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la polemica

Sono gli islamici che stanno colonizzando la scuola. Ecco come

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Le parole dell'assessore all'educazione di Reggio Emilia sulla decolonizzazione della scuola italiana. Alcuni insegnanti la difendono parlando addirittura di una teoria pedagogica. Ma se guardiamo ai fatti di cronaca è vero il contrario: è l'Islam che sta colonizzando la scuola italiana.  

Attualità 15_11_2025

Sta facendo discutere il caso dell’assessore alle Politiche Educative di Reggio Emilia, Marwa Mahmoud, islamica di origini egiziane e fedelissima di Elly Schlein che nel 2023 l’ha voluta nella segreteria nazionale Dem, che vuole «decolonizzare la scuola» e «rivedere profondamente il sistema scolastico a partire dal linguaggio che impieghiamo», introducendo accanto all’italiano – fra le altre cose - lo studio delle lingue di origine.

Il caso è esploso in occasione della presentazione del  Dossier statistico immigrazione 2025, svoltasi il 4 novembre in Regione Emilia-Romagna. Ne ha già parlato Andrea Zambrano qualche giorno fa su queste pagine, ma vale la pena tornarci su, perché nel frattempo è stata diffusa una accesa lettera di risposta, da parte di un centinaio di insegnanti, a chi, in seguito al suo intervento, l’ha apertamente contestata.

Facendo leva sulle ormai logore parole d’ordine tipiche della sinistra nostrana, sul complesso di colpa dell’Occidente responsabile di ogni male nei paesi africani di colonizzazione, e su una conoscenza evidentemente limitata delle conseguenze della immigrazione islamica nei nostri paesi, la lettera prende le difese dell’assessore e della sua «affermata teoria pedagogica di tipo sistemico», intesa come un invito all’autoriflessione e al miglioramento collettivo, dato che «i nostri saperi interiorizzati e i curricula scolastici possano riprodurre, involontariamente, gerarchie culturali e prospettive eurocentriche ereditate dal passato».

E’ chiaramente inutile contrapporre, a queste argomentazioni, altre argomentazioni di opposta natura, alimentando solo lo scontro ideologico. Meglio, a questo punto, far parlare i dati e i fatti (si legga, al riguardo, il rapporto annuale dell’Osservatorio Van Thuan “ La guerra demografica. Ci vogliono estinti?”), che mostrano e dimostrano che il problema è esattamente l’opposto di quanto l’assessore, insieme ai suoi supporter, vuole farci credere.

A riguardo proprio dei minori e della loro integrazione nel sistema scolastico, il Ministero dell’Istruzione e del Merito pubblica ogni anno un’analisi dettagliata sulla presenza degli alunni con cittadinanza non italiana, riferita all’anno scolastico di due anni prima. L’ultimo studio pubblicato evidenzia non solo la crescente presenza di studenti di origine migratoria nelle scuole italiane, ma anche le conseguenti difficoltà per l’intero sistema di istruzione.

Nell’anno scolastico 2022/23, il numero di studenti con cittadinanza non italiana è aumentato di 42.500 unità, portando il totale a 914.860, con una crescita percentuale del 4,9% rispetto all’anno precedente. Questo incremento ha portato la percentuale di studenti stranieri all’ 11,2% del totale degli alunni in Italia. Una dimensione cruciale dell’analisi svolta dal Ministero riguarda – guarda caso - il ritardo scolastico, che continua a evidenziare un significativo divario tra studenti italiani e studenti con cittadinanza non italiana, dovuta sia alla forte diversità dei sistemi di istruzione e delle culture di provenienza, sia alla resistenza di tante famiglie straniere ad una effettiva integrazione.

Le difficoltà di apprendimento e di integrazione, tuttavia, non sono le uniche criticità che il sistema scolastico si trova ad affrontare, poiché (e questo è documentato dai fatti di cronaca) a fronte di questa accresciuta presenza straniera, si sta sempre più massicciamente manifestando una diffusa sudditanza psicologica con trattamenti di favore nei confronti dei musulmani, ai quali si concedono nelle scuole spazi e diritti normalmente preclusi ad altri o comunque non previsti dalla vigente legislazione.

Alcuni esempi? Eccoli.

A Monfalcone, ad alcune ragazze è consentito di indossare il niqab (il velo integrale) nelle ore scolastiche: vengono identificate all’ingresso mattutino in una stanza appartata da una bidella e poi si coprono, mostrando di sé solo gli occhi. Oppure, in barba ad ogni regolamentazione scolastica nazionale, si è accordata (o, meglio, accettata supinamente) anche quest’anno la chiusura della scuola Pioltello in occasione della fine del Ramadan, insieme a  concessioni di spazi all’interno delle scuole per raccogliersi in preghiera.

