Leone XIV a Castel Gandolfo con un'enciclica nel cassetto
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Dopo ben 12 anni il Papa torna a soggiornare tra i castellani, ripristinando la consuetudine interrotta da Francesco. Due settimane di riposo ma anche di riflessioni e decisioni per prendere le misure e tracciare la rotta del suo pontificato.

I cancelli delle Ville Pontificie di Castel Gandolfo sono tornati a spalancarsi definitivamente per l'arrivo del Papa. Francesco aveva deciso di snobbarle e a chi gli chiedeva spiegazioni, in privato replicava di non essere «un principe rinascimentale». Prevost, folgorato dalla bellezza e dalla quiete di questi luoghi nel corso di una visita precedente di qualche mese alla sua elezione, non ha esitato a ripristinare la tradizione della villeggiatura estiva sul lago Albano.
La residenza papale ai Castelli ha conosciuto negli anni di Bergoglio un declino paragonabile a quello tra la Presa di Roma e la firma dei Patti Lateranensi. All'epoca erano state determinanti motivazioni politiche, mentre in questi dodici anni le ragioni sono state del tutto personali. Leone XIV, così come Pio XI negli anni '30, si è recato in prima persona a seguire i lavori di restauro resi necessari dal periodo di abbandono. Ha scelto Villa Barberini come sua residenza, mentre il Palazzo Apostolico rimarrà per il momento un museo visitabile. Nelle Ville Pontificie a 20 km da Roma il Papa tornerà a giocare a tennis e a nuotare nella piscina (ristrutturata) in cui fu fotografato Giovanni Paolo II.
Prevost si dimostra sempre più un Papa intenzionato a rimanere prima di tutto un uomo. Al tempo stesso, però, Leone XIV sta prendendo le misure per tracciare la rotta del suo pontificato. Nella sua testa c'è la prima enciclica che vorrebbe far uscire per la fine dell'estate. A chi scrive risulta che ci sia già una bozza individuata su cui lavorare. Un testo che riguarda i poveri e che era stato preparato nel precedente pontificato. È un argomento che gli sta a cuore e potrebbe essere la soluzione più facile per dare ai fedeli un'enciclica a settembre, ma non sono da escludere ripensamenti durante il buen retiro di Castel Gandolfo.
Una preoccupazione che accompagna Leone XIV dopo dodici anni di un pontificato così polarizzante è proprio quella di non apparire come una fotocopia del suo predecessore. E la cura dei poveri, all'origine dello stesso nome pontificale di Francesco, richiamerebbe inevitabilmente il Papa defunto. Prevost ne rispetta la memoria, ma è consapevole che più di qualcosa da aggiustare c'è. Nel toto-nomine continua a destare interesse la mancata nomina del proprio successore a capo del dicastero per i vescovi. Sbaglia però chi pensa che quest'attesa equivalga al mantenimento dello status quo: Leone, infatti, ha già rimediato ad un'anomalia ereditata dal predecessore che aveva avocato a sé la scelta dei vescovi di Italia e Argentina.
L'agostiniano di Chicago aveva sperimentato sulla sua pelle questo metodo di lavoro che portava Francesco a prendere decisioni soprattutto tramite il segretario, monsignor Ilson de Jesus Montanari. Divenuto Papa, Prevost ha ripristinato la normalità riportando la giurisdizione dei dossier italiani e argentini alla competente plenaria del dicastero.
Sorridente ma imperturbabile, Leone non ha fatto promesse perché, pur essendo un papabile, non si aspettava di essere eletto. Quindi ora ha le mani libere per rivoluzionare la Curia oppure per limitarsi ad una leggera «rinfrescata». Difficile, invece, che mantenga tutto così com'è visto il numero consistente di prefetti con età pensionabile. L'agostiniano è un matematico e ci tiene non fare calcoli sbagliati. Ecco perchè la casella del suo successore al dicastero per i vescovi continua a rimanere vuota. Tra le suggestioni circolate c'è quella della nomina del filippino Luis Antonio Tagle, con l'ex Propaganda Fide da offrire a Pietro Parolin come buonuscita dalla Segreteria di Stato. Ma queste sono solo ipotesi al momento campate in aria perché in questi due mesi dall'appartamento del complesso del Sant'Uffizio non è mai fuoriuscito alcuno spiffero sui nomi.
A Villa Barberini, tra il verde dei giardini e la vista lago, il Pontefice avrà modo di prendere una decisione definitiva sulla prima enciclica e di cominciare a ragionare sulle nomine più attese. Intanto il suo ritorno nel piccolo borgo e il trasferimento della comunità vaticana che lo accompagna tra Villa Barberini e Villa Cybo sono già bastate a riempire di gioia il cuore dei castellani.