Signore e dà la vita – Il testo del video
Tra i principali attributi dello Spirito Santo abbiamo quelli di Signore e Vivificatore (Dóminum et Vivificántem), affermati pure nel Credo, nonché quello di Creatore. Titoli e attributi: quale differenza? Attributi delle persone della SS. Trinità e ragioni di convenienza.
Continuiamo le catechesi sullo Spirito Santo. La scorsa volta abbiamo visto i titoli che si attribuiscono allo Spirito Santo e, più in generale, abbiamo considerato che cosa è un titolo in riferimento alle persone della Santissima Trinità. Per quanto riguarda lo Spirito Santo, abbiamo detto che i titoli propri, in virtù del tipo di processione che lo Spirito Santo ha nella Trinità, sono quelli di Amore e Dono.
Oggi vediamo invece le attribuzioni che si danno allo Spirito Santo, traendole da fonti solide della nostra fede, in primis il Credo, dove noi diciamo: «Credo nello Spirito Santo, che è Signore e dà la vita», Dóminum et Vivificántem. Sono due attributi che applichiamo allo Spirito Santo. Ancora, lo chiamiamo Creatore: pensiamo al famoso e bellissimo inno che si utilizza soprattutto nell’Ufficio di Pentecoste, ma che in generale è una preghiera comune nella Chiesa, ossia il Veni, Creátor Spíritus. Dunque allo Spirito Santo si attribuisce anche l’attributo di Creatore.
Prima di entrare in questo tema, è necessaria una premessa. Se riflettete su quello che ho appena detto, dovrebbe sorgervi una domanda: che differenza c’è tra il titolo e l’attribuzione? È la stessa cosa dire che il titolo dello Spirito Santo è Amore e Dono e dire che lo Spirito Santo è Signore, Creatore, Vivificatore? No, non è la stessa cosa. Facciamo un velocissimo passo indietro. Abbiamo visto che ciò che distingue tra loro le persone della Trinità è la relazione, cioè la relazione di opposizione tra le persone. Questo tipo di relazione nasce evidentemente dalla processione: il Padre è il principio che non procede da nulla; il Figlio, invece, è Colui che procede dal Padre per atto intellettivo e questa processione è chiamata propriamente generazione; lo Spirito Santo procede dal Padre e dal Figlio con atto volitivo.
Queste distinzioni danno origine alla diversità dei titoli. Quindi, i titoli hanno a che fare con le proprietà delle persone, si tratta cioè di qualcosa che contraddistingue le persone all’interno della Santissima Trinità. E dunque, abbiamo la processione, la proprietà di una data persona della Santissima Trinità – ad esempio la proprietà del Figlio è quella di essere generato dal Padre e di spirare lo Spirito insieme al Padre –, e poi abbiamo i titoli che identificano queste proprietà. Abbiamo visto, nel caso del Figlio, i titoli di Verbo e Immagine; e nel caso dello Spirito Santo i titoli di Amore e Dono.
Quando però parliamo di Signore, Creatore, Vivificatore, non si tratta di qualche cosa che propriamente possiamo attribuire allo Spirito Santo: in che senso? Nel senso che noi possiamo, anzi dobbiamo affermare che il Padre e il Figlio sono Creatori, sono Signori e anche loro sono datori di vita; in queste attribuzioni non c’è qualche cosa che le riferisce alla proprietà di quella persona divina specifica. Invece, sono attribuzioni che appartengono alla divinità, all’essenza di Dio, non a qualcosa di specifico della persona divina, bensì a Dio, in quanto uno.
Tuttavia, si attribuisce a una data persona divina qualche cosa – che pure accomuna anche le altre due – “per appropriazione”, come si dice tecnicamente. Cosa vuol dire? Vuol dire che io considero una qualità come comune a tutte e tre le persone in quanto appartenente alla divinità – come il fatto di essere Signore: Signore è il Padre, Signore è il Figlio, Signore è lo Spirito Santo –, e tuttavia la attribuisco in particolare a una persona senza negarla evidentemente alle altre e senza ritenere che questa attribuzione sia qualche cosa che esprime, come il titolo, la peculiarità, la proprietà di quella persona.
