Schegge di vangelo a cura di don Stefano Bimbi
porno, tv e indottrinamento

Siffredi testimonial di Vespa per l'obbligo di educazione sessuale di Stato

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Dopo la "santificazione" nei format minori, il servizio pubblico Rai consacra Rocco Siffredi a Porta a Porta, presentandolo come testimonial dell'educazione sessuale di Stato obbligatoria, che si contrapponga all'industria del porno senza regole. Che a lui fa concorrenza.

Educazione 01_06_2024

In oltre 20 anni di trasmissione, Porta a Porta ha conquistato sul campo l’appellativo di terza Camera: l’ospitata da Bruno Vespa, per politici o personaggi dello spettacolo, li inquadra dentro una cornice istituzionale, autorevole, importante. Lo scadimento di qualità del format Rai, già visto all’opera durante la pandemia, ha toccato il suo punto più basso nella puntata andata in onda il 29 maggio, con accenti drammaticamente preoccupanti, uniti a una buona dose di squallore televisivo.

Ospite d’onore, con tanto di immancabile intervista vis a vis, Rocco Siffredi, che da diversi mesi, come abbiamo documentato, sta scalando i palinsesti presentandosi come il moralizzatore del porno e l’ambasciatore di una nuova educazione sessuale da offrire ai minori. Dalle trasmissioni del pomeriggio ad usum casalinga fino ai programmi più giovanili (Diaco, la fisica dell'amore), persino in versione famigliare (Cattelan) e romantica (Belve, Fagnani) l’altra sera il servizio pubblico televisivo ha definitivamente consacrato il re del porno che nella sua seconda vita, abbandonato il set, sta portando avanti i suoi affari nel mondo dell’hard con la sua Academy rivolta a tutti quei giovani che vogliono diventare attori o registi hard. 

Trasmissione squallida, dicevamo e non ovviamente per le immagini trasmesse, anzi, tutto rigorosamente censurato, ma per il messaggio che si ricava dopo aver assistito all’oretta e passa di monologo indisturbato di Siffredi, tra sorrisetti allusivi e battutine da caserma per rendere il tutto pop.

Domande scomode? Nessuna. Analisi dei problemi che la pornografia produce negli utenti e nei lavoratori di questo redditizio mercato? Ma neanche per idea.

Tutti, da Vespa agli ospiti, il sessuologo Emmanuele Iannini, la psicoterapeuta Stefania Andreoli, passando per l’attrice Barbara Bouchet e la giornalista Concita Borrelli, seduti come personaggi di contorno senza nessuna intenzione di disturbare la consacrazione in atto di Rocco ormai visto come un eroe nazionale. Anzi, per confermarlo in quella che da qualche tempo a questa parte sembra essere la sua battaglia e che Porta a Porta, dandogli una platea così vasta, ha deciso di sposare: contro l’industria pornografica ci vuole maggiore educazione sessuale a scuola.

Sembrerà un controsenso, ma il ragionamento è sottilmente diabolico e l’obiettivo è proprio questo: Siffredi si presenta come il personaggio che ce l’ha fatta, che non rinnega il business che ha creato, anzi, che riconosce come nella pornografia ci sia anche una buona dose di violenza, che ama sua moglie e che ha fatto tutto come finzione.

Parallelamente, però, deve scagliarsi contro i colossi del web, che hanno sdoganato il porno rendendolo estremamente accessibile ai minori attraverso gli smartphone e una legislazione che fa acqua. Perché, evidentemente, gli creano una concorrenza sleale e di bassa qualità attorno. La pornografia, dunque, non è vista come un male in sé, un gorgo capace di risucchiare nella depressione e fino al suicidio, che costruisce un’identità fragile e uno sguardo sulla sessualità utilitaristico e immorale. Non è una piaga sociale, che distrugge le capacità relazionali dei maschi ed esalta una inquietante imprenditorialità femminile nelle piattaforme come Onlyfans più vicina alla prostituzione che alla libera espressione dei propri istinti.

No – stando al ragionamento di Siffredi, sposato da Vespa e dai suoi ospiti, a fare male è solo la pornografia libera e non controllata. Ma quella che ha fatto lui in tutti questi anni è invece buona, perché a pagamento o ristretta dentro i confini di un proibito, che lui, diventando un personaggio osannato dal mondo dello spettacolo, ha contribuito a sdoganare e a rendere accessibile a tutti.

Ne consegue così che il rimedio all’esplosione dei siti porno non è una guerra senza quartiere all’hard – no, siamo nella società liberista, non si può vietare - ma offrire un’educazione sessuale scolastica fatta fin da bambini in modo che sappiano, sotto l’egida di “esperti” preparati, affrontare le questioni intime.

E qui entra in scena Rocco Siffredi, che si fa portavoce di questa necessità di parlare di più nelle scuole di sesso e affini. Un’impostazione da scuola prussiana, dove lo Stato deve indottrinare i bambini non più alla guerra sul campo, ma a quella sotto le lenzuola, che non deve conoscere ostacoli. Neppure in famiglia.

C’è chi, è il caso della psicoterapeuta, ha persino criticato, sotto lo sguardo compiaciuto di Rocco, «quei genitori appropriativi che vorrebbero essere loro a fare educazione sessuale ai loro figli e sono terrorizzati da quello che la scuola potrebbe insegnare loro, per esempio, perché credono che esista questa fantomatica, in realtà inesistente teoria del gender, che vuole eliminare il maschile e il femminile e far diventare tutti omosessuali».

E chi, come Iannini, ha illustrato il progetto che verrà presentato il 5 giugno – quando si dice il tempismo – in Senato e che vede protagonista un consorzio di “esperti” che sotto l’egida dell’Ordine dei medici, quello degli psicologi e l’Università di Tor Vergata è intitolato “Educazione sessuale nelle scuole primarie e secondarie”.  

Ecco svelata così la messa in scena, che qualche senatore sicuramente si farà carico di sposare fino a farlo entrare nell’agenda politica: il problema della pornografia non è nell’hard in sé, ma nel fatto che sottrae allo Stato il controllo della sessualità nei minori. Né siti né genitori, dunque: l’educazione dei consumatori sessuali delle prossime generazioni deve essere sotto l’egida del servizio pubblico.

A nessuno ovviamente è venuto in mente che, esponendo i bambini a questa ipersessualizzazione, le ricadute saranno tragiche, come chi è impegnato in questo campo da anni grida senza essere ascoltato, vedi ad esempio don Fortunato di Noto perché l’ipersessualizzazione porta con sé anche la pedofilia, insieme a una serie infinita di deficit educativi, umani, culturali e relazionali.

Rocco Siffredi, però, ne è il testimonial, e così ci guadagnano tutti: lo Stato che ha la possibilità di esercitare un nuovo controllo educativo sui bambini e Siffredi, che ripulito degli eccessi del proibito, si presenta come il lupo travestito da nonna di Cappuccetto rosso. La Rai, Bruno Vespa e compagnia, invece di esercitare il loro ruolo critico, fanno da megafono a questa ennesima rivoluzione.



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