Sinodo tedesco: la "rivoluzione soft" di Wilmer
Il presule, potenziale "custode dell'ortodossia", per ora veglia che la marcia inarrestabile del Synodaler Weg non venga intralciata da chi ha troppa fretta. Ma la via è tracciata, indietro non si torna.
Un invito a placare gli animi sinodali giunge da uno dei rappresentanti più in vista: il vescovo di Hildesheim, mons. Heiner Wilmer, già al centro di controversie per la ventilata nomina a capo del dicastero per la Dottrina della Fede – nomina in contrasto con certe sue posizioni e prassi non proprio da "custode dell'ortodossia".
«Io sono decisamente favorevole a un rinnovamento. Dobbiamo andare avanti, ma siamo troppo impazienti. In Germania, a volte, manca il lungo respiro. Manca la disponibilità a riconoscere che non tutto può essere realizzato nell’arco della propria vita», ha detto al Rheinische Post (in italiano su Settimana News). Insomma, il disegno del presule si estende fino alla terza e alla quarta generazione, diremmo in termini biblici. E la fretta di ottenere "tutto e subito" rischierebbe di frenare quella rivoluzione che in Germania pare irreversibile.
Il Synodaler Weg «ci ha definitivamente cambiati, non importa come e dove finisca. La Chiesa cattolica in Germania già ora è diversa, e continuerà a cambiare». Indietro non si torna, insomma, pena il passare per "indietristi" (uno degli insulti più in voga ultimamente tra le sacre mura). In quale direzione porti questo cambiamento non è chiaro. O forse lo hanno capito le quattro delegate che recentemente hanno lasciato il sinodo per ... restare cattoliche.