STORICITA' DEI VANGELI
Tante luci, poche ombre nei calendari
La correlazione tra i calendari dell'antichità è fondamentale per dimostrare la storicità degli eventi legati a Gesù Cristo.
Cultura
05_11_2011
Prima che Gesù abitasse la terra, gli uomini contavano già gli anni, chi seguendo i cicli lunari e chi osservando i movimenti del sole e le stagioni (solstizi ed equinozi). L’ateniese Metone già nel V secolo avanti Cristo vide che 235 cicli lunari corrispondevano (quasi) a 19 anni solari. Quando fu introdotto ed accettato il calendario giuliano (dal 45 a.C.), si appurò che ogni 28 anni solari la successione dei giorni della settimana torna a corrispondere con quella dei giorni del mese.
Nel corso dei secoli ci sono stati molti criteri per scandire il tempo. Gli Ebrei hanno contato i cicli di sette anni (di riposo il settimo), punteggiati ogni sette sabbatici dall’anno giubilare. Dal 776 a.C. (come lo contiamo noi oggi) ogni quattro anni, a luglio, cambiava l’anno olimpico. Molto più tardi i Romani introdussero dei cicli da 15 anni (le indictiones). Intanto altri calendari hanno preso spunto da eventi politici molto importanti: per esempio il calendario seleucidico iniziava dall’ascesa al potere di uno dei generali di Alessandro Magno. Ogni riforma dei calendari aggiungeva un criterio fin lì mancante: Giulio Cesare fu il primo ad introdurre l’anno bisestile, uno ogni quattro.
Ognuno di questi conteggi riguardava principalmente un’area geografica ed una tradizione, ma già allora le vicende storiche rimescolavano a sufficienza i popoli da permettere di correlare due calendari. Perciò le datazioni di un calendario, pur relative ad un inizio incerto, diventano “quasi” assolute nel loro incastrarsi secondo documentate corrispondenze con quelle di un altro calendario.
Il “quasi” si deve alle imprecisioni nel seguire gli orologi cosmici (gli astri) che nell’arco di una vita umana sono trascurabili, ma in capo a qualche secolo possono portare ad errori non da poco. Il ciclo di Metone di 235 lune rivela che l’equivalenza con 19 anni solari è sbagliata di 2 ore e 5 minuti (in più) ogni 19 anni. In quattro secoli si concretizza già un errore di un paio di giorni. L’anno solare giuliano accumula invece un errore medio di 11 minuti l’anno (peggio del ciclo metonico, che sbaglia mediamente, di 6 minuti e 35 secondi l’anno). L’anno solare gregoriano, introdotto nel 1572, accumula un errore (rispetto al movimento reale del sole) di appena 26 secondi l’anno.
Quanto fin qui esposto ci consente di fidarci di sette affermazioni:
1. gli scritti degli storici antichi ci comunicano precise correlazioni tra calendari differenti
2.il sole e la luna, nell’alternarsi dei giorni, scanditi nei nomi che hanno nella settimana, ci permettono verifiche ogni qual volta è nominato un evento astronomico o un giorno della settimana.
3. oggi i computers permettono di ricostruire precisamente i movimenti degli astri, potendo attribuire una data, nel calendario voluto, a lunazioni, solstizi, equinozi ed eclissi avvenuti secoli fa.
4. chi nel corso dei secoli ha messo mano ai calendari era tutt’altro che uno sprovveduto, ne’ mancava di dettagliate informazioni.
5. malgrado ciò non era per niente facile essere precisi come lo può essere oggi un computer (tanto più se aggiungiamo alla disamina sin qui esposta la mancanza della nozione del numero zero) per la differente modalità di conteggio degli anni in cui si verificava l’evento iniziale, che per alcuni comprendeva l’anno (considerato il primo) del fatto, mentre per altri lo considerava “anno di accesso”, assegnando il numero 1 a quello immediatamente successivo.
6. in aggiunta moltissimi storici conteggiano il numero di anni con i numeri ordinali anziché con i numeri cardinali e questo comporta un potenziale errore nel confrontare le informazioni disponibili.
7. infine l’inizio degli anni non avviene necessariamente per tutti nello stesso mese e confrontando calendari differenti bisogna tenerne conto (vedi l’esempio dei due libri dei Maccabei nella Bibbia).
1. gli scritti degli storici antichi ci comunicano precise correlazioni tra calendari differenti
2.il sole e la luna, nell’alternarsi dei giorni, scanditi nei nomi che hanno nella settimana, ci permettono verifiche ogni qual volta è nominato un evento astronomico o un giorno della settimana.
3. oggi i computers permettono di ricostruire precisamente i movimenti degli astri, potendo attribuire una data, nel calendario voluto, a lunazioni, solstizi, equinozi ed eclissi avvenuti secoli fa.
4. chi nel corso dei secoli ha messo mano ai calendari era tutt’altro che uno sprovveduto, ne’ mancava di dettagliate informazioni.
5. malgrado ciò non era per niente facile essere precisi come lo può essere oggi un computer (tanto più se aggiungiamo alla disamina sin qui esposta la mancanza della nozione del numero zero) per la differente modalità di conteggio degli anni in cui si verificava l’evento iniziale, che per alcuni comprendeva l’anno (considerato il primo) del fatto, mentre per altri lo considerava “anno di accesso”, assegnando il numero 1 a quello immediatamente successivo.
6. in aggiunta moltissimi storici conteggiano il numero di anni con i numeri ordinali anziché con i numeri cardinali e questo comporta un potenziale errore nel confrontare le informazioni disponibili.
