Sorgi Antigone
Nessuno dei leader di partito ha sentito il dovere civico e morale di riprendere il premier Mario Draghi, il quale nel corso della conferenza stampa di presentazione del Super green pass ha detto che i non vaccinati sono de facto esclusi dalla società. Si tratta di una frase tanto grave che avrebbe dovuto provocare una mezza rivolta nelle file della maggioranza. Invece, niente. Tutti ipnotizzati, poi, magari, sono gli stessi che parlano di cittadinanza e diritti riempiendosi la bocca di vuote parole sfilando ogni 25 aprile mentre concionano di diritti e fratellanza.
Mi riallaccio alla fine del ragionamento di Eugenio Capozzi nell'editoriale di oggi. «Chi non si vaccina è letteralmente fuori dalla società civile, trasformato nemmeno in un cittadino di serie B, quanto in un “non cittadino”». Ebbene, chi si occupa del non cittadino? Quale speranza ha di poter essere un giorno raccolto?
L'espressione "non cittadino" ha un non so che di tragico. Quale potrà mai essere la colpa, il terribile fio tale da far perdere a un uomo la sua appartenenza a una comunità sociale chiamata patria, nazione, città? Un vaccino sperimentale e dall'efficacia ogni giorno che passa più risicata può essere una buona scusa per dividere gli uomini di una comunità in cittadini e non cittadini?
I diritti di cittadinanza sono dunque subordinati all'utilizzo di una seggiovia in Val di Fassa? Si è cittadini se ci si può sedere per mangiare una pizza al sabato sera? Il cittadino conserva i suoi diritti per poter andare al cinema a vedere l'ultimo Spiderman? Nessuno si rende conto che il primo compito degli scaldapoltrona che stanno a Roma dovrebbe essere principalmente quello di evitare che queste discriminazioni avvengano? E invece loro che fanno? Avallano in silenzio. Indegno.
Nell'antica Tebe perse il titolo di cittadino il povero Polinice, che si scannò con il fratello Eteocle per una guerra fratricida. Alla loro morte, il re Creonte, zio dei due, decretò per Eteocle i funerali solenni, mentre per il reietto Polinice l'onta di rimanere insepolto fuori dalle mura cittadine.
Stesso sangue, ma destino diverso. L'uno premiato dal potere, l'altro disprezzato e dato in pasto agli avvoltoi. Se non fosse stato per Antigone, la pietosa sorella che preferì affrontare la morte per dare degna sepoltura al fratello. Scoperta, viene condannata a morte dallo zio, che punì l'atto di insubordinazione. Antigone però non è una sconfitta, perché il suo gesto, unito al suo sacrificio, sono arrivati fino a noi come un'idea madre della legge naturale universale, che l'eroina sofoclea chiamava nomima agrapta (leggi non scritte).
C'è una legge non scritta nel cuore dell'uomo e riguarda la sacralità della morte come della vita. L'intangibilità dei diritti di cittadinanza sanciti iure sanguinis al momento della nostra nascita seguono questa legge non scritta. Neppure ai terroristi più efferati è stato negato lo status di cittadino italiano. “Nessuno può essere privato, per motivi politici, della capacità giuridica, della cittadinanza, del nome”, recita l'articolo 22 della Costituzione.
È inquietante che nessuno abbia avuto la forza di rimproverare il premier dicendogli che non gli è consentito dire questo. Eppure, sono gli stessi politici che ogni 2 Giugno regalano copie della Carta agli studenti.
Ma è anche vero che all'orizzonte non si vede un'Antigone in giro disposta a riportare dentro le mura cittadine le carcasse dei cittadini no vax, ormai bollati senza appello come nemici del popolo e della salute. Nessuno che ricordi ai Creonte di turno: «Nacqui a legami d'amore, non d'odio». Questi sono i risultati.