Schegge di vangelo a cura di don Stefano Bimbi
San Giacomo della Marca a cura di Ermes Dovico
I dati

Sondaggio su gay: un autogol per le rivendicazioni Lgbt

Ascolta la versione audio dell'articolo

Un sondaggio condotto dall’Università di Verona insieme a quella di Pavia mostra che gli italiani sono perlopiù a favore dell’agenda Lgbt. E allora perché si continua a insistere tanto sulla discriminazione? Un motivo c’è...

Editoriali 10_06_2024

L’opinione pubblica italiana e i temi LGBT+ è il titolo di un sondaggio condotto dal Dipartimento di Scienze Umane dell’Università di Verona e dal Dipartimento di Scienze Politiche e Sociali dell’Università di Pavia. Il sondaggio è stato condotto tra il 29 aprile e il 7 maggio scorsi raccogliendo le opinioni di oltre 2.000 persone.

Offriamo la sintesi di questa ricerca così come presentata dal report stesso. «Piu [più] di tre persone su quattro ritengono che la politica debba affrontare i bisogni e i diritti delle persone LGBT+ con la stessa priorità di altri temi tradizionalmente considerati importanti (come, per esempio, l’economia e la politica estera). […] La maggioranza assoluta delle persone rispondenti è a favore del matrimonio ugualitario, considera le famiglie arcobaleno come famiglie a tutti gli effetti ed è d’accordo con l’idea che le coppie omosessuali possano adottare. […] Sui bisogni e sui diritti delle persone trans* e non binarie, più della metà del campione, ossia circa sei persone su 10 sono a favore di procedure amministrative semplificate per il cambio dei documenti di identità, a fronte di quasi la metà del nostro campione favorevole alla carriera alias».

In merito poi al Ddl Zan che non è passato in Parlamento «più della metà (56,3%) del nostro campione ritiene che il Parlamento abbia preso una decisione sbagliata. […] Per poco più della metà delle persone rispondenti (53,9%) le persone LGB sono molto (11,8%) o abbastanza (42,1%) discriminate». Inoltre le persone trans e cosiddette non binarie sono discriminate per il 64,5% del campione (per il 28,2% molto discriminate e per il 36,3% abbastanza). E infine un dato ovvio: «Tanto più le persone rispondenti sono di sinistra, tanto più sono favorevoli le loro posizioni sui temi LGBT+; tanto più giovani sono le persone rispondenti, tanto più sono favorevoli le loro posizioni sui temi LGBT+»

Lo stesso sito Gay.it, il principale portale italiano della comunità LGBT, nel commentare questi dati ci dice che gli italiani sono a favore dell’agenda LGBT. Confermiamo. E allora viene da domandarsi: ma se la maggior parte degli italiani è a favore del Ddl Zan, del “matrimonio” gay, del “cambio” di sesso facile facile come cambiarsi una maglietta, dell’adozione gay, dove sta la discriminazione? Da nessuna parte. A comprovarlo è il fatto che, per la maggior parte degli italiani, gay e trans sono discriminati. Ma da chi? Non certo da chi sostiene – la maggioranza – che questi gruppi siano discriminati. Loro stanno dalla parte della non discriminazione. Sarebbe come sostenere che Tizio, convinto ambientalista, sia lui il primo ad inquinare l’ambiente. Nemmeno potremmo essere certi di trovare i presunti discriminatori tra coloro che, la minoranza, sostengono che non c’è discriminazione. Infatti chi asserisce che non c’è discriminazione non necessariamente discrimina. È come voler automaticamente qualificare come inquinatore chi si mostra scettico sui catastrofismi ambientali. Semmai potremmo scovare gli ingiusti discriminatori in una sparuta minoranza che sempre ci sarà.

Dunque, questa indagine è un autogol per le rivendicazioni LGBT: non c’è discriminazione e quasi tutte le istanze dell’agenda LGBT sono ormai state tranquillamente assimilate dal popolino. Per quelle non ancora ben digerite – ad esempio, per la maggior parte del campione, una coppia gay non dovrebbe ricorrere alla fecondazione artificiale o all’utero in affitto – basterà aspettare. Con il tempo anche queste ultime pretese verranno accettate.

Ecco allora che appare evidente che di fronte ad un popolo per nulla omofobo, ma con il cuore e il cervello dipinti completamente con i colori arcobaleno, i gay pride non hanno più senso e nemmeno i Ddl Zan. Parimenti non hanno senso le giornate contro l’omo-bi-transfobia e le lezioni all’educazione sessuale e all’affettività nelle scuole che non sono altro che lezioni di teoria gender. E allora perché le lobby LGBT spingono tanto l’acceleratore per queste iniziative? Per accrescere il proprio potere perché di gaismo e trasformismo sessuale non ce n’è mai abbastanza. Conquistato un territorio, perché arrestarsi nell’avanzata? Dunque, la strategia del vittimismo dovrà essere protratta ad oltranza perché, nella giungla, ci sarà sempre qualche giapponese che non mollerà.