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LA SANTA/3

Teresina, colei che si offrì vittima all’Amore

Alle novizie di cui era maestra, santa Teresa di Gesù Bambino ripeteva spesso il concetto di “non andare in Purgatorio” abbandonandosi con umiltà a Dio. Lei stessa, anziché immolarsi per la Giustizia divina, decise di offrirsi vittima all’Amore Misericordioso, per meglio amare Dio, al posto di coloro che non Lo vogliono amare. E la sua fiducia non rimase delusa.

Ecclesia 03_10_2019

“Questo martirio, dopo avermi preparata a comparire dinanzi a te, mi faccia infine morire e la mia anima si slanci, senza ritardi, nell’eterno abbraccio del tuo Amore Misericordioso”.

Un concetto che Santa Teresa ribadiva anche presso le novizie delle quali era maestra, è quello di “non andare in purgatorio”. «Per coloro che sono umili e si abbandonano a Dio con Amore non vedeva aprirsi la porta del purgatorio, pensando piuttosto che il Padre dei cieli, rispondendo alla loro fiducia con una grazia di luce nell’ora della morte, avrebbe fatto nascere in queste anime, alla vista della loro miseria, un sentimento di contrizione perfetta che avrebbe cancellato ogni debito».[1]

«Non posso temere il purgatorio... So che per me stessa non meriterei nemmeno di entrare in quel luogo di espiazione, poiché soltanto le anime sante possono accedervi, ma so anche che il Fuoco dell’Amore è più santificante di quello del purgatorio […] Oh, com’è dolce la via dell’Amore! Come voglio impegnarmi a fare sempre, con il più grande abbandono, la volontà del Buon Dio!».[2]

Ed ecco quindi la traduzione in pratica di questa volontà:

“Per vivere in un atto di perfetto Amore mi offro Vittima d’Olocausto al tuo Amore Misericordioso, supplicandoti di consumarmi senza sosta, lasciando traboccare nella mia anima i flutti di tenerezza infinita racchiusi in Te e così divenga Martire del tuo Amore, mio Dio!”

Siamo qui al cuore dell’Atto di offerta. Teresina spiega così l’intuizione che ne fu origine: «Pensavo alle anime che si offrono come vittime alla giustizia di Dio allo scopo di stornare e di attirare su di sé i castighi riservati ai colpevoli; quest’offerta mi sembrava grande e generosa, ma ero lontana dal sentirmi portata a farla. “O mio Dio! Esclamai in fondo al cuore, ci sarà solo la tua Giustizia a ricevere anime che si immolano come vittime? Il tuo Amore Misericordioso non ne ha bisogno anche lui? Da tutte le parti è misconosciuto, respinto; i cuori nei quali tu desideri prodigarlo si volgono verso le creature chiedendo loro la felicità con il loro miserabile affetto, invece di gettarsi tra le tue braccia ed accogliere il tuo amore infinito. O mio Dio! il tuo Amore disprezzato deve restare nel tuo Cuore? Mi sembra che se tu trovassi anime che si offrono come Vittime di olocausto al tuo Amore, tu le consumeresti rapidamente, mi sembra che saresti felice di non comprimere affatto i flutti di infinita tenerezza che sono in te... Se alla tua Giustizia piace scaricarsi, lei che si estende solo sulla terra, quanto più il tuo Amore Misericordioso desidera incendiare le anime, visto che la tua Misericordia s’innalza fino ai Cieli... O mio Gesù! che sia io questa felice vittima, consuma il tuo olocausto con il fuoco del tuo Amore Divino!”».[3]

Il modo per mettere in pratica l’atto di offerta è il totale abbandono di sé alla Volontà divina, vivendo ogni istante come «un atto d’amore e di rinuncia».[4] Diceva infatti la Santa: «Occorre non cercare mai se stessi in nessuna circostanza, poiché “da quando si comincia a ricercare se stessi, in quello stesso istante si smette di amare” (Imitazione, L. III, 5, 7). [...] Tu spesso mi chiedi quale sia il mezzo per arrivare all’Amore puro; ebbene: è quello di dimenticare te stessa e di non ricercarti mai in niente».[5]

La vita claustrale di Santa Teresa non conobbe gesti eclatanti ma fu costellata di atti quotidiani di rinuncia. Approfittava di ogni occasione per mettere in atto questo “martirio” da lei definito “a colpi di spillo”.[6] Diceva: «Non dobbiamo crearci facilità di vita. Siccome vorremmo essere dei martiri, occorre servirci degli strumenti che abbiamo a disposizione e fare della nostra vita religiosa un martirio».[7]

Santa Teresina, dopo aver pronunciato l’atto, lo propose anche ad alcune consorelle e le rassicurava dicendo che offrirsi vittima all’Amore di Dio non era la stessa cosa che offrirsi alla sua Giustizia, che non avrebbero attirato su di sé maggiori sofferenze perché lo scopo dell’atto era di poter meglio amare Dio, al posto di coloro che non vogliono amarlo. «Perché teme di offrirsi vittima all’Amore Misericordioso? Se si offrisse alla Giustizia Divina potrebbe aver paura, ma l’Amore Misericordioso avrà compassione della sua debolezza, la tratterà con dolcezza, con misericordia».[8] Lei stessa ne ebbe conferma, nelle prove fisiche e di fede che attraversò verso la fine della vita: «Madre mia, non ho sentito mai così bene quanto il Signore sia dolce e misericordioso, m’ha inviato questa prova soltanto nel momento in cui ho avuto la forza di sopportarla, più presto credo che sarei caduta nello scoraggiamento».[9]

La speranza di Santa Teresa di Gesù Bambino non fu delusa. Le consorelle che assistettero alla sua morte, pochi istanti prima che spirasse, la videro riprendersi per alcuni minuti e fissare con espressione di gioia estatica un punto della stanza. La sorella Celina liricamente scrive: «Ho sempre creduto che avevamo assistito al suo giudizio. Da una parte, come dice il Vangelo: “era stata trovata degna di comparire IN PIEDI di fronte al Figlio dell’uomo” (cfr. Lc 21, 36) e dall’altra vedeva che le larghezze di cui stava per essere colmata “sorpassavano infinitamente i suoi immensi desideri” (cfr. la lettera alla rev. madre Agnese di Gesù, 28 maggio 1897)».[10]

Fine

1. Teresa di Lisieux, l’Amore sgorga dalla contemplazione

2. Il segreto della “piccola via” di Teresa


* Sacerdote e Carmelitano Scalzo

 

[1] Consigli e ricordi, cit., pp. 55–56.

[2] Opere complete, cit., Manoscritto C, f 84v°.

[3] Opere complete, cit., Manoscritto C, f 84r°.

[4] Preghiera a Gesù nel Tabernacolo, Opere complete, cit., Pr 7.

[5] Consigli e ricordi, cit., p. 104.

[6] Lettera del 15 marzo 1889 alla sorella Celina, Opere complete, cit., Lt 86.

[7] Consigli e ricordi, cit., p. 116.

[8] Histoire d’un Ame, come citata in P. Vittore della Vergine, “Nel cuore della Chiesa - Realismo spirituale in S. Teresa di Lisieux”, ed. Ancora, 1957, p. 138.

[9] Opere complete, cit., Manoscritto C, f 7v°.

[10] Consigli e ricordi, cit., p. 195.