Super green pass, sempre più ghettizzati i non vaccinati
Via libera dal Cdm al Super green pass, a favore di vaccinati e guariti dal Covid. Per i non vaccinati sarà un Natale di ulteriori restrizioni: dal 6 dicembre al 15 gennaio vietato l’accesso a ristoranti, cinema, ecc. Obbligo di green pass anche per il trasporto pubblico locale e di vaccino per forze dell’ordine e insegnanti. La ghettizzazione continua.
Era nell’aria, ma da ieri è certo che i non vaccinati faranno un Natale diverso dai vaccinati. Dal 6 dicembre al 15 gennaio (salvo proroghe) la libertà di fare qualunque cosa e di andare in ogni luogo ce l’avranno, anche in zona bianca, solo i cittadini che hanno già fatto due dosi di vaccino o sono guariti dal Covid, mentre i semplici tamponati dovranno azzerare la loro vita sociale e potranno andare solo a lavorare o uscire per fare una passeggiata o prendere un mezzo di trasporto o pernottare in albergo o andare in palestra. Sono gli effetti delle decisioni assunte ieri dal Governo Draghi, dopo il confronto con le Regioni e la riunione della Cabina di Regia, che ha varato il cosiddetto Super green pass, unico lasciapassare che consentirà a chi lo possiede di accedere ai luoghi pubblici, dai ristoranti ai cinema, fino agli stadi, ai locali, alle discoteche, e di partecipare a feste, eventi e cerimonie pubbliche.
Chi farà tamponi antigenici/molecolari potrà acquisire l’attuale green pass, che però garantirà, e solo per 48/72 ore, una libertà limitata allo stretto necessario. Nel testo del decreto approvato ieri si confermano tutte le restrizioni anticipate nei giorni precedenti e che hanno creato molte tensioni tra quei governatori che le avrebbero posticipate e quelli (la maggioranza) che hanno prevalso, imponendo la linea dura fin da subito.
Non sono mancate fibrillazioni nella maggioranza, con la Lega di Matteo Salvini che ha dovuto fare l’ennesimo passo indietro, dopo aver minacciato di disertare il Consiglio dei ministri qualora fosse stato introdotto il Super green pass già in zona bianca, cosa che è poi avvenuta. Il leader del Carroccio ha solo ottenuto che con il tampone si possa andare in hotel, anche se non è detto che questo basterà a salvare la stagione sciistica. E ha portato a casa anche il non obbligo di green pass per gli under 12. Per il resto, anche sulla vaccinazione obbligatoria per alcune categorie come gli insegnanti e le forze dell’ordine, che si affiancano ai professionisti della sanità, il Capitano deve ingoiare il rospo e buttare giù altre imposizioni da parte dei sostenitori della linea del rigore. Peraltro il Governo ha annunciato il potenziamento dei controlli entro tre giorni dall’entrata in vigore del decreto. Confermata anche la riduzione da 12 a 9 mesi della durata del green pass.
Resta il sistema di zone a colori, che variano in base all’incidenza del virus e alla situazione negli ospedali. Non scatteranno più le chiusure delle attività nelle regioni in zona gialla o arancione, ma gli accessi saranno limitati ai soli possessori del Super green pass, quindi solo vaccinati o guariti dalla malattia. L’unica differenza che ci sarà tra la zona bianca e la gialla-arancione sarà l’utilizzo della mascherina all’aperto.
Si sanano alcune delle contraddizioni delle misure attualmente in vigore, ma ciò che ne risulta è un’ulteriore stretta. Ad esempio, dal 6 dicembre treni regionali e treni a lunga percorrenza avranno lo stesso vincolo di green pass, mentre attualmente sui treni regionali è possibile viaggiare senza. Diventa obbligatorio il green pass normale anche per salire su autobus e metropolitane, dove il virus circola maggiormente. Fino ad ora ci si accaniva sui tassisti, ad esempio impedendo loro di far salire più di due persone. Dal 6 dicembre anche il trasporto pubblico locale avrà dunque limiti e ci sarà l’obbligo del certificato verde.
Quanto alle mascherine obbligatorie all’aperto, alcune città come Padova le hanno già reintrodotte, mentre Milano dovrebbe varare una stretta già dal prossimo fine settimana, con obbligo di mascherina all’aperto in zona Duomo, nel centro storico e nelle vie più affollate. In generale, in base al nuovo decreto, l’obbligo di mascherina all’aperto scatterà in zona gialla e non saranno fatte eccezioni per i vaccinati o guariti dal Covid.
Rimane invece l’incongruenza di considerare i tamponi insufficienti ad accertare l’eventuale presenza del virus, salvo poi prevederli come obbligatori, anche per i vaccinati, quando si entra in alcune strutture pubbliche come Palazzo Chigi o i ministeri o negli studi televisivi.
La ghettizzazione dei non vaccinati viene dunque considerata la via maestra, nonostante oltre l’84% degli italiani over 12 si sia vaccinato con doppia dose e l’87% almeno con una. I continui errori di valutazione da parte delle istituzioni (e degli scienziati) stanno contribuendo a lacerare il tessuto sociale e a creare fratture, forse insanabili, tra vaccinati e non vaccinati, sulla base di discutibili visioni dell’andamento epidemiologico. Fino a qualche mese fa si parlava solo di necessario completamento del ciclo vaccinale (due dosi) e di probabile immunità di comunità al raggiungimento della soglia del 70% di vaccinati; ora si vuole prolungare lo stato d’emergenza, si impone la terza dose a tutti e, pur sostenendo che i vaccinati sono protetti, li si vuole allontanare dai non vaccinati, che vengono trattati da untori. Viene da chiedersi cosa potrebbe succedere se, anche dopo questa stretta, la situazione della pandemia dovesse rimanere quella attuale. A cos’altro si aggrapperebbero per mascherare la catena infinita di errori gestionali e di comunicazione?