Uno potrebbe chiedere: “Ma perché esistono queste attribuzioni se non hanno un fondamento?”. Perché si parla di appropriazione? Perché sono importanti le appropriazioni? Perché la Trinità, il mistero della Trinità eccede la capacità conoscitiva dell’uomo, evidentemente. La eccede in sé stessa, perché sappiamo che abbiamo bisogno dell’annuncio della Rivelazione e del dono della fede per sapere che Dio è uno e trino; ma la eccede anche riguardo alla comprensione dei risvolti di questa verità: è qualche cosa di veramente grande, di eccedente la ragione umana, anche se illuminata dalla fede. Ma le attribuzioni ci aiutano a penetrare il mistero, o meglio ad avvicinarlo, cioè ad avvicinare ciascuna delle persone della Trinità in un modo più intimo, più prossimo, con ragioni di convenienza. Torna questa parolina “magica”, che abbiamo trovato tante volte nei testi di san Tommaso, e che qui è ancora più pertinente. Cosa vuol dire? Vuol dire che quando noi diciamo per esempio che lo Spirito è Creatore non è una evidenza, non è neanche una dimostrazione, è qualche cosa che affermiamo con ragioni di convenienza. Qual è il principio di una corretta appropriazione e quindi il principio della corretta applicazione di questa ragione di convenienza? È una certa somiglianza, una certa affinità di quell’attributo con la proprietà di quella persona, per cui le si attribuisce per convenienza un certo attributo.
Facciamo degli esempi. Noi sappiamo che la proprietà del Padre è quella di essere principio senza principio. Il Figlio e lo Spirito Santo non sono un principio senza principio, perché il Figlio è generato e lo Spirito Santo procede; invece, il Padre è principio senza principio, è il principio da cui procedono le altre due persone della Trinità. Per questa proprietà della sua persona che lo distingue dalle altre, noi gli attribuiamo l’attributo di “potenza”. In realtà anche il Figlio e lo Spirito Santo sono potenza, in quanto Dio è potenza, ma all’interno della Trinità si attribuisce al Padre, per maggiore affinità alle sue proprietà, l’essere potenza, senza negarlo delle altre persone divine.
Noi diciamo che il Figlio è Sapienza, ma è chiaro che anche il Padre e lo Spirito Santo sono Sapienza, perché Dio è Sapienza. Ma attribuiamo questo attributo in modo più conveniente al Figlio, perché Lui procede dal Padre come Verbo; ricordate che il Padre pensa, dice e così genera il Verbo. Essendo il Figlio Colui che procede nell’ordine intellettivo, l’attributo di Sapienza gli conviene in modo più affine che non alle altre due persone divine, che pure sono Sapienza in quanto Dio, perché Dio è Sapienza.
Allo Spirito Santo si attribuisce anche la Bontà, ma è evidente che anche il Padre e il Figlio sono la Bontà, perché Dio è il Buono, Dio è la Bontà. E tuttavia lo si attribuisce con più convenienza, conveniénter, allo Spirito Santo, perché procede dall’atto volitivo. Essendo il bene il fine della volontà, essendo lo Spirito Santo il frutto dell’atto volitivo del Padre e del Figlio, ecco che gli si addice in modo più conveniente la Bontà. Questa è la grande premessa fondamentale per capire perché allo Spirito Santo vengono attribuite, con maggiore convenienza, le qualità di Creatore, Signore e Datore di vita. Questo è il tema. Questa premessa era necessaria per capire la distinzione tra titolo, attributo, proprietà.
Andiamo a vedere che cosa ci dice san Tommaso al riguardo, attingendo stavolta non alla Summa Theologiæ, bensì alla Summa contra Gentiles. È una scelta mia perché nell’immensa opera di Tommaso ci sono tantissimi testi utili, ma nella Summa contra Gentiles mi pare che il tema sia più sistematizzato e soprattutto ci aiuta a capire, a spiegare l’attribuzione di Signore e di Datore di vita che troviamo nel Credo, come anche quello di Creatore che troviamo nel Veni, Creátor e non solo.
Nella Summa contra Gentiles, al capitolo 20, san Tommaso desume degli attributi dalle Scritture. E cerca di spiegare perché questi attributi, che le Scritture danno allo Spirito Santo, effettivamente convengono, rispondono al principio di convenienza a cui abbiamo accennato. La prima riflessione che san Tommaso fa in questo testo riguarda il Salmo 103, dove si dice: «Manda il tuo Spirito e tutto sarà creato, rinnoverai la faccia della terra» (Sal 103, 30). Un versetto molto noto, molto conosciuto, che si utilizza anche nell’Ufficio delle Ore e nella liturgia dello Spirito Santo: Emítte Spíritum tuum et creabúntur, et renovábis fáciem terræ.
