Siria, tutti i rischi di un attacco occidentale
Le motivazioni per scatenare attacchi americani e forse anche anglo-francesi contro Damasco appaiono deboli. Infatti non ci sono le prove che sia avvenuto realmente un attacco con armi chimiche a Douma. Inoltre, la massiccia presenza di batterie anti-aeree russe scoraggia un attacco su larga scala. Resta possibile un raid limitato.
Le motivazioni per scatenare attacchi americani e forse anche anglo-francesi contro Damasco appaiono francamente un po’ debolucce. Non ci sono prove che l’attacco chimico a Douma ci sia veramente stato, non è chiaro con che armi sia stato effettuato (bombe d’aereo, granate d’artiglieria, “barili” esplosivi) né ci sono indicazioni circa la sua eventuale paternità. Mancano le verifiche, i rapporti da fonti imparziali, ma ciò nonostante persino Angela Merkel si dice certa dei fatti e che la colpa si da attribuire a Damasco.
Eppure il governo siriano ha invitato l’Organizzazione per la proibizione delle armi chimiche a effettuare ispezioni in loco, ora che i ribelli hanno evacuato la zona di Douma in base a un accordo stipulato con le truppe di Assad. A nessuno sembra interessare che un mese or sono le forze siriane trovarono proprio nella regione di Ghouta uno stabilimento artigianale dei ribelli in cui venivano prodotti aggressivi chimici, né che una settimana prima dei fatti di Douma l’intelligence militare russo aveva fatto sapere che i ribelli preparavano un “incidente” con armi chimiche teso a provocare vittime civili da attribuire alle forze governative. Anche per queste ragioni la fretta con cui Trump e Macron sembrano voler dare il via a raid contro Damasco rafforza l’impressione che i bambini uccisi dal cloro a Douma costituiscano un pretesto, magari costruito “a tavolino” coi ribelli jihadisti filo-sauditi di Jaish al-Islam (Riad è alleato di ferro degli Usa, quanto lo è Israele) per colpire Assad e il suoi alleati russi e iraniani.
Né depongono a favore della “buona fede” degli Occidentali le pressioni attuate da molti parlamentari conservatori britannici sul governo di Theresa May affinchè non lasci a francesi e americani l’esclusiva dei raid punitivi contro Damasco. Il motivo ha poco a che fare con la sorte dei bambini siriani: molti deputati tory temono infatti che, se Londra non prenderà parte ai raid, regalerà alla Francia il ruolo di partner militare privilegiato degli Usa. Il rischio vero però è che un attacco su vasta scala coinvolga anche le forze di Mosca in Siria costringendo i russi a rispondere e aprendo così al rischio di un conflitto allargato e fuori controllo.
Dopo il raid israeliano di domenica contro la base T-4, nei pressi di Palmira in cui sono stati uccisi anche 7 consiglieri militari iraniani, Teheran ha ammonito che quel raid non resterà impunito mentre le forze siriane e russe sono in stato d’allerta in vista di attacchi che potrebbero prendere il via già in queste ore. Alcuni elementi potrebbero però limitare la “punizione” inflitta ad Assad inducendo Usa e alleati a lanciare un attacco solo “simbolico”, come quello effettuato esattamente un anno or sono con missili lanciati dalle navi americane contro l’aeroporto militare siriano di Shayrat, anche all’epoca come rappresaglia per un attacco chimico siriano denunciato dai ribelli qaedisti e mai provato.
Al di là dei proclami altisonanti, americani e anglo-francesi non sono in grado di permettersi perdite elevate in un’azione lampo contro la Siria che dispone di una difesa aerea ammodernata dai russi ed efficace, come ha dimostrato in febbraio l’abbattimento di un F-16 israeliano che rientrava alla base dopo un raid in Siria. Inoltre Mosca schiera poderose difese aeree a Latakya con missili S-400 in grado di colpire aerei e missili fino a 400 chilometri di stanza e sistemi di guerra elettronica che pare abbiamo già neutralizzato missili e droni americani e israeliani. Forse proprio per questo nel raid di domenica scorsa i caccia israeliani hanno lanciato i loro missili dallo spazio aereo libanese (violazione del diritto internazionale, lamentata ufficialmente da Beirut, ma di cui l’Onu non sembra occuparsi) evitando di sorvolare il territorio siriano.
Quindi pare più probabile, oltre che auspicabile, che un'eventuale azione punitiva contro Assad si limiti al lancio di qualche decina di missili da crociera dai velivoli o più facilmente dalle navi (il cacciatorpediniere lanciamissili statunitense Cook si trova al largo delle coste siriane) e sottomarini americani e forse anche britannici e francesi. Armi che potrebbero in parte venire abbattute o deviate dalle difese russo-siriane, ma che non esporrebbero la vita di piloti o militari occidentali.