Schegge di vangelo a cura di don Stefano Bimbi
San Francesco Saverio a cura di Ermes Dovico
IL FIGLIO FA OUTING

Svolta gay: Superman vittima della cancel culture

L’ultimo mito macho cadela Dc-Comics farà fare outing al figlio di Superman. Ma già il sequel del kolossal del 1978 cominciò a piegarsi ai tempi nuovi: rinunciava ai suoi ultrapoteri per andare a letto con Lois. Il prossimo da assaltare sarà James Bond, che muore lasciando una figlia. Escogitazioni di una piattezza politicamente corretta che fa vomitare i popcorn.

Cultura 13_10_2021

La cancel culture è sistematicamente impegnata a demolire tutti i miti machos purché non negri. L’ultimo (per ora) cadrà il 9 novembre, quando la Dc-Comics farà fare outing nientemeno che al figlio di Superman, il semi-dio concepito dal Supereroe per antonomasia, capostipite di tutti gli altri, con la terrestre Lois Lane.

«Vorrei un figlio gay», diceva qualche tempo fa una cantante siciliana di cui non rammento il nome. Contenta lei. E chissà se è contento lui, Kal-El di Krypton, il cui figlio Jon si appiattirà sui desiderata dei fenomeni della sua casa editrice, ai quali, a differenza dei loro predecessori, dei gusti del pubblico nulla cale, essendosi autoinvestiti della missione di educarlo, il pubblico. Quando, alle elementari, ero il solo a leggere Nembo Kid (la Mondadori, editrice italiana di allora, si vergognava del nietscheiano Superman, e aveva anche cancellato la «S» dal suo petto), il vero amore dell’Eroe era Lori Lemaris, non l’asfissiante Luisa Lane (dura a morire, a quel tempo, l’abitudine a italianizzare i nomi).

Solo che Lori era una sirena, perciò l’amore tra loro due era disperato e platonico (dall’ombelico in giù lei era infatti pesce). La sfortuna in verità aveva accompagnato la saga fin dall’inizio. I due creatori, Jerry Siegel e Joe Schuster, erano stati tacitati con quattro soldi e praticamente defenestrati, salvo ricordarli per tardiva resipiscenza sui titoli di coda dei film della serie. Poiché, essendo di ascendenza ebraica tedesca, i due avevano pensato bene di chiamare la loro creatura Kal di nome e El di cognome, qualche rabbino di strettissima osservanza si doveva essere ammoscato («El» in ebraico antico è Dio) e aver posto mano a qualche salmo deprecatorio. Sia come sia, è un fatto che l’attore che portò Superman sullo schermo si suicidò, e quello che interpretò il kolossal del 1978 finì tetraplegico (e la sua Lois terminò i suoi giorni in una clinica psichiatrica). Auguri a Henry Cavill, l’attuale interprete.

Dicevo che negli anni Cinquanta ero il solo a leggerlo, gli altri leggevano Capitan Miki o Akim (una specie di Tarzan). Albi del Falco, lire 25, formato libro anziché striscia. Ma già il sequel del kolossal del 1978 («Crederete che un uomo può volare» era lo slogan di lancio, con buona pace della sintassi) cominciò a piegarsi ai tempi nuovi: Superman rinuncia ai suoi ultrapoteri per poter andare a letto con Lois. Forse perché, nel culmine della copula, l’avrebbe maciullata? Boh.

Il soggettista, Mario Puzo, era più a suo agio col Padrino e sorvolò sulle spiegazioni “scientifiche”. Ma l’incanto era rotto e toccò a Brandon Routh (attore che poi, chissà perché, prestò la sua faccia a Dylan Dog) completare l’opera mettendo incinta Lois. E Batman, chiedete? Batman un figlio ce l’ha già, messo in cantiere con la figlia di Ra’s al Ghul, supercattivo. Dunque, su di lui nisba, anche se la sua special partnership con Robin ha alimentato più d’un gossip (nei circoli gay newyorkesi una coppia adulto-adolescente era detta Batman&Robin).

In verità, il creatore, Bob Kane, aveva dovuto inventare Robin e il suo ridicolo costume perché costretto dagli editori ad ammorbidire il noir iniziale del suo personaggio con l’affiancargli qualcuno che potesse piacere ai bambini.  In compenso si è potuto lavorare su Batwoman, che nella serie televisiva è diventata lesbica e poi afro. L’ultimo mito macho da assaltare è James Bond, ma pare che i lavori siano in corso per  “ammodernarlo”. Nell’ultimo film, infatti, muore lasciando una figlia. Che cosa escogiteranno le teste d’uovo di Hollywood? La piccola, per forza di cose, nera non è, visto che suo padre è biondo con gli occhi azzurri e la madre bianca caucasica. Ma tranquilli: a quelli la fantasia non manca. Anche se poi, nelle escogitazioni, sono di una piattezza politicamente corretta che fa vomitare i popcorn.