Tener ferma l’idea o seguire l’amore? Il dilemma del barone (parte II)
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Cosimo ha promesso di trascorrere tutta la sua vita sugli alberi e neanche l’incontro con Ursula, di cui si innamora, gli fa cambiare idea. Ma la coerenza non è una virtù assoluta, perché non corrisponde necessariamente alla verità. Nel barone vive l’illuminista, che non alza gli occhi verso il Cielo.
Segue dalla prima parte (vedi qui)
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Con una coerenza irremovibile Cosimo ha deciso di trascorrere la sua vita sugli alberi, non rinunciando a guardare la terra e a collaborare con gli altri uomini. Avverte, però, che la sua vita è alla ricerca di una componente che ancora manca.
Ad un certo punto accade un imprevisto: incontra Ursula, esule spagnola in Francia. Tra i due nasce l’amore. Il bando viene poi revocato per indulto del re di Spagna. Tutta la famiglia di Ursula può così finalmente ritornare nel Paese natio.
Cosimo può seguire questo amore o rimanere ancorato alle sue idee. Il padre di Ursula lo invita a Granada, perché sposi la figlia. «Le idee vanno e vengono» afferma il padre. «Che [Cosimo] si sposi e gli passerà». Che farà Cosimo? Rimarrà coerente e, imperterrito, perseguirà tenacemente la sua promessa di rimanere sugli alberi o seguirà una donna che gli sta cambiando la vita? Il barone rifiuta l’invito, con sorpresa di tutti, rinunciando così anche all’amore e ribadendo che lui è salito sugli alberi prima di aver incontrato Ursula, ossia aveva già preso la decisione prima che avvenisse quell’incontro. La coerenza gli impone di rimanere attaccato a quella scelta di anni addietro.
La coerenza non è una virtù assoluta. La moralità non risiede in uno sforzo di coerenza, ma nella memoria, nell’amore e nell’affetto per il vero incontrato. La coerenza è, infatti, un disvalore in un uomo che non ha ancora incontrato la verità: se stesse camminando verso un precipizio, la coerenza lo porterebbe a cadere nel vuoto.
Finita la storia con Ursula, Cosimo cambia, si veste con raffinatezza, ha cura della sua persona, si avventura in diversi incontri sentimentali senza scendere mai dagli alberi, manifestando un certo fascino sulle donne. Circolano voci che molte donne abbiano avuto figli da Cosimo. Il narratore non sa confermare la veridicità delle voci. Certo è che le donne che hanno avuto appuntamenti galanti con lui non ne parlano. Gli uomini di Ombrosa non si vendicano di lui, anche se un giorno Cosimo si ritrova con tanti pallini da fucile conficcati in una gamba.
Durante la convalescenza il barone inizia a scrivere un Progetto di Costituzione d’uno Stato ideale fondato sopra gli alberi, ove descrive una repubblica ideale costituita da uomini giusti. Ne esce «uno zibaldone d’avventure, duelli e storie erotiche, inserite, quest’ultime, in un capitolo sul diritto matrimoniale». Nella conclusione del trattato, una volta che tutta l’umanità si è convinta a salire sugli alberi, in uno stato perfetto, il fondatore di questa repubblica scende finalmente dagli alberi e vive da solo sulla Terra. Rimasto incompiuto, il trattato viene comunque spedito a Diderot, con la firma Cosimo Rondò, lettore dell’Enciclopedia.
La fama di Cosimo si sparge per tutta Europa come può verificare il fratello che, prima di divenire l’amministratore degli affari familiari, si concede un periodo di viaggi. L’uomo di Ombrosa viene rappresentato perfino su un almanacco, nel capitolo dei mostri, descritto come «un essere tutto ricoperto di lanugine, con una barba bianca ed una lunga coda». Molti personaggi famosi si recano ad Ombrosa per conoscere Cosimo.
Questo protagonista che guarda la Terra dall’alto, che non rivolge gli occhi verso il Cielo, che si appoggia tutto sul suo sforzo e sulla sua forza di volontà, che tenta di osservare il mondo in modo oggettivo e distaccato, che vuole creare una società migliore e perfetta, si muove nell’humus del razionalismo illuministico, che Calvino vagheggia come epoca ideale in cui desidererebbe vivere. Cosimo rappresenta l’illuminista francese che vede nel passato e nella tradizione il nemico principale da sgominare con tutte le sue superstizioni e i suoi falsi credo in nome di una nuova epoca, fondata su un nuovo umanesimo o, se vogliamo, su una nuova umanità. In questo mondo Dio, se c’è, non c’entra, è relegato nell’Iperuranio filosofico, non interviene nella realtà.
