Sull'affare "Mondazzoli" l'ombra dell'Antitrust
La notizia era nell’aria, quindi non è stata una sorpresa: Rcs ha ceduto a Mondadori l’area Libri per 127,5 milioni di euro. Nasce un colosso della letteratura, che assorbirà quasi il 40% del mercato. L’operazione è stata approvata due giorni fa, al termine di una trattativa durata quasi otto mesi. La parola all'Antitrust.
La notizia era nell’aria, quindi non è stata una sorpresa: Rcs ha ceduto a Mondadori l’area Libri per 127,5 milioni di euro. Nasce un colosso della letteratura, che assorbirà quasi il 40% del mercato. L’operazione è stata approvata due giorni fa, al termine di una trattativa durata quasi otto mesi, all’insegna degli stop and go. Accelerazioni e frenate si sono intervallate con ritmi regolari, anche in ragione del clima di incertezza all’interno dei due gruppi, ma alla fine l’offerta Mondadori è stata accettata, sia pur con alcune puntualizzazioni.
L’accordo, come si legge nel comunicato ufficiale, «preserva per tutte le testate del gruppo Rcs la possibilità di continuare a esercitare un’attività editoriale libraria in linea rispetto a quanto attualmente offerto ai propri lettori». Inoltre, al gruppo del Corriere della Sera rimane «la titolarità del marchio Rizzoli per tutti gli utilizzi, esclusa l’attività libraria». Questo vuol dire che la cessione non sarà uno smembramento del gruppo di via Rizzoli né uno smembramento di asset storici. L’autonomia editoriale sarà preservata per quanto riguarda la pubblicistica associata ai prodotti editoriali.
Altra novità è l’esclusione, dall’operazione di cessione, del marchio Adelphi, che dunque rimane nell’orbita Rcs. Finiscono invece sotto lo stesso “tetto” i marchi Bompiani, Einaudi, Archinto, Piemme, Sperling & Kupfer e altre gloriose sigle editoriali. Cosa ci guadagna Rcs e cosa ci guadagna Mondadori? Rcs in questo modo evita l’aumento di capitale, che sarebbe stato inevitabile per far fronte al quadro problematico dei suoi conti (crescente indebitamento) e che ben difficilmente sarebbe stato avallato da molti azionisti, e potrà, da un lato, «disporre di risorse finanziarie per gli investimenti di sviluppo del business» e, dall’altro, «rafforzare la propria struttura finanziaria» e «procedere nel percorso di ridefinizione dei principali termini del contratto di finanziamento in essere con gli istituti finanziatori».
In altre parole, privarsi di un gioiello di famiglia è stato per Rcs una scelta dolorosa ma ineluttabile: una salutare boccata d’ossigeno per soddisfare le aspettative dei creditori, cioè delle banche, che più volte negli ultimi mesi avevano richiamato il gruppo ad un rispetto puntuale delle scadenze. Senza i proventi della vendita dei libri a Mondadori, fra qualche mese per Rcs si sarebbe materializzato lo spettro del mancato rispetto delle garanzie previste dai contratti di finanziamento. Così facendo, invece, il livello dell'indebitamento netto a fine anno non dovrebbe superare i 440 milioni, mentre il 30 giugno era già salito a 526,2 milioni.
Per Mondadori, invece, si tratta di una consacrazione ambita: il gruppo di Segrate si accredita quale gigante dell’editoria libraria, rafforza la sua leadership nel settore, valorizza le sinergie e ottiene anche uno sconto di 5 milioni sul prezzo pattuito e che sembrava definitivo. Il prezzo potrebbe peraltro «subire un aggiustamento di più o meno 5 milioni sulla base di predeterminati obiettivi economici legati ai risultati 2015 di Rcs Libri e un earn-out in favore di Rcs Group fino a 2,5 milioni al verificarsi di alcune condizioni riferite ai risultati aggregati 2017 delle relative attività librarie». Su quella che giornalisticamente è già stata ribattezzata, con un’efficace crasi, l’operazione “Mondazzoli”, dovrà ora pronunciarsi l’Antitrust. Pare che Mondadori abbia ottenuto la possibilità di versare l’importo dell’acquisto di Rcs solo dopo il “via libera” da parte dell’Autorità per la tutela della concorrenza e del mercato.Tuttavia, si legge sempre nella nota congiunta Rcs-Mondadori, «eventuali provvedimenti di autorizzazione condizionata non pregiudicheranno il completamento dell’operazione e non comporteranno modifiche delle condizioni economiche per Rcs Mediagroup».
A ogni buon conto, l’Autorità presieduta da Giovanni Pitruzzella dovrà dire se il mettere insieme due dei principali campioni del settore libri in Italia non violi in qualche modo le concentrazioni previste dalle leggi in materia di antitrust. In altre parole, il nascente colosso dell’editoria libraria rischia o no di creare una posizione dominante, visto che assorbirà quasi il 40% del mercato? I piccoli editori e gli scrittori emergenti temono l’affermarsi di un “pensiero unico” e di un “editore unico”. Se questi timori venissero condivisi dall’Autorità Antitrust, quest’ultima potrebbe imporre alla “new company” la cessione di qualche marchio o casa editrice minore o anche di alcuni punti vendita, visto che l’operazione comprende anche la cessione dei punti vendita. Ma nell’attesa che arrivi il verdetto dell’Antitrust, si segnala la preoccupata reazione del governo, che, per bocca del ministro dei Beni culturali, Dario Franceschini, paventa «rischi per il mercato dei libri». Duro affondo anche dal Codacons, che ha rivolto un esposto urgente all’Autorità garante della concorrenza e del mercato, paventando il rischio di danni agli editori concorrenti e ai consumatori. Dai mercati, però, sono arrivati segnali rassicuranti: il titolo Rcs ieri è schizzato verso l’alto (più 5,39%), così come il titolo Mondadori, che ha fatto registrare un rassicurante più 2,31%.