Ha suscitato forti polemiche, nei mesi scorsi, il caso dei bambini della scuola materna paritaria cattolica “Santa Maria delle Vittorie” (Vittorio Veneto) che sono stati portati dalle loro maestre, d’accordo con parroco e genitori, a visitare la moschea di Susegana e, prostrati viso a terra rivolti verso la Mecca, sono stati fatti pregare dall’imam. A partire da settembre 2025, tutte le scuole del primo ciclo di Bologna servono, su richiesta, carne halal  per gli studenti che ne fanno richiesta (nel mondo islamico, la carne halal risponde a criteri religiosi precisi: l’animale deve essere permesso dalla Sharia - quindi, per esempio, non può essere un maiale - il rito di macellazione deve essere compiuto da un musulmano, con una preghiera rituale e un taglio netto alla gola per recidere vene, arterie e trachea). E’ di questi ultimi giorni la notizia dell’apertura, a Brescia, di una scuola coranica  per i bambini  che troverà sede nel centro della città (vale la pena ricordare che il Corano non è solo un testo religioso ma è la fonte principale del diritto islamico. Ad esempio, tra le varie pene prevede anche le mutilazioni e la morte, pene che contrastano con il nostro ordinamento).

Anche nelle Università, dove la presenza di studenti musulmani è rilevante, si verificano episodi di “invadenza” dell’Islam, come ad esempio è accaduto nel maggio scorso a Torino, nella sede delle facoltà umanistiche, dove per quasi un'ora l'imam Brahim Baya ha potuto predicare indisturbato davanti a qualche decina di studenti in uno spazio occupato della struttura. Ed è notizia fresca l’apertura, per la prima volta in Italia, di  uno spazio di culto per i fedeli musulmani presso una sede universitaria, come è accaduto all’università Magna Graecia di Catanzaro. Il luogo di preghiera è stato realizzato all’interno dell’edificio delle Bioscienze ed è nato da una convenzione tra l’ateneo e l’associazione musulmana di Catanzaro «Dar Assalam Odv», che da anni offre assistenza spirituale ai fedeli islamici, anche in ambito ospedaliero, attraverso imam e guide religiose.

Tutto questo, mentre si contesta la presenza del crocifisso nelle aule e si nega ai sacerdoti cattolici la possibilità di entrare nelle scuole per la benedizione pasquale. Crocifisso no perché è offensivo; mezzaluna sì perché è inclusiva. E sono solo alcuni fra i tanti casi analoghi che si potrebbero citare.

Cultura colonialista? I fatti, evidentemente, dicono ben altro. La sensazione è che si  stia gradualmente realizzando, in realtà, quel processo di sostituzione etnica e culturale ipotizzato in questi ultimi anni da numerosi analisti e irriso puntualmente dai partiti di sinistra, che accusano di complottismo chi ne parla. La conferma che non si tratta affatto di complottismo, tuttavia, è nella parole stesse di un autorevole personaggio musulmano, che in occasione di un incontro ufficiale sul dialogo islamo-cristiano, rivolgendosi ai partecipanti cristiani, disse a un certo punto con calma e sicurezza: «Grazie alle vostre leggi democratiche vi invaderemo; grazie alle nostre leggi religiose vi domineremo».

Quello che i valenti docenti estensori della lettera non sanno, o fanno finta di non capire, è che l'islam moderato non esiste (esistono degli islamici moderati) e che più potere gli diamo più ci sottometteranno, perché questo è il loro DNA religioso, politico e sociale; fanno quello che per loro è giusto e non rinunceranno (ricordiamo ancora una volta che la parola Islam significa letteralmente "sottomissione a Dio", e che per i musulmani religione e politica coincidono). Si guardi, in proposito, la testimonianza di Fatima, ex musulmana, sui pericoli legati all'Islam radicale, resa durante la trasmissione Fuori dal coro, oppure il video del  deputato della Lega al Parlamento Europeo, Anna Cisint, sulla doppia faccia dell’Islam radicale.

Se poi si trovano di fronte a popoli e governi mollicci, capaci persino di mettere i propri oratori nelle mani di animatori musulmani, che in nome di un bieco buonismo, sostenuto da insipienza o fantasiosi calcoli di natura politica, hanno deciso di segare il ramo su cui è seduta la nostra civiltà, ben venga: la strada è spianata.

Non abbiamo bisogno di teorie pedagogiche per decolonizzare la scuola. Quello che occorre davvero è una nuova evangelizzazione del continente Europeo, sempre più invaso dalla immigrazione da paesi islamici ed immerso, da parte sua, nel nulla del relativismo e dell’indifferentismo religioso. Come profeticamente disse mons. Biffi «ciò che mi pare senza avvenire è la “cultura del niente“, della libertà senza limiti e senza contenuti, dello scetticismo vantato come conquista intellettuale, che sembra essere l'atteggiamento largamente dominante nei popoli europei, più o meno tutti ricchi di mezzi e poveri di verità. Io penso che l'Europa o ridiventerà cristiana o diventerà musulmana». Prima che sia troppo tardi.