Ora, questo passo, «manda il tuo Spirito e tutto sarà creato», vuol dire attribuire allo Spirito in particolare la qualità di Creatore. E san Tommaso dice: «L’amore con cui Dio ama la sua propria bontà è la causa della creazione delle cose. Ora, lo Spirito Santo procede come l’amore col quale Dio ama sé stesso. Dunque, lo Spirito Santo è il principio della creazione delle cose». Riassumiamo. La scorsa volta abbiamo visto che Dio ama ed ecco lo Spirito Santo; cioè, Dio vuole, con un atto d’amore, e lo Spirito Santo viene spirato con questo atto d’amore. Lo Spirito Santo, ci dice Tommaso, «procede come l’amore col quale Dio ama sé stesso». Dall’altra parte, sappiamo che anche la creazione non è altro che un atto d’amore. Dunque, notate questa affinità: lo Spirito Santo viene fuori da un atto d’amore, intratrinitario, eterno, non quindi per creazione, non secondo un prima e un poi. La creazione esce da un atto d’amore di Dio, ma questa volta con un prima e un poi; quindi non è la stessa cosa dell’atto d’amore da cui viene fuori lo Spirito Santo. E tuttavia c’è un’affinità e per questa ragione lo Spirito Santo è detto Creatore, precisamente perché l’amore è principio di tutta la creazione.
In secondo luogo, noi troviamo che lo Spirito Santo, in un testo della Scrittura, è inteso anche come principio in qualche modo del movimento, ma non semplicemente del movimento locale, bensì del divenire, dell’inizio per cui le cose divengono, iniziano a divenire. Il riferimento è a Genesi 1, 2 dove troviamo che lo Spirito Santo si libra sulle acque, quasi in una sorta di incubazione. Questo testo, ci dice san Tommaso, indica in qualche modo lo Spirito Santo come principio del movimento, del divenire. Ricordate che la creazione è coestensiva al movimento, al divenire: dove c’è movimento, dove c’è divenire, dove c’è mutazione sotto diversi aspetti – temporale, spaziale, della nostra natura (non nel senso che cambiamo la natura, ma essa conosce uno sviluppo, dall’embrione al feto, poi nasciamo, eccetera) – c’è creazione.
Dice Tommaso: «Lo Spirito Santo procede come amore. E l’amore è dotato di un certo impulso e movimento». Che cos’è l’amore? È il tendere della volontà verso: l’amore è impulso, l’amore è movimento, mentre l’atto intellettivo non è un “uscire da sé”, quanto piuttosto un permettere alla realtà di “entrare in sé”. «Bisogna quindi attribuire propriamente allo Spirito Santo il movimento che Dio comunica alle cose. Secondo sant’Agostino, per “acque” [il riferimento è al cap. 1 della Genesi] qui si deve intendere la materia prima sulla quale si dice che lo Spirito del Signore si librava non come soggetto al moto, ma come principio del movimento». Lo Spirito Santo si libra sulle acque e dà a loro il movimento, per cui esse iniziano in qualche modo il processo caratteristico della creazione che è il movimento. Perché si attribuisce questo allo Spirito Santo? Perché essendo Colui che procede dall’atto volitivo, dunque dall’amore, come amore, indica tensione, movimento, il tendere a.
Ancora, possiamo dire che l’altro attributo dello Spirito Santo, cioè l’essere Vivificatore, lo ritroviamo in questo: l’essere movimento è ciò che dà vita: dove c’è vita, c’è movimento e dunque qui si vede meglio l’aspetto dell’essere il Vivificatore; nel governo, invece, che pure ha a che fare chiaramente con la vita, si vede maggiormente il suo essere Signore. Vediamo perché. Spiega Tommaso: «Il governo delle cose da parte di Dio bisogna concepirlo come un certo impulso con cui lui dirige e mette in movimento tutti gli esseri verso il loro fine. Quindi, se l’impulso e la mozione a causa dell’amore spettano allo Spirito Santo, conviene attribuirgli il governo e lo sviluppo degli esseri». Quindi, non solo il movimento, l’impulso, la vita, ma anche la conduzione di questa vita verso il suo fine, da cui il governo appunto e il titolo di Signore. Il testo scritturistico che san Tommaso chiama a supporto è il Salmo 142, 10: «Il tuo spirito buono mi conduce per la retta via», a indicare questo “ruolo” dello Spirito Santo.
