Sull'immigrazione Conte vende fumo
Il premier Conte parla di accordo Ue per la ridistribuzione dei clandestini, ma per ora è un sogno irrealizzabile. In compenso apertura dei porti e meccanismi di ridistribuzione faranno solo il gioco dei trafficanti di esseri umani e delle coop nostrane che su questo traffico ci guadagnano lautamente. Come le cifre dimostrano.
L’accordo per la ridistribuzione dei clandestini per ora non c’è, ma annunciarlo serve al premier Giuseppe Conte per accreditarsi come l’uomo che può fare incassare il pieno supporto dell’Unione Europea anche sul fronte dei migranti illegali.
L'Ue è «pronta a sostenere» un meccanismo temporaneo per la ripartizione dei migranti salvati nel Mediterraneo centrale «sia dal punto di vista finanziario che operativo attraverso le sue Agenzie», ha detto ieri la portavoce della Commissione europea Natasha Bertaud che ha ricordato come l'esecutivo comunitario «solleciti da tempo un sistema temporaneo di ripartizione dei migranti che vengono salvati in mare».
Un accordo in tal senso che però non è mai stato raggiunto anche perché la Ue accetta il principio di condividere l’accoglienza di quanti hanno diritto all’asilo, cioè meno del 10%, mentre gli altri dovrebbero restare nel paese di sbarco in base agli accordi di Dublino che nessuno a nord delle Alpi vuole davvero modificare.
Le nazioni del Gruppo di Visegrad si sono sempre rifiutate di accogliere clandestini ma anche Francia, Germania e altri Stati nord europei non hanno mai accolto il numero previsto di migranti sbarcati in Italia. Anzi, molti partner Ue devono ancora portarsi a casa qualche centinaio di migranti giunti in Italia durante il governo Lega-M5S, il cui sbarco è stato autorizzato solo dopo l’impegno europeo a condividerne l’accoglienza.
Quindi le possibilità che si raggiunga un accordo, anche solo temporaneo, per la condivisione dei clandestini sono davvero poche.
Nel mini-summit di Malta previsto per il 23 settembre «possono essere fatti progressi» per arrivare a meccanismi temporanei che consentano lo sbarco e la ridistribuzione dei migranti salvati in mare, ha detto la portavoce Bertaud; aggiungendo che l'esecutivo comunitario «accoglie con favore le discussioni a livello tecnico» attualmente in corso, pronto «a sostenere questi meccanismi temporanei sia finanziariamente sia operativamente attraverso le nostre agenzie». A Malta «possono essere fatti progressi, ma oggi non posso prevedere quale sarà il livello di progressi», ha aggiunto la portavoce che ieri, significativamente, non ha voluto specificare se la Commissione sostiene la ridistribuzione di tutti i migranti o solamente di quanti hanno diritto all’asilo.
Al vertice informale dei ministri della Giustizia e dell’Interno della Ue tenutosi a Helsinki il 18 luglio, l’asse italo-maltese aveva fatto “muro” alla proposta franco-tedesca di lasciare sui paesi mediterranei di approdo il peso della gestione dei migranti.
I ministri Salvini e Farrugia sostenevano che «non possiamo più accettare quelle proposte che continuano ad assegnare ai primi Stati di ingresso, non solo l’onere di ricevere coloro che hanno diritto all’asilo, ma anche il ritorno di coloro che non hanno diritto alla protezione internazionale».
Italia e Malta chiesero con fermezza alla Ue di premere sulle navi delle Ong (quasi tutte finanziate da organismi ed autorità di paesi nord europei) affinché si tengano fuori dall’area marittima di competenza libica per la ricerca e soccorso, ma soprattutto chiesero che non venisse più considerato il traffico di esseri umani in base alle norme sull’obbligo di soccorso ai naufraghi poiché «le regole della ricerca e soccorso in mare non devono più essere sfruttate» per favorire l’immigrazione illegale. «La Germania è pronta ad accogliere solo le persone che hanno bisogno di protezione, non tutti coloro che arrivano dalla Libia o recuperate nel Mar Mediterraneo», aveva risposto a Helsinki il ministro dell’Interno tedesco, Seehofer; e sulla stessa linea si era espresso anche il suo omologo francese, Christophe Castaner.
