Strage al Crocus City Hall di Mosca. L'Isis rivendica
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Strage al Crocus City Hall, una grande sala concerti di Krasnogorsk, sobborgo occidentale di Mosca. Un gruppo armato provoca decine di morti. Rimpallo di accuse, l'Isis rivendica (ma i russi non ci credono).
Strage al Crocus City Hall, una grande sala concerti di Krasnogorsk, sobborgo occidentale di Mosca. Un commando ha fatto irruzione subito prima del concerto di un popolare complesso rock russo, sparando a tutti quelli che incontrava. Almeno quattro i componenti del gruppo armato. Subito dopo l’irruzione, probabilmente a causa dell’uso di bombe fumogene, è scoppiato un incendio che è dilagato nella struttura e ha provocato anche il parziale crollo del tetto. Secondo un bilancio provvisorio diffuso ieri sera (22 marzo), i morti sono 40 e oltre 100 i feriti. Sembra un tuffo nel passato, ai tempi degli attentati ceceni. L’episodio ricorda soprattutto l’assalto del teatro Dubrovka nel 2002, da parte delle “vedove nere” islamiche. L’atto terroristico di ieri pomeriggio è stato rivendicato dall’Isis, sul suo canale Telegram. Ma occorre ancora verificare l’autenticità della rivendicazione.
Avrebbe potuto essere una strage ancora peggiore, considerando che, per andare ad assistere allo spettacolo dei Picnic, popolare gruppo rock russo, erano stati venduti 6200 biglietti. Le immagini riprese dai cellulari dei testimoni ci mostrano invece una sala semi-vuota con la gente intenta a uscire. Si odono spari e il panico si diffonde subito. In altre riprese video, invece, assistiamo alla sparatoria nell’androne del teatro. I terroristi sparano contro chiunque si muova, a distanza ravvicinata, senza pietà. Difficile ancora ricostruire la dinamica dell’accaduto, ma sappiamo da fonti russe che nell’assalto siano state usate anche granate e fumogeni che potrebbero essere la causa del vasto incendio scoppiato subito dopo nella struttura alla periferia di Mosca. I vigili del fuoco, nel corso della serata, hanno domato le fiamme. Le forze dell’ordine, sostenute dalla Guardia nazionale e dall’Fsb (servizi segreti) hanno subito iniziato la caccia all’uomo.
Dopo ore di mistero su quale potesse essere la matrice e dopo la diffusione di false notizie sull’identificazione di cinque ricercati della repubblica caucasica dell’Inguscezia (notizia poi smentita da Mosca), la rivendicazione è arrivata sui profili social dell’Isis, che ha le sue basi anche nel Caucaso e nell’Asia Centrale e ritiene anche la Russia un nemico, soprattutto per il suo ruolo nella guerra di Siria. Ma sono le stesse autorità russe, rilanciate da tutti i media locali, che mettono in dubbio l’autenticità della rivendicazione.
Come sempre, dopo un evento così drammatico, volano accuse pesanti fra Stati e soprattutto ogni parte sfodera le sue “certezze” su chi sia il colpevole. Non con dichiarazioni ufficiali del governo o del presidente, ma lasciando parlare figure secondarie. Ad esempio, l’ex presidente Dmitri Medvedev (attuale vicepresidente del Consiglio di sicurezza) afferma sui suoi profili social che “se verrà accertato che vi sono i terroristi del regime di Kiev” dietro all’attacco del Crocus City Hall, allora la Russia risponderà “alla morte con la morte” dei vertici ucraini. In un post su Telegram, il consigliere del presidente ucraino, Mikhailo Podolyak, smentisce ogni accusa al suo paese: «Sia chiaro, l’Ucraina non c’entra assolutamente nulla con questi eventi». I dissidenti russi, come l’ex deputato Ilija Ponomarev e i guerriglieri della Legione Libertà per la Russia, invece, incolpano con altrettanta sicurezza lo stesso regime di Putin. Nel loro comunicato, ieri, si legge: «Diamo la colpa al regime terroristico di Putin per la tragedia avvenuta oggi a Mosca. Abbiamo già affrontato manifestazioni simili della dittatura del Cremlino nei primi giorni di Putin al potere e non ci stupiamo di un'altra sanguinosa provocazione. Era in preparazione un attacco terroristico e anche la sua copertura mediatica. Sottolineiamo che la Legione non è in guerra con i russi pacifici».
Parallelamente alle accuse di questo tipo, la Russia accusa gli Usa di non aver condiviso le informazioni. Il 7 marzo scorso, infatti, l’ambasciata americana aveva emesso un avviso in cui si invitavano i cittadini statunitensi a stare lontani dai luoghi di assembramento (inclusi i concerti), per pericolo attentati di “estremisti” non meglio precisati. Dunque l’intelligence americana sapeva qualcosa e non ha condiviso le informazioni? Il fatto è che Putin, allora, aveva liquidato questi avvisi come “terrorismo psicologico” e aveva sminuito l’allarme. Secondo fonti della Cnn, gli Usa avrebbero condiviso quel che sapevano allora. Ieri, comunque, un funzionario che ha parlato alla Tv Cbs, mantenendo l’anonimato, ha confermato la pista islamica. Il governo Usa avrebbe altre prove che attestano la responsabilità dell’Isis.
Vista la dinamica dell’attacco, la pista islamica, Isis o separatisti del Caucaso, appare finora la più probabile. Da due anni la Russia è in guerra con l’Ucraina, ma il terrorismo non è fra le armi usate dagli ucraini. Abbiamo visto bombardamenti contro obiettivi militari e industriali, sabotaggi, incursioni di guerriglieri in territorio russo, ma da parte di Kiev non è mai stata impiegata l’arma del terrore indiscriminato contro i civili. I dissidenti russi preferiscono la teoria della “strategia della tensione”: sarebbe Putin stesso a uccidere i suoi civili per giustificare ulteriori mobilitazioni ed escalation del conflitto. Tutto può essere, ma la mobilitazione è già in corso e il conflitto sta durando da due anni. Difficile pensare che ci sia bisogno di un ulteriore casus belli. La pista islamica, i conti in sospeso con la Russia del movimento islamista del Caucaso, appaiono come le ipotesi più probabili. In tempo di guerra, tutti i conflitti sopiti riesplodono e l’Isis ne approfitta per colpire (in Iran, come in Russia). E quel che abbiamo visto ieri è un tragico déjà vu del terrorismo ceceno (teatro Dubrovka), ma anche del terrorismo islamico che ha colpito a Parigi, in un altro teatro chiamato Bataclan.
Aggiornamento delle ore 11: il bilancio delle vittime è drammaticamente aumentato. Attualmente si contano 112 morti. L'incendio ha completamente distrutto l'edificio del Crocus City Hall