud: in Campania arriva al 19%, in Sardegna al 15,9%, in Sicilia al 13,6%, in Calabria al 13% e in Basilicata al 10,6%. Il presidente Invalsi, Roberto Ricci, spiega: “La disponibilità di dati censuari sugli apprendimenti, confrontabili su base nazionale, permette di individuare gli studenti che, pur non essendo dispersi in senso formale, terminano il percorso scolastico senza aver acquisito le competenze fondamentali, quindi con limitate prospettive di inserimento nella società così come accade agli studenti che non hanno concluso la scuola secondaria di secondo grado”.

Per i ragazzi che hanno concluso la terza media invece la situazione è lievemente migliorata: in italiano raggiunge il livello base il 62% degli alunni, con un punto in più sul 2022, la matematica resta ferma al 56% mentre migliora la parte della lingua inglese con 2 punti percentuali in più sul reading e 3 sul listening. Anche qui gli apprendimenti calano al Sud: in Campania, Calabria, Sicilia e Sardegna il 50% degli allievi è a livelli molto bassi in italiano, fino al 60% in matematica e inglese.

Pertanto, anche se si è tornati a scuola senza interruzioni pandemiche, ormai da due stagioni, le difficoltà dei bambini (un milione della seconda e della quinta elementare), degli adolescenti (570mila per la terza media) e dei ragazzi (oltre un milione di seconda e quinta superiore) ancora si vedono tutte.

Per quanto riguarda le scuole primarie, i dati Invalsi documentano un indebolimento “in tutte le discipline osservate”. In particolare, gli esiti delle prove di italiano e matematica in seconda elementare sono più bassi di quelli del 2019 e del 2021 (stagioni di pandemia e Dad) e in linea con quelli dell’anno scorso. In quinta elementare i risultati nell’anno che si è appena chiuso sono inferiori a quelli delle stagioni precedenti rilevate, compreso il 2022, in tutte le discipline. E qui si include l’inglese, sia la lettura (reading) sia l’ascolto (listening). E’ un allarme da diffondere per un ciclo scolastico – le scuole elementari – esempio e vanto mondiale della didattica italiana.

Uno dei segnali più allarmanti è il divario nord-sud, come sottolinea il Ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, commentando i dati Invalsi: “L'elemento di preoccupazione è il solito: l'Italia è divisa in due con ragazzi del Mezzogiorno fortemente pregiudicati nelle opportunità formative e occupazionali rispetto agli studenti di aree più avvantaggiate del Paese. Da qui la decisione di presentare anche con il contributo di Invalsi, e la collaborazione di Indire, una Agenda Sud in dieci punti che prevede l'individuazione di scuole dove maggiori sono le fragilità del contesto sociale per abbandoni, insuccesso formativo e assenze. Iniziamo con 240 scuole. Investiremo risorse importanti. È un passaggio che vedrà più insegnanti in ogni scuola soprattutto per le materie più critiche come matematica, italiano, inglese".

La ricomposizione dell’Italia dovrebbe ripartire tra i banchi di scuola, ma le premesse non sembrano esserci. La virtualizzazione della trasmissione del sapere, unita alla digitalizzazione di tutti i momenti aggregativi, di socializzazione, di apprendimento e di confronto in ambito scolastico, ha prodotto una situazione che non può non destare allarme. Questi dati dovrebbero leggerli con molta attenzione quanti si sono battuti per il prolungamento della dad anche quando non ce n’era più bisogno e si sono adagiati sulla tecnologizzazione spinta, dimenticando che l’elemento umano e il contatto fisico sono fattori decisivi nella trasmissione del sapere e nello sviluppo di uno spirito critico.