Dunque, abbiamo visto il suo essere Creatore, il suo essere principio del movimento, e quindi datore di vita, e il suo essere Signore che governa la creazione, conducendola al suo fine. San Tommaso, sempre in questo testo nel cap. 20 della Summa contra Gentiles, conclude dicendo: «È soprattutto il movimento che esprime la vita. Se dunque a causa dell’amore l’impulso e il movimento appartengono allo Spirito Santo conviene attribuirgli la vita». E poi cita tutta una serie di testi che confermano questo, per esempio il Vangelo di san Giovanni al cap. 6, 63, in cui dice: «È lo Spirito che dà la vita», vivificante. Ezechiele 37, 6 afferma: «Vi darò lo Spirito e vivrete», dunque ancora c’è il legame tra Spirito e vita. Poi, il testo che abbiamo già citato: «Manda il tuo Spirito e tutto sarà creato». Dunque, la creazione è anche il principio della vita. Nel Credo, ricorda Tommaso, confessiamo lo Spirito che «dà la vita». «Ciò concorda d’altra parte col nome stesso di Spirito: soffio. È il soffio vitale diffuso dal principio in tutte le membra che assicura la vita fisica degli esseri viventi».
Dunque, questo testo di san Tommaso ha la virtù di condensare i tre grandi attributi che noi diamo allo Spirito Santo, cioè il fatto di essere Creatore, di essere Signore, come diciamo nel Credo, e di essere Vivificatore. Questi attributi, evidentemente, non sono gli unici, ma sono quelli che troviamo in questi testi particolarmente importanti, fondativi e che ci fanno capire bene questa dinamica delle attribuzioni. E la dinamica delle attribuzioni non è uno “sport” che si fa per piacere, ma è in grado di illuminare maggiormente la persona della Trinità a cui si attribuisce un dato attributo. Qui comprendiamo, come dice Tommaso, il ruolo dello Spirito Santo all’interno della creazione, cioè quello di essere in fondo il Creatore in quanto principio del movimento, quindi principio della vita, e governatore della creazione, Signore della creazione, in quanto la conduce al suo fine. Dio in quanto tale è Creatore, Signore, Vivificatore, ma in particolare si attribuiscono questi attributi allo Spirito Santo in ragione della maggiore affinità con ciò che è lo Spirito Santo nella Trinità, per la maggiore affinità con la sua processione in quanto amore nella Trinità; amore dice movimento, amore dice tensione verso, amore dice vita, amore dice custodia.
Vedete come pian piano stiamo entrando nel mistero della terza Persona della Santissima Trinità, che qualche volta sembra un po’ più “enigmatica”. In realtà, proprio grazie anche ai titoli e alle attribuzioni, possiamo conoscere meglio lo Spirito Santo. Proseguiremo nell’approfondimento dello Spirito Santo anche vedendo la sua particolare azione nei confronti non solo della creazione in generale, ma anche di noi uomini. Vedremo bene, per esempio, cosa comporta per noi uomini il suo essere Amore e Dono, che sono i due titoli che abbiamo visto la scorsa volta.
Signore e dà la vita
Tra i principali attributi dello Spirito Santo abbiamo quelli di Signore e Vivificatore (Dóminum et Vivificántem), affermati pure nel Credo, nonché quello di Creatore. Titoli e attributi: quale differenza? Attributi delle persone della SS. Trinità e ragioni di convenienza.
Amore e Dono – Il testo del video
Nella Santissima Trinità abbiamo due tipi di processione: di ordine intellettivo e di ordine volitivo. Nel primo caso abbiamo la generazione del Figlio, chiamato anche Verbo e Immagine. Nel secondo, la processione dello Spirito Santo, chiamato con i nomi propri di Amore e Dono. Obiezioni e risposte.
Lo Spirito Santo (II parte) – Il testo del video
Oltre che affermare, come nel Credo, che lo Spirito Santo procede dal Padre e dal Figlio, è corretto anche dire che «procede dal Padre per il Figlio»: la spiegazione di san Tommaso. Il Padre e il Figlio: due persone distinte, unico principio di spirazione.
Lo Spirito Santo – Il testo del video
All’interno della crisi ariana nacque anche l’eresia che negava la divinità dello Spirito Santo. Il dilemma di Eunomio e la risposta di san Gregorio Nazianzeno: la distinzione tra generazione e processione. Le obiezioni al Filioque e le risposte di san Tommaso.

