Sviluppo sostenibile nella Costituzione, peggio per noi
In Senato sta avanzando il disegno di legge costituzionale che introduce nella Carta la tutela dell'ambiente e degli animali. È una brutta notizia perché non si tratta di stabilire una generica attenzione all'ambiente, ma è l'adesione a una ideologia che considera la popolazione come un nemico.
Nel 1898 fu convocata a New York una Conferenza mondiale sull’urbanistica per affrontare il tema del drammatico inquinamento delle città dovuto al letame dei cavalli e alle carcasse degli animali. A fine ‘800 infatti la mobilità era assicurata quasi esclusivamente dai cavalli, ottimi animali che hanno però delle esigenze fisiche incompatibili con un’aria salubre: ogni cavallo infatti garantisce ogni giorno dagli 8 ai 12 chili di sterco più qualche litro di urina. Considerando che a New York nel 1880 circolavano circa 150mila cavalli si può facilmente immaginare quale catastrofe igienico-sanitaria rappresentasse la situazione. Qualche anno prima, nel 1894, il quotidiano inglese The Times aveva predetto che nel giro di 50 anni Londra sarebbe stata sommersa da tre metri di escrementi mentre a new York, almeno sulla quinta strada, gli escrementi sarebbero arrivati al terzo piano dei palazzi.
Al confronto la previsione dell’innalzamento di un metro delle acque degli oceani fa semplicemente sorridere. Se allora una ipotetica Onu avesse imposto una agenda di sviluppo sostenibile nella prospettiva di lasciare un mondo pulito alle future generazioni – come accade oggi - avrebbe senz’altro spinto per un controllo delle nascite (ogni bambino che nasce significa più escrementi e anche una maggiore richiesta di cavalli). Poi avrebbe investito milioni di dollari nella ricerca di soluzioni tecnologiche per smaltire il letame o almeno diminuirne l’odore; avrebbe lanciato iniziative verdi come l’horse-sharing (condivisione dei cavalli) oppure studiato nuove diete ecologiche per i cavalli al fine di diminuirne la necessità di rilasciare sterco. Fortunatamente le agenzie dell’Onu erano di là da venire, altrimenti oggi saremmo ancora a discutere di come rendere carbon neutral lo sterco di cavallo, comunicandoci le scoperte attraverso il telegrafo senza fili .
In realtà la Conferenza di New York finì male, perché sembravano non esserci soluzioni. Invece accadde che qualcuno ebbe l’idea di inventare l’automobile, prima con il motore a vapore, poi a scoppio e questo – incredibile a credersi oggi – risolse il problema dell’inquinamento dei cavalli.
Ma l’invenzione dell’auto non fu frutto di una riflessione sull’inquinamento o su che mondo si sarebbe lasciato alle generazioni future se si continuava così, quanto invece della necessità di velocizzare i trasporti nel momento di espansione della rivoluzione industriale.
In realtà tutta la cultura occidentale, permeata di cristianesimo, ha sempre pensato e agito considerando che il modo migliore di pensare alle generazioni future fosse di rispondere ai bisogni presenti in una prospettiva di sviluppo. Anche perché oggi non si è neanche in grado di immaginare che cosa accadrà e cosa sarà inventato e scoperto tra venti anni e che potrebbe cambiare completamente il mondo. Come del resto è avvenuto negli ultimi trent’anni con la tecnologia informatica e l’avvento del digitale.
È veramente stupido e irrealistico fare i calcoli sulle generazioni future basandosi sulla tecnologia e sulle risorse attualmente disponibili. Eppure è quello che si sta facendo, o per meglio dire si sta imponendo, a tutto il mondo. E l’Italia, come sempre, quando c’è da seguire una follia non si tira certo indietro, al punto che stiamo per inserire i princìpi dello sviluppo sostenibile nella Costituzione. È di due giorni fa la notizia che la Commissione Affari Costituzionali del Senato ha già dato il primo ok alla proposta di modificare gli articoli 9 e 41 della Costituzione aggiungendovi la tutela dell’ambiente e degli animali, con riferimento anche all’interesse per le generazioni future. La proposta ovviamente arriva dai 5Stelle ma tutti i partiti si sono accodati con entusiasmo e vista questa forte intesa si può prevedere che il provvedimento marcerà veloce fino all’approvazione definitiva.
Ovviamente nulla di male nella tutela dell’ambiente e degli animali, ma il problema è cosa si intende per tutela dell’ambiente. Il concetto di sviluppo sostenibile non riguarda - come molti credono – una generica attenzione a non inquinare e ad usare responsabilmente le risorse a disposizione. Esso invece nasce per dimostrare che è la popolazione il problema che impedisce lo sviluppo dei paesi poveri e che distrugge l’ambiente. In altre parole bisogna diminuire la popolazione e anche la sua ricchezza, controllare le nascite nei paesi poveri e frenare lo sviluppo economico nei paesi ricchi. Tutto questo è nero su bianco nel Rapporto della Commissione Brundtland (Our Common Future), pubblicato nel 1987, ed è anche ciò che ispira le politiche globali sull’ambiente a partire da quanto sottoscritto nella Conferenza Internazionale dell’Onu di Rio dei Janeiro, nel 1992. È anche ciò che in diversi modi sta avvenendo, basti vedere ad esempio il processo di deindustrializzazione in atto nel nostro paese. E dal punto di vista culturale la criminalizzazione di tutto quanto arriva dalla Rivoluzione industriale, a cominciare dall’uso dei combustibili fossili.
È preoccupante che questa ideologia – perché di questo si tratta – entri addirittura nella Costituzione. Rischiamo di tornare rapidamente indietro a studiare come gestire gli escrementi dei cavalli. Altro che cambiamenti climatici.