Siria, adesso l'offensiva governativa è contro i drusi
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Nel sud est del Paese è guerra aperta tra la popolazione drusa e le milizie di Al Charaa, che hanno preso il controllo di diverse città della regione. Intanto desta preoccupazione la normalizzazione tra Israele e il governo siriano.

Nel governatorato di Suwayda, regione a netta prevalenza drusa nel sud est della Siria, scontri tra la comunità locale e alcune tribù beduine scoppiati nei giorni scorsi ad un check point hanno dato origine a una guerra aperta tra la popolazione drusa e le milizie governative di Hayat Tahrir al Sham (HTS) e loro affiliati. Ahmed al Charaa ha inviato l'esercito nella zona, preparando un'offensiva su vasta scala contro la popolazione drusa che richiama i massacri contro alawiti e cristiani nella regione della costa, a Homs e a Damasco. Ironia della sorte, colonne di militari di HTS diretti a Suwayda sono state oggetto ad est di Daraa di attacchi israeliani – i mezzi avevano sconfinato nella regione occupata da IDF, che sembra non aver gradito. Ricordiamo che lo Stato Ebraico sta lavorando alla normalizzazione dei rapporti col governo di Al Charaa: a quanto hanno dichiarato a più riprese gli interessati e l'inviato USA per la Siria Tom Barrack, le trattative procedono spedite.
Oltre alle decine di morti causati dall'attacco israeliano, HTS sta registrando perdite per mano dei residenti drusi, che a differenza di alawiti e cristiani hanno imbracciato le armi facendo morti e prigionieri tra i miliziani. Tra i prigionieri delle milizie filogovernative catturati dai combattenti drusi sembra siano stati trovati degli adolescenti, mandati a combattere direttamente dal Ministero della difesa. Le truppe di Al Charaa restano comunque nettamente superiori dal punto di vista militare, forti di carrarmati, droni e artiglieria pesante. Fonti locali supportate da video mostrano come le milizie di HTS abbiano preso il controllo di diverse città della regione, come Taraa e Al Sawrah (dove miliziani di HTS e beduini, a mo' di diversivo, hanno bruciato la chiesa cristiana locale). Miliziani del governo sono stati ripresi mentre oltraggiavano provocatoriamente il ritratto di Sultan al Atrash, una figura sacra per i drusi: è il leader nazionalista che guidò la rivolta antifrancese nel 1925, venerato dalla comunità come una delle massime autorità della sua storia.
Gli scontri sono tuttora in corso e lo sheikh Hikmat al-Hijri, guida spirituale della comunità drusa, ha lanciato un appello urgente alle autorità internazionali, dichiarando che l'ingresso di HTS e di gruppi armati filogovernativi nelle zone druse è inaccettabile. Lo sheikh ha descritto ciò che sta avvenendo nell'area «un attacco diretto alla nostra gente e alla nostra terra»: col pretesto della «protezione» l'esercito di HTS ha colpito aree popolate da civili con artiglieria pesante e droni. Al-Hijri ha chiesto alla comunità internazionale di intervenire per fermare lo spargimento di sangue, proteggere i civili e mettere fine all'aggressione contro la comunità drusa.
Frattanto la normalizzazione dei rapporti tra Israele e il governo siriano sta portando grave preoccupazione in tutto il Levante. In Libano c'è apprensione dopo che l'inviato USA Tom Barrack ha dichiarato, in un'intervista esclusiva a The National, che la Siria potrebbe annettere il Libano in caso Hezbollah non dovesse cedere le armi all'esercito regolare libanese. Il Libano deve sbrigarsi a risolvere la questione se non vuole andare incontro a «una minaccia esistenziale», ha dichiarato Barrack. «Avete Israele da una parte, l'Iran dall'altra, e ora avete la Siria che ha risposto così velocemente [alle richieste di Israele, ndr]: se non vi muovete, il Libano farà di nuovo parte del Bilad Al Sham». Da notare che Barrack ha usato il nome storico della Siria, il «Paese del Levante» di cui il Libano era parte prima che il colonialismo occidentale separasse le due entità nazionali. «I siriani dicono che il Libano è la loro spiaggia, dunque occorre che i libanesi si muovano» ha concluso l'inviato USA.
Le parole di Barrack, oltre a suonare come una vera e propria minaccia (l'inviato è poi tornato sui suoi passi, rettificando le sue dichiarazioni) sembrano confermare le indiscrezioni che circolavano da giorni, secondo cui il patto di sicurezza tra Israele e la Siria vincolerebbe al Charaa ad attaccare il Libano a fianco di Israele qualora il Paese rifiutasse di aderire agli Accordi di Abramo. In cambio, la Siria otterrebbe la porzione di territorio libanese tra la valle della Bekaa e la città sunnita di Tripoli. Nelle sue dichiarazioni pubbliche Barrack si è spinto molto oltre, prefigurando un Libano sottomesso in toto al dominio siriano. Secondo le stesse indiscrezioni, il patto con Israele impegnerebbe inoltre il governo di Al Charaa ad alimentare per conto di Israele nuovi conflitti che, dopo il Libano, potrebbero estendersi in seconda battuta all'Iraq. Secondo informazioni riservate trapelate da «autorità irachene di alto rango», esisterebbe un piano israeliano per attaccare l'Iraq in collaborazione con le milizie di Al Charaa. Il piano porterebbe alla sostituzione del governo attuale con un «governo di salvezza nazionale» imposto con le armi.
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