Con atteggiamento prometeico, l’illuminista si avvale del nuovo fuoco (la ragione) per contrapporsi al Cielo, di cui pensa ormai di poter fare a meno. In Terra cerca di costruire il nuovo mondo e per questo si istruisce, diventa erudito, poligrafo e poliglotta, coltiva l’enciclopedismo e tende al cosmopolitismo. Non è più cittadino di una patria, ma appartiene al mondo intero, degna cornice in cui lui possa abitare. Il futuro riserva all’umanità un cammino di progresso verso la perfezione. L’uomo, finalmente liberato dalle catene di una tradizione effimera e menzognera, realizzerà la società nuova, un’umanità felice e perfetta. Cosimo non vuole più stare in Terra, rimanere ancorato alle regole paterne, alla tradizione, vuole costruire lui il mondo nuovo. Vuole rimanere solo, slegato o comunque distaccato dalla realtà.
L’umanità, non la singola persona; il mondo, non la patria; la libertà, la fraternità e l'uguaglianza, non la carnalità di Cristo; l’astrattezza, non la concretezza della realtà in tutta la sua fragilità; i buoni sentimenti e i valori, non la compagnia pur peccatrice della Chiesa sono alcuni aspetti della cultura illuministica come si sviluppa nella Francia del XVIII secolo. Grandi valori e idealità, frutto dello sviluppo della cultura cristiana, vengono sradicati dall’evento cristiano che li ha generati e che continua a generarli.
Un giorno, Viola, ragazza di cui Cosimo si è innamorato da ragazzino, fa ritorno ad Ombrosa, suscitando in lui una forte emozione e facendo scoprire la potenza dell’amore:
«Lui [Cosimo] conobbe lei e se stesso, perché in verità non s’era mai saputo. E lei conobbe lui e se stesso, perché pur essendosi saputa sempre, mai s’era saputa riconoscere così».
Scrive Leopardi ne I pensieri:
«Nessuno diventa uomo innanzi di aver fatto una grande esperienza di sé […]. A questa grande esperienza, insino alla quale nessuno nel mondo riesce da molto più che un fanciullo, il vivere antico porgeva materia infinita e pronta; ma oggi il vivere dei privati è sì povero di casi, e in universale di tal natura, che, per mancamento di occasioni, molta parte degli uomini muore avanti all’esperienza ch’io dico, e però bambina poco altrimenti che non nacque. Agli altri il conoscimento e il possesso di se medesimi suol venire o da bisogni e infortuni, o da qualche passione grande, cioè forte, e per lo più dall’amore, quando l’amore è gran passione; cosa che non accade in tutti come l’amare».
Per Viola l’amore è pienezza, una «prova d’ardimento e generosità e dedizione e tensione di tutte le facoltà dell’animo». Per Cosimo, invece, l’amore non è mai una dedizione, un dono totale, è sempre soggetto ad una ragione che misura, tanto che giunge a «diffidare del bacio, della carezza, della lusinga verbale». Il loro amore è destinato a durare poco. Viola convola a nozze con un nobile inglese.
Non ci soffermiamo sulle altre vicende del barone negli anni della Rivoluzione francese e dell’affermazione di Napoleone. Cosimo mantiene la sua promessa di non scendere dagli alberi fino alla fine. Quando si ammala, ormai sessantacinquenne, il barone non sente più l’esigenza di dormire in angoli nascosti tra gli alberi, ma sceglie giacigli sempre in vista. Non vuole morire da solo. Un giorno sparisce spiccando un balzo e aggrappandosi alla fune di una mongolfiera. Cosimo non dà neanche la soddisfazione di ritornare sulla terra da morto. Così recita l’epigrafe: «Cosimo Piovasco di Rondò - Visse sugli alberi - Amò sempre la terra - Salì in cielo». Ora che il narratore ha terminato di scrivere la storia, Ombrosa con tutti i suoi alberi non c’è più.