Sono cattolico, non vorrei morire kantiano
C’è molto di kantiano nella Chiesa cattolica di oggi, principalmente la vita di fede ridotta a vita morale, il cristianesimo ridotto ad umanesimo, l’annuncio ridimensionato nella forma dell’impegno per una generica giustizia. La ricerca di un’etica universale, di una fratellanza universale, di un patto educativo universale, compresa la rinuncia ai riti liturgici per poter servire meglio la causa morale della salute… molto assomigliano a voler costruire kantianamente la vera Chiesa della “buona condotta, affinché un giorno si possa fare a meno dei dogmi stessi”.
L’influenza del protestantesimo sulla concezione cattolica della Dottrina sociale della Chiesa, ossia dell’unica sua autentica versione in quanto è stata proprio la Chiesa cattolica, in quanto tale e non per supplenza, a produrla, è evidente dalla presenza nel cattolicesimo di oggi di moltissimi elementi kantiani. E non c’è dubbio che chi sia kantiano è anche protestante, dato che Kant era protestante, non dal punto di vista della sua personale adesione al cristianesimo, ma anche per la sua filosofia.
L’opera di Kant più interessante da questo punto di vista è La religione entro i limiti della sola ragione, pubblicata nel 1793, nella quale egli riduce la religione a morale e Cristo ad un uomo idealmente perfetto, Quest’opera di Kant sembra essere la guida per la Chiesa di oggi che preferisce dire uomo anziché Dio, giustizia anziché salvezza, dialogo anziché annuncio. La morale, egli dice, “non ha assolutamente bisogno di appoggiarsi sulla religione; ma in virtù della ragione pura pratica, essa basta a se stessa”. La morale è in grado di darsi da sola un fine ultimo che non ha bisogno di prendere a prestito dalla religione.
Anzi, è la morale che fonda la religione e non il contrario, dato che “se la più rigorosa osservanza delle leggi morali deve essere concepita come causa dell’attuazione del supremo bene (come fine) bisogna ammettere un Essere morale onnipotente come Signore del mondo, sotto la cui provvidenza avviene questo accordo”. In altre parole: osservando la legge morale presente in noi, realizziamo il fine, ossia il bene, e quindi ammettiamo anche che esista Dio, come realizzazione di questo accordo tra il nostro agire morale e il bene. Come si vede, il bene è “umano” e la religione cristiana coincide con il compiere il bene morale. Il cristianesimo presuppone già dei principi morali, quindi è la morale che fonda la religione e la religione appare come il compimento della morale. La religione non è qualcosa di superiore e di diverso dalla morale, ma ad essa è riconducibile in modo pieno. Il buon cristiano è l’uomo che segue la legge morale presente in lui a priori.
La morale diventa così la critica ad ogni religione che non si riduca a morale. Il religioso è ridotto a quanto gli sta sotto, ricondotto a qualcosa che gli fa da base, ossia alla m orale umana. La legge morale è veramente il divino che è nel mondo umano … la coscienza della legge è il divino stesso in quanto sceso in terra tra gli uomini … questa coscienza della legge è veramente il logos, il figlio di Dio per cui tutte le altre cose sono. La coscienza dell’umanità ha incarnato in Cristo questo ideale, ha concentrato in lui il carattere divino della legge: perciò lo ha chiamato figlio di Dio, mandato da Dio sulla terra. .
Per Kant, la seconda Persona della Trinità, il Figlio, è l’“ideale della perfezione morale in tutta la sua purezza, è dovere morale universale”, è “l’ideale dell’umanità gradevole a Dio”. L’incarnazione è “quel modello sceso a noi dal cielo”, è quella idea “insita nella nostra ragione moralmente legislatrice”, “essa si trova, già come tale, nella nostra ragione”. Cristo è “l’esempio di un uomo gradevole a Dio” e noi non abbiamo “alcun motivo di vedere in lui altra cosa che un uomo generato naturalmente”. L’ipotesi che Gesù Cristo sia stato generato soprannaturalmente non è di alcuna utilità pratica perché “bisogna pur sempre cercare in noi stessi il modello che noi poniamo a base di questa apparizione”.
Appartengono alla Chiesa “coloro che ritengono di riporre il culto esclusivamente nell’intenzione di seguire una buona condotta”: “Tutto quello che, all’infuori di una buona condotta, l’uomo crede di poter ancora fare, per rendersi gradito a Dio, è pura illusione religiosa e falso colto di Dio”. La vera religione non contiene che leggi (morali) e non dogmi. La religione cristiana altro non è che la religione naturale universale.
C’è molto di kantiano nella Chiesa cattolica di oggi, principalmente la vita di fede ridotta a vita morale, il cristianesimo ridotto ad umanesimo, l’annuncio ridimensionato nella forma dell’impegno per una generica giustizia. La ricerca di un’etica universale, di una fratellanza universale, di un patto educativo universale, compresa la rinuncia ai riti liturgici per poter servire meglio la causa morale della salute… molto assomigliano a voler costruire kantianamente la vera Chiesa della “buona condotta, affinché un giorno si possa fare a meno dei dogmi stessi”.