Dal 18 luglio a oggi in Italia è cambiato il governo, Salvini non è più ministro dell’Interno e vicepremier ma la politica dei partner europei in tema di immigrazione non sembra essere cambiata né potrebbe cambiare considerata la drammatica situazione di sicurezza che si riscontra a causa dell’immigrazione selvaggia in molte aree urbane francesi (del tutto assente la copertura di questi fatti sui media italiani), e i progressivi successi delle forze sovraniste di Alternative fur Deutscheland anche in alcune recenti elezioni nei lander tedeschi.
Eppure il 12 settembre il governo Conte 2, fresco di fiducia, ha lasciato trapelare una “nuova linea” in cui dalle imbarcazioni con a bordo clandestini che si avvicinano alle coste italiane verranno fatti sbarcare subito donne, bambini e malati (anche quelli finti si suppone) per poi garantire tempi celeri di sbarco anche agli altri migranti in base ad accordi di redistribuzione con i Paesi europei.
Per non fare un regalo politico a Matteo Salvini (con lui al Viminale gli sbarchi sono scesi ai livelli minimi degli ultimi 20 anni), Conte punterebbe a mettere a punto un meccanismo di rapida ripartizione con gli altri Paesi Ue.
Difficile immaginare che gli europei lo accontentino e forse proprio questa consapevolezza ha indotto Conte a minacciare i paesi che si rifiutano di accogliere clandestini di subire “multe” finanziarie.
Una minaccia ridicola e un insulto alla democrazia per almeno due ragioni. La prima è che Ungheria, Polonia, Repubblica Ceca, Slovacchia e Danimarca hanno governi eletti da popoli che legittimamente hanno votato in maggioranza partiti sovranisti o comunque contrari all’immigrazione illegale.
Inoltre, tali partiti hanno contribuito ad eleggere Ursula von der Leyen presidente della nuova Commissione Ue solo dopo negoziati con la Germania che certo non prevedono sanzioni per queste Nazioni, ma semmai il via libera a praticare la loro politica migratoria in cambio del sostegno alla candidata tedesca.
Meglio poi ricordare che la stessa Ue riconosce che le politiche migratorie sono di competenza dei singoli Stati.
Sorprende invece che nel dibattito di questi giorni resti del tutto assente la valutazione che ogni apertura dei porti e meccanismo di ridistribuzione di persone che sono giunte in Italia esclusivamente dopo aver pagato trafficanti, non farà che ingigantire di nuovo i fluissi illegali, arricchendo le bande di trafficanti e aumentando esponenzialmente il numero di morti in mare, oltre a rendere vano il lavoro della Guardia Costiera libica, che dall’inizio dell’anno ha soccorso e riportato in Libia (con il supporto italiano e in piccola parte anche europeo) oltre 6mila persone contro le circa 1.600 che sono giunte nella Penisola dalla Libia (oltre la metà grazie alle navi delle Ong) .
A ieri sono sbarcati in Italia dall’inizio dell’anno 5.853 migranti contro i 20.525 dello stesso periodo dell’anno scorso (-71,5%) e contro i 100.310 del 2017 (-94,1%).
Un dato che conferma l’efficacia della politica dei “porti chiusi” che secondo alcuni osservatori il nuovo governo non potrà sconfessare per non ridicolizzare ulteriormente M5S che approvò i due decreti Sicurezza del leader leghista, e per non offrire l’opportunità all’opposizione di far leva sui sentimenti anti-immigrazionisti della gran parte dell’opinione pubblica.
Al tempo stesso Conte dovrà però tenere conto che LeU e PD da tempo si sgolano chiedendo porti aperti, anche e soprattutto con l’obiettivo di tornare a far finanziare dai contribuenti coop e associazioni cattoliche e di sinistra coinvolte nel business dell’accoglienza.
Anche in questo caso i numeri spiegano meglio di tante parole il contesto: da agosto 2018 a luglio di quest’anno sono stati spesi per l’accoglienza 501 milioni contro i 2,2 miliardi spesi nei 12 mesi precedenti e i 3,8 miliardi spesi l’anno prima.