7. infine l’inizio degli anni non avviene necessariamente per tutti nello stesso mese e confrontando calendari differenti bisogna tenerne conto (vedi l’esempio dei due libri dei Maccabei nella Bibbia).
Applichiamo ad alcuni eclatanti casi concreti la teoria. Tutti gli studiosi concordano nel definire il 776 a.C. del nostro attuale calendario l’anno in cui si tennero le prime olimpiadi antiche. Il ciclo olimpico è quadriennale, dall’inizio di un luglio alla fine del giugno di quattro anni dopo. Questa data fa si che dall’inizio luglio del 776 al giugno del 772 si fosse nella prima olimpiade. Infatti Terenzio Varrone (morto 90enne nel 27 a.C.) ci dice che Roma fu fondata il 21 aprile del secondo anno della sesta olimpiade: l’anno non può che essere il 754 a.C. (una prova: Giuseppe Flavio, che visse oltre un secolo dopo Varrone, mette la profanazione del tempio nella 153ª olimpiade e la sua riconsacarazione tre anni dopo nella 154ª). Diodoro siculo, contemporaneo di Varrone, ci lascia altre regole per le corrispondenze: a) 408 anni (407 interi ed uno incompleto) dalla presa di Troia alla prima olimpiade; b) Giulio Cesare noto alle cronache nel primo anno della 180ª olimpiade. Nel 697 AUC Giulio Cesare iniziò a farsi notare militarmente in Lusitania, meritandosi l’anno successivo il primo “trionfo” a Roma: il primo anno della 180ª olimpiade in effetti ha inizio con la seconda parte del 60 a.C., già da sette mesi nel 698 AUC. E potremmo trovare molti altri link.
Abbiamo quindi una corrispondenza tra numero di olimpiade antica, anno di fondazione di Roma e nostro calendario. Eppure non è così semplice: Censorino, nel nostro attuale 238 d.C., proponendosi lo stesso intento, nel suo “De Die Natali Liber” ci informa che l’anno in cui scriveva era il 991° dalla fondazione di Roma ed il 1014° dalla prima Olimpiade (la differenza tra le due date sembrerebbe di 23 anni, mentre tra il 776 a.C. ed il 754 ne trascorsero 22). Varrone colloca la morte di Cesare (44 a.C.) 709 anni dopo la fondazione di Roma. Giulio Cesare muore a marzo: dal marzo del 44 a.C. all’aprile del 754 ci sono meno di 710 anni, anche se la morte di Giulio Cesare è notoriamente nel 710 AUC. Tutto è chiaro assumendo che Censorino conta come anno 1 AUC il 753 a.C., escludendo l’anno di accesso, essendo i natali di Roma nel 754 a.C.
Questo caso è esemplare per spiegare l’effetto dell’utilizzo dei numeri ordinali: il 991° anno secondo il calendario romano va dal 1/1/238 d.C. al 31/12/238 d.C., mentre il 1014° anno secondo il computo olimpico va dal 1/7/238 d.C. al 30/6/239. Un anno è un intervallo di tempo: non è un punto, ma un segmento. Ogni intervallo si completa quando inizia il successivo. Quando inizia l’anno ordinale successivo è finito quello precedente, ma il secondo durerà un anno. Ogni punto all’interno dell’intervallo (in cui può accadere o continuare ad accadere un fatto) identifica l’anno. C’è la possibilità di contare 1 o “primo” l’anno in cui avviene un fatto (contando tutto quell’anno come “primo”), oppure si possono contare solo gli anni interi, successivi a quello in cui c’è il fatto, per cui il “primo” anno ordinale è in effetti quello successivo all’anno espresso in numero cardinale, in cui il fatto è avvenuto. Ogni epoca e cultura ha seguito l’uno o l’altro dei due criteri e bisogna identificarli correttamente per non sbagliare le correlazioni.
In queste ultime settimane la cronaca ci ha ricordato le sofferenze dei cristiani copti in Egitto. A margine di tanto dolore possiamo notare che essi seguono un calendario per cui l’anno in corso è il 1728, dal momento che inizia con l’anno dei martiri, in memoria della persecuzione di Diocleziano. Il fatto che oggi si sia nel 1728 copto sta ad indicare che il conto è partito con il 28 agosto 284 d.C., mentre Diocleziano prese il potere nel 283 d.C.: anche in quel caso non fu fatto riferimento “all’anno di accesso”, ma al primo successivo. Significativamente a Diocleziano fa riferimento anche Dionigi il piccolo, il monaco al quale dobbiamo l’attuale datazione degli anni dall’incarnazione di Cristo facendo corrispondere l’Anno Domini 1 con il 754 AUC. Si noti che per i Romani, la numerazione (I, II III, IV…) esprime sia gli anni numerali sia gli anni cardinali.
E’ importante sottolineare che l’errore attribuibile ad ogni possibile confusione nel numerare gli anni non può comunque determinare un’imprecisione maggiore ai due anni nella combinazione più sfavorevole: infatti potrebbero sommarsi lo sbaglio sull’anno di accesso con l’errore di computo tra numeri ordinali e cardinali. In ogni caso il riferimento agli anni olimpici limita i possibili errori all’interno di un quadriennio. Questa considerazione è un primo attestato di stima per il lavoro di Dionigi il piccolo, di cui tratteremo in un prossimo articolo per ridargli la dignità e le ragioni che merita, avventurandoci poi alla verifica dell’anno di nascita di Nostro Signore Gesù Cristo.