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ELEZIONI

Spagna o Polonia? Due esempi opposti

Di cosa stiamo parlando? Sia Renzi che Salvini, su fronti opposti, mettono sullo stesso piano la vittoria del conservatore Duda in Polonia e del partito Podemos in Spagna, come se fossero entrambi un "segnale all'Europa". Forse non si rendono conto che sono due modelli opposti della politica europea.

Esteri 27_05_2015
Pablo Iglesias

Commenti surreali, in Italia, dopo le elezioni amministrative spagnole e le presidenziali polacche. Così Matteo Renzi: “Il vento della Grecia, il vento della Spagna, il vento della Polonia non soffiano nella stessa direzione, soffiano in direzione opposta, ma tutti questi venti dicono che l'Europa deve cambiare”. E come? Se soffiano nella direzione opposta come dovrebbe cambiare l’Europa? Speculare e opposto a Renzi, è il commento dell’altro Matteo, Salvini, che subito plaude alla “mazzata”: “Il risultato elettorale della Spagna e anche il voto in Polonia sono una bella mazzata per i difensori dell'Europa della banche e per i servi di Bruxelles”.

Questi commenti sono la prova ulteriore che in Italia si discute sull’immagine, non sul contenuto. Oggi prevale l’immagine dell’Europa “dei banchieri” e dunque qualunque partito che si ponga all’elettorato su posizioni critiche nei confronti di Bruxelles è arruolato nell’esercito anti-Ue. Ma se solo si leggessero i contenuti e si guardasse alla biografia dei leader, alle loro dichiarazioni, ai loro contatti internazionali, ci si renderebbe subito conto che si sta parlando a vuoto. Andrzej Duda non è Pablo Iglesias, il professore cattolico conservatore polacco non può nemmeno lontanamente essere paragonato al leader dell’estrema sinistra iberica, non solo perché la Polonia non è la Spagna, ma perché i due personaggi nutrono ideali fra loro opposti, incompatibili.

Solo la filiazione europea dei due partiti dovrebbe far toccare con mano che nessun accostamento è possibile. Il Partito Diritto e Giustizia polacco è affiliato all’Ecr, il gruppo di conservatori e riformatori presidiato dal Partito Conservatore britannico. Si tratta di un gruppo pro-mercato, pro-sussidiarietà, euroscettico nel vero senso del termine (prima gli interessi nazionali), anticomunista per natura. Podemos è invece iscritto a Sinistra Unitaria, lo stesso gruppo di Syriza (Tsipras), all’estrema sinistra del Parlamento Europeo, non è euroscettico perché vuole trasformare l’Europa in un sistema più centralista e solidarista, è anti-capitalista, post-comunista, mira alla redistribuzione dai Paesi ricchi a quelli poveri.

Sono opposte le alleanze internazionali. Podemos è tuttora al centro delle polemiche per 3,7 milioni di dollari (stimate) provenienti dalle casse del Venezuela, dal regime bolivariano di Maduro. Il partito spagnolo nega, perché gli aiuti sono arrivati al think tank Ceps, che è legato solo indirettamente al partito. Ma di cui fanno parte Iglesias, Errejon e Alegre, i tre leader del nuovo movimento. Errejon, numero due del partito, frequentava Chavez dal 2002 e si è sempre presentato come esponente del bolivarismo in Europa. Sempre Podemos si è distinto nelle polemiche spagnole per la sua posizione filo-iraniana. E secondo l’ex socio di Iglesias, Enrique Ribòo, il leader del movimento anti-capitalista avrebbe ricevuto da Teheran 3mila euro a settimana per condurre la sua trasmissione televisiva Fort Apache su Hispan Tv, canale spagnolo della televisione degli ayatollah. Podemos, insomma, è un movimento “anti-imperialista”, allineato su posizioni anti-occidentali e non ne fa mistero. Tutto l’opposto rispetto al Partito Diritto e Giustizia, discendente diretto di Solidarnosc, il movimento di Lech Walesa che liberò la Polonia dal comunismo e la riportò nel mondo libero occidentale. La prima aspirazione di Duda è quella di essere maggiormente integrato nella Nato, di poter ospitare basi americane permanenti sul suolo polacco, come scudo contro la minaccia russa. E’ semplicemente sul fronte opposto rispetto a Iglesias.

Su un altro tema fondamentale, quello dell’ambiente, il movimento di Pablo Iglesias è ecologista, non vuole il nucleare, non vuole lo shale gas, vuole usare la politica del pugno duro contro le emissioni di gas serra e intende puntare tutto sulle energie rinnovabili. Intende ripercorrere, in modo ancor più radicale, la stessa politica di Zapatero. Che ha prodotto i risultati che abbiamo visto tutti: dopo lo scoppio della “bolla delle rinnovabili”, assieme a quella dell’edilizia, la disoccupazione spagnola non è mai più scesa sotto il 20% in sei anni. Sul fronte opposto, Duda intende rinegoziare a favore della Polonia per alleggerire le imposizioni sulle emissioni di gas serra, perché taglierebbero le gambe a un'economia in cui il carbone è un ingrediente fondamentale. Intende sfruttare al meglio lo shale gas polacco, che probabilmente potrà consentire di smarcare il paese dalla dipendenza del gas russo.

Quel che veramente distingue le due novità di queste elezioni, è la stessa concezione dell’uomo. Famiglia e proprietà sono al centro del programma di Duda, che vuole aiutare le famiglie con figli, base naturale della società. Il programma sociale di Podemos, al contrario, è quello di uno Stato che si sostituisce integralmente alla famiglia, alle comunità e ai corpi intermedi, uno Stato che dovrebbe (secondo il programma di Iglesias) prendere il controllo monopolistico di: telecomunicazioni, energia, alimentare, trasporti, sanità, farmaceutica, educazione. Uno Stato totale, che non lascia alcuno spazio alla sussidiarietà e alla libera iniziativa, insomma, che ricorda molto, forse troppo, da vicino quello della fu Unione Sovietica.

Allora, quale lezione dovrebbe mai trarre l’Europa dopo queste elezioni? Quella di Duda o quella di Iglesias?