Schegge di vangelo a cura di don Stefano Bimbi
Cristo Re a cura di Ermes Dovico
STORIA DI UNA PREGHIERA

Sub tuum praesidium, invocare Maria nel tempo della prova

Nata in un periodo in cui i cristiani erano duramente perseguitati, Sub tuum praesidium è la più antica preghiera a Maria conosciuta, risalente al III secolo. Essa ricorda l’importanza di invocare la Madonna, Madre di Dio e Madre nostra. E risulta particolarmente opportuna per i tempi di prova che viviamo. All’inizio del mese di Maria, vi raccontiamo la sua storia.

Ecclesia 01_05_2021

In un suo libro chiamato Le più grandi preghiere a Maria, Anthony M. Buono chiede retoricamente di citare la più antica preghiera alla Vergine Maria. Lui afferma che la gran parte delle persone risponderebbero l’Ave Maria, ma sbaglierebbero, in quanto questa preghiera prende la forma attuale in epoca rinascimentale. In realtà la preghiera più antica è Sub tuum praesidium (Sotto la tua protezione) che risale al III secolo. Questa preghiera è meno nota di altre antifone mariane ma è molto bella e, per i tempi che viviamo, molto opportuna.

La preghiera nacque in un periodo in cui il cristianesimo era perseguitato, probabilmente sotto l’imperatore Settimio Severo (†211) o Decio (†251). Nacque in Egitto per poi diffondersi in tutto il mondo cattolico. Le parole, in una versione italiana, sono queste:

«Sotto la tua protezione cerchiamo rifugio, Santa Madre di Dio: non disprezzare le suppliche di noi che siamo nella prova, ma liberaci da ogni pericolo, o Vergine gloriosa e benedetta».

Pier Luigi Guiducci sintetizza la storia di questa antifona nel modo seguente: «Nei primi secoli, ci si rivolgeva alla Vergine con brevi formule, o con una prece scritta in Egitto. Quest’ultima, dalle prime parole della successiva traduzione in latino, venne indicata con il titolo: Sub tuum praesidium (“Sotto la tua protezione”). Tale preghiera si diffuse poi in Oriente (liturgia bizantina, armena, siro-antiochena, siro-caldea e malarabica, maronita, etiopica…), e in Occidente (liturgia romana, ambrosiana…). Ogni comunità fece una propria traduzione. Purtroppo, gli studiosi non ebbero la possibilità di conoscere subito il testo primitivo, quello egiziano. Per tale motivo, si ritenne il Sub tuum praesidium uno scritto medievale (periodo carolingio, 800-888), usato, con più variazioni, nelle Chiese locali. Nel 1917, però, un ricercatore inglese ebbe modo di acquisire in Egitto un lotto di papiri. Tra questi, ne era incluso uno in greco con il testo dell’antica preghiera. Ciò dimostrò l’origine della prece. Il reperto, che è conservato nel Regno Unito, è catalogato Papyrus Rylands 470» (storico.org).

Il papiro Rylands 470 è stato oggetto di vari studi per la datazione, specie in ambito inglese; alcuni studiosi tendono a collocarlo al IV secolo piuttosto che al III, proprio per l’invocazione di Maria come “Madre di Dio”, Theotókos, che sarebbe stata considerata come prematura nel III secolo (il relativo dogma fu solennemente proclamato nel 431). Ma poi il consenso degli studiosi andò per una datazione al III secolo, considerando anche alcuni dati paleografici.

Questa antifona è breve ma possiede una grande ricchezza. Nel 2018 papa Francesco invitò alla recita di questa antica preghiera per impetrare la protezione della Vergine Maria, Madre di Dio, perché le nostre suppliche nel tempo della prova trovino ascolto presso Colui che può intervenire e liberarci da ogni pericolo. Un testo reso disponibile dal monastero carmelitano “Janua Coeli” così commenta la preghiera:

«La bellezza del termine praesidium valica la connotazione del lessico militare e significa esattamente “luogo difeso da presidio” ma nell’accezione più ampia indica il tutelare, proteggere, custodire. La Vergine Maria è considerata presidio potente dei cristiani, è la Madre a cui potersi rivolgere per essere accolti e sostenuti lungo i momenti difficili del cammino, è Lei che intercede per ognuno presso il Figlio. È Lei la Vergine Madre santa, “sola pura”, e “benedetta”. Questa antica preghiera allude alla totale Santità di Maria e alla perpetua verginità. Proprio alla Virgo Purissima si rivolge la supplica del fedele che vive nel pericolo e nella prova» (monasterocarmelitane.it).

Un canto in cui si allude alla maternità di Maria, ma anche alla sua verginità, dunque. La melodia con cui è conosciuta questa preghiera nel repertorio gregoriano ci suona soave e confidente, quasi a denunciare la fiducia certa che accompagna le richieste del fedele cristiano. Melodia semplice e memorizzabile con grande facilità. Naturalmente esistono anche numerose versioni polifoniche di questa antifona.

Come non pensare ad una preghiera del genere in un tempo in cui tutto il mondo è sotto una terribile prova? Come non desiderare una protezione più intensa da parte di Maria Madre di Dio? Quanto sentiamo parlare in questi tempi di proteggerci dal virus, proteggerci dall’infezione! Certamente tutti cerchiamo di essere prudenti e di non esporci a questa malattia, ma proprio per questo non sarà sbagliato affidarsi sempre più all’aiuto soprannaturale che ci offre la nostra fede. Ricordiamo che nella famosa preghiera di san Bernardo alla Vergine viene detto: “Ricordati, o piissima Vergine Maria, non essersi mai udito al mondo che alcuno abbia ricorso al tuo patrocinio, implorato il tuo aiuto, chiesto la tua protezione e sia stato abbandonato”. Questa è la nostra consolazione e speranza.