Il Cattosauro è un retaggio dell'era glaciale preconciliare ed è in via di estinzione. Questo cattolico sopravvissuto alla modernità, ha una struttura fisica-dottrinale molto semplice: crede in un solo Dio, prega magari con il rosario, digiuna, si confessa, fa la comunione, è sessualmente stanziale perché monogamo, è abituato a figliare, dialoga, ma conserva la sua voce.
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Disegnatore: Teof
- Soggetto e sceneggiatura: L'Uomo delle Taverne
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Da molti è giudicato un personaggio anacronistico perché ad una sola dimensione: crede in un solo Dio, quello cattolico, in una sola Chiesa, quella cattolica, ed ha una sola moglie (pure lei cattolica).
È uomo della pietra perché granitico nei suoi principi. Fedele al motto «essere nel mondo, ma non essere del mondo», viene dipinto da amici, parenti e colleghi come un essere cavernicolo non al passo dei tempi, superstizioso perché legato ancora a strani riti che chiama «sacramenti», autolesionista perché parla della croce.
Segue uno stile di vita paleolitico in accordo ad ancestrali leggi naturali: per lui i bambini nascono dall’abbraccio amoroso di mamma e papà e non in provetta, difende con la propria lancia tutti quelli della sua specie da quando vengono al mondo nella pancia della mamma a quando chiudono gli occhi perché il loro tempo è finito, segue gli insegnamenti del suo capo tribù vestito di bianco. Il suo migliore amico è Gnu.
Fa parte della stessa tribù di Buh e ne condivide le medesime leggi non scritte.
Anche lui, secondo molti, ha perso il treno del progresso ed è rimasto ad uno stadio di vita primordiale, involuto.
In realtà è uno spirito bambino e la sua purezza lo porta a vedere cose che gli altri non vedono.
Questi stessi altri gli danno dell’ingenuo, dello stupido, del sempliciotto, ma è solo saggezza allo stato puro, senza contaminazioni da reality o da Tg della sera o da nouvelle théologie.
È il Forrest Gump dei cattolici tanto genuino quanto schietto.
Privo di malizia, molte volte ha bisogno degli occhiali di Buh per riuscire a comprendere che invece di malizia è pieno il mondo.
Il suo miglior amico è Buh.
È un ateo professo e orgoglioso di esserlo. Buh e Gnu lo incontrano spesso sull’autobus dove, puntualmente, ama pontificare sull’universo mondo, un mondo ovviamente senza Dio. Màteo fa quasi tenerezza nella difesa del suo ateismo duro e puro perché atei così quasi non se ne incontrano più. Màteo non credendo nell’esistenza di Dio, anzi di nessun dio, naturalmente deride la Chiesa, i credenti, i sacramenti, la vita eterna e molte altre cose. La sua sicumera nell’affermare alcune tesi che crede moderneva di pari passo con la sua ingenuità, perché non si accorge che alcune cose che dice si sciolgono come neve al sole del buon senso. Buh e Gnu hanno facile gioco nel prenderlo in giro e nel cogliere nei suoi soliti stereotipi su Dio, la religione e la morale, contraddizioni, paradossi ed eccentricità.
È il tipico esemplare di sacerdote della Nouvelle Théologie: preferisce al Cristocentrismo il pauperismo, alla gerarchia cattolica la democrazia cattolica, alla verità contenuta nei Vangeli le leggende su Gesù, alla morale naturale la giustizia sociale, ai dogmi irriformabili la mutevole storicità di fede e morale, ai Novissimi il Paradiso come destinazione unica per tutti, alla misericordia il buonismo di Dio, alla giustizia un condono generalizzato, all’insegnamento della verità il dialogo ad oltranza, ai principi non negoziabili il compromesso, agli assoluti morali le eccezioni della coscienza, al Creatore la dea Terra. È il parroco di Buh e Gnu e questi non gliene fanno passare una.
Come l’uomo delle caverne del mito di Platone, l’Uomo delle Taverne è animato, nel suo piccolo, dal desiderio di far distinguere ai propri lettori la realtà dalle mere ombre delle realtà.
Con le sue strips a fumetti li vuole intercettare non più nelle caverne - disabitate da tempo però ancora abitate dai Cattosauri - ma nelle taverne, luogo simbolico che vuole indicare tutti i posti della società contemporanea dove le sue strisce verranno lette: a casa, al bar, sull’autobus, in treno, in ufficio. La taverna poi compare nel suo pseudonimo anche come omaggio ad una sua fiera debolezza di matrice enologica.
L’Uomo delle Taverne ha scelto il fumetto perchè spesso una battuta val più che un saggio e perchè una comic strip è come un buon caffè per ben iniziare la giornata.
Per l’uomo delle Taverne non esiste il forse, ma solo il Sì e il No. E’ come la televisione di un tempo: in bianco e nero. Alcune cose sono giuste e altre sbagliate. Questo dice il buon senso e questo ripete la Chiesa.
Un’ultima cosa: per l’Uomo delle Taverne questa presentazione sarebbe stata già troppo lunga.
Teof non ama parlare di sé - preferisce che siano l'inchiostro di china e il pennello a dire le cose al posto suo - ma per stavolta, in via del tutto eccezionale, farà uno strappo alla regola.
Stando alla datazione al carbonio, Teof è un figlio del millennio passato, il che lo rende praticamente un dinosauro - o per meglio dire un cavernicolo.
Benché la sua forma mentis sia in via di estinzione, i suoi contemporanei, lungi dal riconoscergli un posto d'onore nell'elenco delle specie protette, lo considerano un ramo secco che ostacola la marcia del progresso laico.
Teof però non se ne duole: sa bene che nell'ecosistema delle idee, la biodiversità non è mai stata un patrimonio da proteggere.
Lui va avanti a disegnare, sperando di far cosa gradita al Lettore dei "Cattosauri".