Assalti, saccheggi e minacce: le proteste degli abortisti USA
Dal tentato assalto al Senato dell’Arizona a quello al Tribunale di Portland, dove sono stati saccheggiati diversi negozi; dagli arresti a Los Angeles per le minacce di morte ai poliziotti alle ennesime devastazioni di centri pro vita. Dopo la storica sentenza della Corte Suprema che ha cancellato il diritto all’aborto a livello federale, continuano le violenze degli abortisti, ma finora in misura minore rispetto a quanto si temeva. La stampa mainstream internazionale rivela il suo volto radicale. E intanto sono almeno otto gli Stati USA che hanno già bandito o limitato fortemente l’aborto. Ma il numero è destinato a crescere.
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Usa, furia abortista. Chiese e giudici pro vita nel mirino
Esplode la violenza negli Stati Uniti dopo che è stata trafugata e pubblicata la bozza della Corte Suprema che intende annullare le sentenze abortiste Roe vs Wade e Casey vs Planned Parenthood. Proteste in diverse città, da Los Angeles a New York. Distrutto un centro di aiuto alla vita a Portland, vandalizzata una chiesa in Colorado. Pubblicati gli indirizzi delle abitazioni dei giudici che hanno aderito alla bozza anti-aborto. Il network RiseUp4AbortionRights chiama a protestare nelle chiese per l’8 maggio e davanti alle case dei giudici l’11. E l’Amministrazione Biden sta a guardare compiaciuta.
La Corte Suprema tiene vive le speranze dei pro life
Ascoltate dai nove giudici supremi degli Stati Uniti le argomentazioni delle parti nel caso Dobbs. Alla luce delle domande delle toghe rimane aperta la possibilità di annullare la Roe o, almeno, avallare la legge del Mississippi che vieta l’aborto dopo 15 settimane. E, in quest’ultima ipotesi, ago della bilancia potrebbe essere addirittura il giudice Roberts.