Sinodo in chiusura, scontro su celibato e rito amazzonico
Ancora una volta al briefing hanno parlato suore e vescovi favorevoli a diaconato femminile e viri probati. Ma in una intervista il cardinale Stella frena sull'ordinazione di uomini sposati e sul rito amazzonico.
Battute finali per il Sinodo sull'Amazzonia iniziato lo scorso 6 ottobre. Ieri è stata la giornata dell'elezione dei membri del Consiglio post-sinodale. Durante la 15 ͣ Congregazione generale di ieri pomeriggio, inoltre, è stato letto il documento finale - redatto in spagnolo - che sarà messo ai voti oggi. Ognuno dei Paesi abbracciati dall'Amazzonia può vantare un membro eletto, col Brasile che ne ha quattro e Bolivia e Perù due.
Intanto, nel briefing quotidiano, la suora ecuadoregna Inés Azucena Zambrano Jara, delle Missionarie di Maria Immacolata e di S. Caterina da Siena, ha lodato l'atmosfera che ha regnato in queste settimane di lavori e la testimonianza di umiltà fornita da papa Francesco. "L'ho visto - ha detto la religiosa, raccontando un episodio avvenuto in aula - inclinare la sua testa e permettere a due indigeni di dare a lui una benedizione; un gesto di evangelizzazione". La suora, che opera in Colombia e che partecipa come uditrice, si è definita una "madre sinodale", ha ringraziato la Repam ed ha manifestato il suo apprezzamento per la firma del nuovo Patto delle Catacombe andata in scena la scorsa domenica al fine di rinnovare l'opzione preferenziale per i poveri della Chiesa. Da parte sua, poi, una dichiarazione di sostegno all'introduzione del diaconato femminile che - a suo dire - "riconfermerebbe la nostra identità, la nostra natura battesimale".
All'incontro con la stampa ha partecipato anche padre Miguel Heinz, presidente di Adveniat, l'organizzazione dell'episcopato tedesco operante in Sud America e main sponsor di questo cammino sinodale sin dai preparativi. Nel suo intervento, padre Heinz ha puntato l'indice contro lo stile di vita europeo per sottolineare la necessità di un'ecologia integrale: "Se il mondo intero vivesse come noi europei - ha detto il sacerdote - il pianeta non esisterebbe più". Mentre, sull'attività di Adveniat, sollecitato da una domanda, il presidente ha confermato che l'organizzazione ha finanziato le iniziative della Repam ed attualmente sta facendo lo stesso per lo svolgimento di un workshop di comunicazione.
Nel momento dedicato alle domande dei giornalisti si è tornato a parlare della cerimonia avvenuta nei Giardini vaticani lo scorso 4 ottobre. Il vaticanista Sandro Magister ha chiesto a Nicolau Nascimento de Paiva, coordinatore della Caic (chiesa evangelica della Confessione Luterana in Brasile), se è vero che le immagini del discusso evento che ha avuto luogo tre settimane fa alla presenza del Santo Padre vengano utilizzate dalle sette pentecostali brasiliane per accusare i cattolici di idolatria. Prima di lasciare la parola al pastore luterano, Paolo Ruffini, prefetto del Dicastero per la comunicazione della Santa Sede, ha voluto puntualizzare che durante quella cerimonia - a differenza da quanto sostenuto da Magister - non sarebbero avvenute prostrazioni, invitando i giornalisti ad essere "rigorosi con cose avvenute davanti alle telecamere". L'osservazione dell'ex direttore di Rai3 ha provocato l'applauso - onestamente poco elegante - di alcuni dei giornalisti presenti in sala, a cui si è unita anche la vice direttrice e moderatrice del briefing, Cristiane Murray.
Qualche fastidio non è mancato neppure per la domanda di Diane Montagna, corrispondente per LifeSiteNews, che a monsignor Evaristo Pascoal Spengler, vescovo prelato di Marajó, ha chiesto conto di un incontro dei vescovi con rappresentanti dei partiti comunisti e socialisti brasiliani. Cristiane Murray ha ricordato al pastore francescano che, trattandosi di un evento che non riguardava il Sinodo, avrebbe potuto anche non rispondere. Monsignor Spengler ha preferito, in ogni caso, precisare che il dialogo con rappresentanti politici va inquadrato nell'ambito della presentazione di una lettera con cui i vescovi brasiliani hanno voluto denunciare alla Camera dei Deputati di Brasilia una serie di situazioni persecutorie presenti in Amazzonia e di cui sarebbero oggetto i promotori dei diritti umani. Il prelato francescano si è anche espresso in favore dell'ordinazione delle diaconesse, sostenendo che “già Benedetto XVI aveva slegato il ministero delle donne da Cristo; canonicamente già esiste un cammino della donna come diacono, non come presbitero”. Non si è spinto, però, a prevedere che questa proposta raccoglierà il consenso della maggioranza dei padri sinodali in assemblea, limitandosi a dirsi fiducioso nell'azione dello Spirito Santo.
Sempre ieri, intanto, sul tema del celibato sacerdotale sono arrivate le importanti parole del cardinale Beniamino Stella che in un'intervista a Vatican News ha ricordato che "la vocazione nella Chiesa latina propone l’impegno celibatario", invocando maggiore discernimento per l'ammissione ai seminari e agli ordini sacri: "Io penso - ha dichiarato il porporato italiano - che ci debba essere una valutazione serena delle caratteristiche personali, della storia personale di ognuno in modo che questo dono, che il Signore accompagna con la chiamata al sacerdozio, sia esaminato con obiettività per capire se ci sono i presupposti di equilibrio, di disciplina, di maturità. In particolare maturità affettiva che significa la capacità interiore di saper fare le scelte giuste anche nei momenti dove sopraggiunge la tentazione". E sulla possibilità dell'istituzione dei viri probati motivata dalla particolare realtà amazzonica, il prefetto della Congregazione per il Clero ha evocato l'esempio africano che smentisce le tesi di chi, ad esempio, per giustificare la novità aveva tirato in ballo il fatto che gli indios non capirebbero il celibato.
"In Africa - ha detto Stella - i primi missionari pensarono che gli africani non sarebbero stati capaci di vivere la scelta celibataria, dono di Dio. Invece, fecero una grande scommessa sulla natura umana e sulla grazia di Dio: oggi abbiamo un clero africano che vive il celibato, abbiamo una bella famiglia episcopale". Con realismo e senza nascondere quelle che ha definito "zone d'ombra", il cardinale italiano ha dichiarato di non capire "perché in Amazzonia questa proposta celibataria non possa essere fatta". Il porporato ha invitato la Chiesa ad essere meno timida su questo punto e a parlare ai giovani dell'Amazzonia di "queste scelte profondamente radicali ed evangeliche" e a dare loro "gli strumenti affinché la proposta del celibato sia vissuta, sia protetta, sia custodita, sia celebrata".
E nella stessa intervista a Vatican News, il prefetto della Congregazione per il Clero non ha mancato di far presente alcune sue perplessità sulla questione del cosiddetto "rito amazzonico", uno dei punti più discussi dei lavori dell'Assemblea speciale dei vescovi in corso: "Occorre tenere conto - ha affermato il cardinale Stella - che un rito rappresenta una storia di secoli, una spiritualità, una cultura, una tradizione. C’è molto cammino ancora da fare. In questo ambito, personalmente, sarei attento, prudente, anche perché c’è una grande diversità in Amazzonia. Esistono decine di lingue, centinaia di etnie: alla fine che cosa diventerebbe il ‘rito amazzonico’?".