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Sloane Avenue, Becciu ribatte a Tornielli dai media vaticani

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Il cardinale rispedisce al mittente la "morale" sul processo che lo ha coinvolto e abbatte – sugli stessi organi della Santa Sede! – un totem della narrativa sull’attuale pontificato: l’efficacia delle riforme finanziarie. 

Ecclesia 13_11_2024
Photo Fabio Cimaglia / LaPresse

Sono lontani i tempi in cui Andrea Tornielli invitava il potentissimo sostituto Giovanni Angelo Becciu alla presentazione dei suoi libri. Ora che l’ex vaticanista de La Stampa ha fatto carriera diventando direttore editoriale del Dicastero per la Comunicazione della Santa Sede non si è fatto troppe remore a prendersela con il cardinale caduto in disgrazia, esaltando le motivazioni della sentenza del processo che lo ha condannato – in primo grado, dettaglio passato inosservato – per l’inchiesta nata dallo scandalo di Londra. All’editoriale fatto per smontare «le accuse e le dichiarazioni mediatiche relative ai diritti della difesa che non sarebbero stati garantiti» ed evidentemente pensato per rispondere proprio alla resistenza mediatica di Becciu, è arrivata una replica importante nelle scorse ore.

L’ex sostituto, infatti, ha deciso di dire la sua a chi, seppur indirettamente, sembra volergli attribuire «atteggiamenti che mettono da parte, o fingono di non conoscere, quella saggezza del “buon padre di famiglia”». L’aspetto sorprendente è che la risposta, energica e piccata, ha trovato spazio su Vatican News e su L’Osservatore Romano. Becciu ha contestato a Tornielli la difesa del lavoro del Tribunale vaticano che, secondo il giornalista, non avrebbe tralasciato alcun fatto o documento. «Dopo aver letto le oltre ottocento pagine della sentenza potrei obiettare sull’espressione “senza tralasciare nulla” ma, come accennato, preferisco soprassedere. Verrà il momento di parlare delle prove a mio favore, totalmente trascurate dalla sentenza, così come dei molti altri errori che emergono dalla lettura delle motivazioni», ha scritto il cardinale. All’ex relatore nelle presentazioni dei libri di Tornielli, poi, proprio non è piaciuta la seconda parte dell’editoriale a cui ha attribuito «un tono vagamente moralista».
Becciu ha contestato il passaggio tornelliano a proposito «dell’uso di soldi e della necessità di rendere conto», perché dà per scontato che «prima non si dovesse rendere conto a nessuno degli investimenti e oggi invece sì». Anzi, secondo l’ex sostituto era meglio prima perché «ora c’è un sistema che prevede altri (controlli, ndr), differenti, forse più burocratizzati, non necessariamente migliori».

L’intervento del porporato ha provato ad abbattere un totem nella narrativa sull’attuale pontificato, quello dell’efficacia delle riforme finanziarie. Becciu, infatti, ha ricordato che «prima c’era una autonomia di gestione affidata alla Segreteria di Stato, adesso la Segreteria di Stato non ha più il potere di gestire denaro, ma questo non significa che non ci sia più un centro con autonomie decisionali. Semplicemente, si è spostato altrove». Il cardinale ha difeso anche la sua buona volontà nell’individuare investimenti ai tempi del suo ruolo in Segreteria, presentandosi come un presunto innocente che «è stato coinvolto nello sforzo di aiutare la Santa Sede a uscire dalle sacche di un deficit che sembra non avere fine, e sono certo che non è stato solo a causa dell’investimento di Sloane Avenue, il quale era potenzialmente un ottimo investimento». Il porporato sardo ha respinto, dunque, gli “insegnamenti” ricavati da Tornielli nella vicenda di Sloane Avenue.

Punto per punto, Becciu ha messo in evidenza l’inopportunità della "morale" del direttore editoriale del Dicastero, scrivendo di augurarsi che «l’esito di un processo penale non dipenda dagli atteggiamenti o dalle diverse sensibilità sugli obiettivi di fare del bene». La presunzione d’innocenza, tirata in ballo anche dal Papa proprio a proposito di questo processo, viene indicata da Becciu come la grande assente nell’articolessa dell’ex vaticanista de La Stampa: «Ora è del tutto evidente che un articolo come quello di Tornielli considera me e tutti gli imputati già condannati in via definitiva. Non si scrive mai che il processo è in primo grado, che tutti gli imputati hanno diritto all’appello e che dunque siamo tutti, non solo io, presunti innocenti». E Becciu parla con parresia quando scrive che «sembra che la volontà politica sia solo di chiudere la narrazione sul processo cercando di non danneggiare la Santa Sede o il Papa. Peccato però che su questo altare debba essere sacrificata la verità. Ma la verità, secondo un detto attribuito a sant’Agostino, è come un leone e si difenderà da sola».

Forse è la prima volta in undici anni che l’organo della Santa Sede dà spazio ad un intervento così critico e in controtendenza rispetto alla vulgata ufficiale. Così come è clamoroso che i media vaticani ospitino, senza alcuna precisazione o introduzione, una stroncatura così netta di un articolo scritto dal direttore editoriale del Dicastero per la Comunicazione della Santa Sede. Citando Tornielli, «è positivo che all’interno dello stesso sistema della Santa Sede si siano sviluppati gli “anticorpi” che hanno permesso di portare alla luce» l’altro punto di vista relativo al processo. «Nella speranza che non si ripeta più di leggere», senza controparte, un editoriale a sostegno delle ragioni di una sentenza di condanna di primo grado mentre c’è ancora un appello in ballo.



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