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IL CASO

Sposa & sposa il mercato fiuta il business gay

Si chiama É Sposa ed è una fiera dedicata a tutto quello che serve per preparare a puntino il giorno del proprio matrimonio. É rivolta non solo alle coppie etero ma anche a quelle omo. Si terrà a Napoli a gennaio. Non potendosi i gay “sposarsi” qui in Italia non saranno potenziali acquirenti. Ma l’obiettivo è che si parli di questa fiera.

Economia 14_12_2014
Il manifesto di E' Sposa

Si chiama É Sposa ed è una fiera dedicata a tutto quello che serve per preparare a puntino il giorno del proprio matrimonio. É rivolta non solo alle coppie etero ma anche a quelle omo. Si terrà a Napoli dal 9 all’11 di gennaio 2015 e dal 16 al 18 dello stesso mese. «Il matrimonio è un diritto di tutti», dichiara il direttore artistico della kermesse Diego Di Flora, «e quindi è giusto coinvolgere anche i futuri sposi omosessuali per rendere il nostro Paese al passo con l’Europa dove tale unione è riconosciuta legalmente». 

Il sito dedicato all’evento esplicita ancor meglio il pensiero del suo direttore: «É Sposa, in sintonia con la Convenzione Europea sui Diritti dell’Uomo, La Carta di Nizza e le diverse Risoluzioni del Parlamento europeo, combatte le discriminazioni relativamente all’orientamento sessuale di ciascuno e al diritto di costruire una propria famiglia. I matrimoni omosessuali in Italia non sono espressamente previsti dalla Costituzione e dal Codice Civile, ma in questi anni le associazioni omosessuali di tutto il mondo chiedono a gran voce la rivendicazione dei propri diritti, assurgendo al principio secondo il quale l’unione omosessuale è libera espressione della propria personalità e pertanto, non può essere vietata o limitata da norme discriminatorie».

Curioso il tentativo di celebrare l’ “amore” omo a colpi di articoli di legge. Una caduta di stile, perlomeno. Poi arriva l’immancabile citazione del Papa che è ormai usata come colpo di grazia a danno della famiglia ormai agonizzante: «D’altronde, anche il Pontefice, sul volo che lo riportava da Rio de Janeiro a Roma, ha dichiarato: “chi sono io per giudicare i gay?”». Se Giovanni XXIII viene ricordato per il discorso della Luna, Giovanni Paolo II per il «non abbiate paura», Papa Francesco rimarrà nella memoria di tutti per questa sua uscita gay friendly. 

Torniamo alla kermesse nuziale. Crediamo sinceramente che a chi ha organizzato la fiera poco o nulla importi dei “matrimoni” omossessuali. Non potendosi i gay “sposarsi” qui in Italia non saranno di certo potenziali visitatori degli stand, né futuri acquirenti. Più semplicemente è questione di marketing: l’importante è che si parli di questa fiera. Anche male, ma che se ne parli. Tanto chi la criticherà finirà per essere etichettato subito come omofobo e dunque gli organizzatori saranno in una bomboniera di ferro.  Il cartellone pubblicitario scelto come immagine della fiera ritrae tre coppie – una etero, una gay e una lesbo – che si baciano in una chiesa. Da notare che le coppie omosex battono per presenza numerica la coppia normale. La chiesa è sconsacrata, ma il passante non lo sa. E anche se lo sapesse rimarrebbe l’atto blasfemo.

Non male per una Manifestazione (così è scritto, con la maiuscola, nel sito ufficiale) che si fregia di essere da undici edizioni segno di «eleganza, fascino e stile». I tardoni siamo noi: tirar fango contro la Chiesa si sa che è chic. Ma forse anche questo è un ingrediente utile per far accendere i riflettori su un evento che altrimenti rischiava di essere uguale a tanti altri e che massmediaticamente non se lo sarebbe filato nessuno.

A dire il vero, poi, la colpa di questo oltraggio alla sacralità del vincolo nuziale è un po’ di tutti noi. É da un pezzo che il matrimonio, per molti, è scaduto a sigillo di amorazzi di serie B, a certificazione formale di convivenze pregresse che già di loro non sono certo un ossequio al matrimonio stesso. Ci disgusta che la celebrazione sia aperta anche a coppie gay, ma è da tempo che nel “giorno più bello” fanno mostra di sé, sotto croci e statue di santi, toilettes femminili più adatte alla Salaria e personaggi che con il loro comportamento in chiesa ricordano tanto il teatro dell’assurdo di Beckett. Lo scivolamento verso l’involgarimento e la descralizzazione del matrimonio è iniziato tanto tempo fa e tutti noi, chi più chi meno, ha dato una mano in tal senso.

Ma facciamo ritorno alla fiera che è solo pretestuosamente gay. Che insorgano le comunità omosessuali usate strumentalmente per vendere abiti da sposa o da sposo che potranno essere indossati solo dagli eterosessuali. Insorgano perché del matrimonio ne hanno fatto mercimonio nonché bandiera ideologica e questo dovrebbe schifare anche le persone omosessuali così attente di solito a valorizzare affetti e sentimenti intimi. Insorgano perché È Sposa mostra loro il confetto nuziale ben sapendo che non possono assaggiarlo creando in loro frustrazione e senso di inferiorità.