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La petizione a Trump

Stati Uniti, chiesta la grazia per 21 pro vita in carcere

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La Thomas More Society ha presentato formalmente una petizione a Trump, chiedendogli di concedere la grazia a 21 attivisti pro life in carcere. Una grazia che consentirebbe al presidente entrante di mantenere una promessa elettorale.

Vita e bioetica 18_01_2025
Donald Trump, 9 gen 2025 (Ap via LaPresse)

La prima speranza dei cristiani e di chiunque altro si batta per la difesa della vita nascente negli Stati Uniti è che sin dal primo giorno di insediamento Donald Trump compia un gesto forte e inequivocabilmente contrario alle politiche abortiste promosse dal suo predecessore Joe Biden e liberi i 21 pro life incarcerati per aver pregato e informato le donne fuori dalle cliniche abortiste. I segnali che provengono da Washington sono positivi.

L’avvocato Pam Bondi, durante le audizioni al Senato per la sua conferma a procuratore generale degli Stati Uniti, è stata molto chiara. Il 15 gennaio, davanti ai senatori, la Bondi ha dichiarato infatti che applicherà la legge in modo equo e che, se sarà confermata la sua nomina, non stilerà mai una lista di nemici politici o ideologicamente distanti dalle opinioni e convinzioni personali dei Repubblicani, come invece hanno fatto per quattro anni i Democratici.

La Bondi ha promesso di fermare la «militarizzazione» del governo contro i cattolici e attivisti pro life e, in riferimento al promemoria dell'FBI di Richmond che prendeva di mira i cattolici – promemoria da noi descritto più volte sulla Nuova Bussola (vedi qui, qui e qui) –, la stessa Bondi non ha escluso di indagare sugli agenti federali coinvolti; ha assicurato che «leggerà personalmente quel promemoria» e ne parlerà con Kash Patel, il candidato di Trump alla guida dell'FBI. La stessa candidata e, molto probabilmente, prossimo procuratore generale degli USA ha anche denunciato la collaborazione dell'FBI con il Southern Poverty Law Center (un centro di ricerca di estrema sinistra che da anni diffonde ogni sorta di menzogna e falsità contro le organizzazioni pro life e pro family), un centro erroneamente trattato come fonte affidabile per individuare  gruppi estremisti: «sarà una delle prime cose che esamineremo», ha avvertito la Bondi. Nello specifico, il senatore Mike Lee, repubblicano e mormone, ha chiesto poi alla Bondi se avrebbe posto fine alla persecuzione del governo contro «i cattolici che tentano di praticare la loro fede, i genitori che si presentano alle riunioni del consiglio scolastico per dissentire con le politiche woke e transgender della scuola, [e] le persone che si presentano per impegnarsi in proteste pacifiche fuori dalle cliniche per l’aborto».

Anche in questo caso la risposta di Pam Bondi è stata chiara: «Bisogna porre fine alle indagini sui genitori durante le riunioni del consiglio scolastico», ha affermato la politica e avvocato, aggiungendo che devono cessare anche le indagini «per aver praticato la propria religione» e l’invio di «informatori nelle chiese cattoliche». Un altro senatore repubblicano e cattolico, John Hawley, ha fatto riferimento invece all'azione penale contro i dimostranti pro vita, alcuni dei quali sono già in carcere, azione penale promossa dal Dipartimento di Giustizia, ai sensi del Freedom of Access to Clinic Entrances (FACE) Act: la Bondi ha risposto che il Dipartimento di Giustizia, se lo guiderà lei, non verrà mai utilizzato per colpire i dimostranti pro life né le persone di qualsiasi fede religiosa.

Lo stesso Donald Trump, pronto a giurare lunedì 20 gennaio come presidente degli Stati Uniti, ha criticato più volte l'FBI per le sue indagini sui cattolici e ha promesso di concedere la grazia e far rilasciare gli attivisti pro life imprigionati ai sensi del FACE Act. Lo stesso giorno dell’audizione di Pam Bondi al Senato, il 15 gennaio, lo studio di giuristi della Thomas More Society ha presentato formalmente una petizione a Trump, affinché conceda la grazia ai 21 attivisti pro vita perseguiti dal Dipartimento di Giustizia sotto la presidenza Biden. I 21 pro life per i quali la Thomas More Society ha presentato le richieste di grazia sono: Joan Bell, Coleman Boyd, Joel Curry, Jonathan Darnel, Eva Edl, Chester Gallagher, William Goodman, Dennis Green, Lauren Handy, Paulette Harlow, John Hinshaw, Heather Idoni, Jean Marshall, padre Fidelis Moscinski, Justin Phillips, Paul Place, Paul Vaughn, Bevelyn Beatty Williams, Calvin Zastrow, Eva Zastrow e James Zastrow. «Questi 21 pacifici attivisti pro vita, molti dei quali sono attualmente incarcerati per aver coraggiosamente difeso la vita non ancora nata, sono cittadini perbene e pilastri delle loro comunità», si legge nella petizione di grazia inviata a Trump e ripresa da molti quotidiani e siti conservatori americani. Attraverso la grazia totale e incondizionata per questi pro life, il presidente Trump ha la possibilità di porre rimedio non solo al danno arrecato a loro e alle loro famiglie, ma anche di mantenere le promesse fatte in campagna elettorale. Trump aveva promesso, almeno sin dal settembre del 2023 al summit di Pray Vote Stand, di graziare i pro life e «tutti i prigionieri politici che sono stati ingiustamente perseguitati dall'amministrazione Biden», sin dal primo giorno in cui fosse tornato in carica. Quel giorno, il 20 gennaio, è vicinissimo.



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