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GUERRA INFINITA

Siria: gli anglo-francesi (non l'Italia) subentrano agli Usa

La Gran Bretagna e la Francia avrebbero accettato di inviare altre truppe in Siria su richiesta degli Stati Uniti per consentire il parziale ritiro dei circa 2mila militari statunitensi dislocati a Est del fiume Eufrate nell’area controllata dalle milizie curdo-arabe delle Forze Democratiche Siriane. L'Italia non ha risposto all'appello.

Esteri 18_07_2019
Miliziano delle Forze Democratiche Siriane a Baghouz nell'Est della Siria

La Gran Bretagna e la Francia avrebbero accettato di inviare altre truppe in Siria su richiesta degli Stati Uniti per consentire il parziale ritiro dei circa 2mila militari statunitensi dislocati a Est del fiume Eufrate nell’area controllata dalle milizie curdo-arabe delle Forze Democratiche Siriane.

Lo ha reso noto Foreign Policy citando un funzionario che segue direttamente la vicenda. Londra e Parigi sono gli unici alleati degli Usa che già schierano truppe in Siria e le aumenteranno di circa il 10-15% “ma né i tempi né il numero esatto sono chiari”, ha aggiunto la fonte. Altri Paesi potrebbero inviare forze più contenute, ma in cambio gli Usa dovrebbero pagarne i costi. Sempre secondo la fonte di Foreign Policy, anche l'Italia sarebbe vicina a una decisione in merito, ma il governo di Roma non sembra intenzionato ad accogliere la richiesta dell'amministrazione Trump. Una decisione saggia, auspicata anche da NBQ in un commento del mese scorso  dal momento che la presenza di truppe della Coalizione in Siria è priva di legalità poiché il loro schieramento è stato più volte definito “di occupazione” da parte del governo di Damasco, unico legittimo governo della Siria riconosciuto dalla comunità internazionale.

Governo di Damasco che ha invitato sul suo territorio le truppe russe e i volontari iraniani e libanesi di Hezbollah, ma non le truppe occidentali. Del resto è chiaro che la presenza militare anglo-franco-statunitense in Siria non è certo mirata a sconfiggere quel che resta dello Stato Islamico ma a esprimere una deterrenza utile a impedire ad Assad di riprendere il legittimo controllo sull’Est del paese ricco di risorse energetiche. Un’area particolarmente importante per Damasco che ha bisogno di risorse per ricostruire il paese devastato dalla guerra e completare la liberazione del territorio nazionale.

Anche la Germania avrebbe respinto lo stesso appello, secondo la fonte di Foreign Policy, mentre altri Paesi balcanici e baltici sono "quasi certi di mandare una manciata di soldati ciascuno", ha aggiunto il funzionario. I nomi di questi Stati non vengono specificati ma è evidente che le repubbliche Baltiche e la Polonia sono “in debito” con gli Usa per il supporto offerto dalla Nato (ma su pressioni di Washington) per far fronte alla presunta “minaccia russa”. In questo senso non stupirebbe anche una simbolica adesione alla richiesta statunitense da parte dell’Ucraina, mentre nei Balcani potrebbero forse essere Albania e il Montenegro, da piccoli Stati membri della Nato, ad offrire contingenti simbolici.  Contingenti utili agli Usa per sostenere che in Siria è presente una “Coalizione”, ma privi di capacità logistiche e di proiezione (per questo i costi del loro trasferimento e impiego saranno a carico degli Usa) mentre nei fatti le capacità militari saranno concentrate nelle mani dei contingenti anglo-franco-americani. 

Secondo Foreign Policy gli Stati Uniti sarebbero "nel complesso rimasti delusi" dalle risposte degli alleati sull'invio di rinforzi in Siria “contro l'Isis”. Il presidente Donald Trump ha annunciato in passato che gli Usa si sarebbero completamente ritirati dalla Siria a dicembre 2018, ma ha poi dovuto fare parzialmente marcia indietro, principalmente a causa delle pressioni del Pentagono e del Dipartimento di Stato che considerano il ritiro un regalo ai russi e ad Assad, che potrebbero riprendere il controllo di tutta la Siria, a spese dei curdi, che grazie all’appoggio americano hanno arbitrariamente allargato l’area sotto il loro controllo.

Washington dovrebbe ridurre la propria presenza da circa 2.000 militari ad appena 400, mentre Gran Bretagna e Francia schierano attualmente nell’area 200-300 militari ciascuno. Pur con gli incrementi previsti da Foreign Policy sarà difficile mettere insieme una forza alleata superiore ai 1.200 militari, circa la metà degli effettivi delle tre potenze occidentali ora presenti in Siria.