Strage a Waukesha, "almeno" non è terrorismo
Milwaukee, Wisconsin: non è terrorismo, la polizia lo esclude. Ma gli effetti sono devastanti ugualmente: domenica, il rapper MathBoi Fly, al secolo Darrell Edward Brooks, afro-americano, 39 anni, si è lanciato con il suo Suv sulla parata tradizionale che si svolge una settimana prima del Ringraziamento. Cinque morti, 48 feriti. Tensione alle stelle.
Milwaukee, Wisconsin: almeno non è terrorismo, la polizia lo esclude. Ma gli effetti sono devastanti ugualmente: domenica, il rapper MathBoi Fly, al secolo Darrell Edward Brooks, afro-americano, 39 anni, si è lanciato con il suo Suv sulla parata tradizionale che si svolge una settimana prima del Ringraziamento a Waukesha, sobborgo di Milwaukee, Wisconsin. Ha ucciso cinque persone e ne ha ferite altre 48. Poi ha sfondato le barriere ed è fuggito. Raggiunto dalla polizia, è stato arrestato ed ora dovrà rispondere dell’accusa di cinque omicidi.
Le vittime della strage, falciate dal Suv di Brooks, sono Virginia Sorenson, 79 anni; LeAnna Owen, 71; Tamara Durand, 52; Jane Kulich, 52 Wilhelm Hospel, 81. Erano in parata come i Dancing Grannies di Milwaukee, i nonni danzanti, in una giornata di festa sulla via principale affollata di famiglie con bambini. Fra i 40 feriti, infatti ci sono anche 18 bambini, sei dei quali sono in condizioni critiche. Fra loro anche i ragazzi di una scuola cattolica e un sacerdote, di una delle quattro parrocchie del sobborgo di Milwaukee.
Di strage si tratta, appunto, anche se non terroristica: non c’è alcuna rivendicazione, né alcuna prova della volontà di compiere un gesto politico, stando alle dichiarazioni della polizia locale. Occorre ancora capire se si sia trattato di un atto deliberato, oppure di un incidente. A giudicare dai video, ripresi da tante angolazioni, parrebbe proprio un atto deliberato. Il fuoristrada ha sfondato le barriere che proteggevano la parata dal traffico accelerato e ha preso d’infilata la parata, per poi fuggire. Chi guidava il Suv, Darrell Edward Brooks, è ben noto alla polizia, oltre che al suo pubblico. La sua fedina penale era molto più lunga della sua carriera musicale, dal 1999 era regolarmente dentro e fuori dal carcere. Domenica, quando ha commesso la sua strage, era libero su cauzione, dopo che era stato arrestato il 2 novembre per aver picchiato l’ex compagna e madre di suo figlio. Era inoltre ancora sotto processo per porto d’arma abusivo e tentato omicidio colposo, perché, il 24 luglio, aveva sparato colpi di pistola durante una lite con il nipote. L’attacco alla parata, secondo quanto dichiara la polizia di Waukesha, è avvenuto mentre fuggiva dopo l’ennesima aggressione, dopo un’ennesima lite domestica. Poi non si sa bene cosa sia avvenuto, nella sua testa.
Il tutto avviene nel bel mezzo di un periodo di forte tensione razziale, a soli tre giorni dall’assoluzione a Kenosha (sempre nel Wisconsin) di Kyle Rittenhouse e nel bel mezzo delle proteste di Black Lives Matter. Il rapper arrestato, sui suoi profili Twitter e Facebook inneggiava a Black Lives Matter e lanciava proclami minacciosi contro i bianchi, Trump e gli ebrei. Fosse stato un bianco e avesse pubblicato contenuti altrettanto violenti (ma dall'altra parte politica), oggi i media avrebbero parlato con gran sicurezza di "terrorismo suprematista bianco". Ma essendo nero e vicino a Black Lives Matter, invece, la pista politica viene esclusa, almeno per il momento. E giustamente: non si può essere colpevoli di terrorismo, fino a prova contraria. Anche se, un’esponente del Partito Democratico, Mary Lemanski, del vicino Illinois, ha cercato di buttarla in politica in modo sorprendente. Prima scrivendo un Tweet in cui sosteneva che il rapper nero avesse agito per “autodifesa” (da una parata pre-natalizia?) e poi spiegandosi così: “Io sono triste ogni volta che qualcuno muore. Solo credo nel karma e penso che questo sia tornato indietro in fretta ai cittadini del Wisconsin”, quindi una punizione per l'assoluzione di Rittenhouse. Quanti, fra i progressisti, la penseranno come lei?