Sì, ma anche no: la tesi Buttiglione non regge
I dubia inviati al Papa hanno provocato reazioni stizzite di sedicenti professori che, senza entrare nel merito, hanno accusato i cardinali di dividere la Chiesa. Diverso il caso di Rocco Buttiglione che ha proposto una sua tesi argomentata e filosofica per arrivare a rispondere a tutti e quattro i dubia: sì. Ma la tesi ha dei difetti di fondo: eccoli.
I “dubia” inviati al Papa da quattro cardinali, per «fare chiarezza» sulle «interpretazioni contrastanti del capitolo ottavo di "Amoris laetitia"», non hanno mancato di sollevare risposte o reazioni. Molte di queste sono state abbastanza stizzite, come ad esempio quella offerta da tale professor Andrea Grillo (insegna al Sant'Anselmo di Roma), che su un blog periferico della Rai Tv riduce i quattro cardinali a quattro vecchi capaci solo di argomentazioni «talmente vecchie che non costituiscono un problema», anzi sono arroganti che fingono di non aver capito. Un altro professore, Alberto Melloni, dalle colonne di Repubblica conclude degnamente il Giubileo della Misericordia parlando anche dei “dubia” dei quattro cardinali, dicendo che «chi porta attacchi come questo non è un "scontento" o un "oppositore" ma qualcuno che punta a "dividere" la chiesa. Il che nel diritto canonico è un crimine, punibile».
L'INTERPRETAZIONE DI ROCCO BUTTIGLIONE
In questo balletto delle reazioni sembra brillare per approfondimento e compostezza quella offerta dal professor Rocco Buttiglione, già consigliere di san Giovanni Paolo II, sul portale de La Stampa Vatican Insider.
Tuttavia ad una lettura attenta non manca di sollevare qualche problema. Perchè da tutto il contesto pare che l'argomentare patisca di un piccolo difetto previo. E cioè che i quattro Cardinali non siano stati bravi, e non siano andati al Catechismo. Ignorano la distinzione fra atto cattivo e imputabilità soggettiva, ed anche le condizioni necessarie per commettere un peccato mortale: materia grave, piena avvertenza, e deliberato consenso. Perché la argomentazione cardine che sostiene le risposte ai dubia del professore è quella della distinzione tra oggettività del peccato e imputabilità soggettiva, una distinzione che gli permette di rispondere sì al primo dubium; quello che si propone di assolvere coloro che, pur legati da un precedente matrimonio, convivano more uxorio ed abbiano rapporti sessuali tra loro.
IL PRIMO DUBIUM: SI, MA ANCHE NO?
La questione posta dal primo dubium però sembra non vertere sulla distinzione fra peccato e colpa soggettiva, e sulle cause che diminuiscono o annullano la imputabilità soggettiva. La questione ridotta all’osso è la seguente: se il divorziato risposato ritiene che la legge evangelica dell’indissolubilità non fa al suo caso, e pertanto ritiene di essere legittimato a vivere more uxorio con il partner, il confessore agisce prudentemente se lo assolve e gli dichiara che può accostarsi all’Eucarestia, lasciandolo nella sua coscienza invincibilmente erronea?
Ora molti hanno interpretato Amoris laetitia nel senso della risposta affermativa alla domanda. Altri hanno dato risposta negativa. Secondo la dottrina sacramentale e la prassi pastorale fino ad ora insegnata e seguita si dovrebbe rispondere negativamente. D'altra parte lo stesso Buttiglione nel suo argomentare prima dice che il confessore può dare l'assoluzione, poi però indica che «bisogna impegnarsi ad uscire dalla condizione di peccato», quindi una volta incontrato il confessore al penitente rimangono sostanzialmente due vie praticabili al convivente more uxorio: o si incammina verso la separazione, oppure si impegna a vivere come fratello e sorella. Cioè quanto già indicava Familiaris consortio al n°84.
CIRCOSTANZE E ADULTERIO
Anche rispetto al secondo dubium il professor Buttiglione sembra passare accanto al problema. La questione è se AL intende che il ragionamento appropriato per le leggi morali positive e per le leggi umane, valga anche per le leggi morali negative, quale per es. “non commettere adulterio”. Si può o non pensare che anche in questo caso, possano darsi circostanze che rendono possibile una eccezione; che si possono avere legittimamente rapporti sessuali con una donna già sposata? E’ possibile dare una risposta alla domanda suddetta diversa da quella data da Veritatis splendor?
IL CANONE 915, IL MATRIMONIO E L'EUCARISTIA
Nella risposta al terzo dubium, ossia se una persona che vive abitualmente in contraddizione con un comandamento della legge di Dio, come ad esempio quello che proibisce l’adulterio (cfr. Mt 19, 3-9), si trova in situazione oggettiva di peccato grave abituale, Buttiglione propone la solita distinzione tra oggettività e imputabilità soggettiva. Per cui risponde di sì, ma con alcune indicazioni/distinguo. Il problema posto dal dubium, invece, è di sapere se stante la condizione pubblica, oggettiva [dunque la questione dell’imputabilità soggettiva non appare pertinente], è possibile l’accesso all’Eucarestia. Il canone citato (n. 915), contrariamente a quello che scrive Buttiglione, non è diritto positivo semplicemente. La Dichiarazione del Pontificio Consiglio per i Testi Legislativi del 2000 dice: «La proibizione fatta nel citato canone, per sua natura, deriva dalla legge divina e trascende l’ambito delle leggi ecclesiastiche positive». Non è solo questione di scandalo, come scrive Buttiglione. Si tratta della relazione intrinseca, non estrinseca posta dalla legge positiva, tra matrimonio ed Eucarestia, come insegna Benedetto XVI in Sacramentum caritatis 28-29. E quindi, «tenuto conto della natura della succitata norma, nessuna autorità ecclesiastica può dispensare in alcun caso da quest'obbligo del ministro della sacra Comunione, né emanare direttive che la contraddicano» (Dichiarazione, n. 4). I quattro Cardinali chiedono se dopo AL tutto questo vale ancora. Rispondere ricorrendo alla distinzione peccato-colpa è rispondere ad una domanda che i quattro non fanno.
EUCARISTIA E CARITA'
Nella risposta al dubium numero 4, ossia quello che chiede se «le circostanze o le intenzioni non potranno mai trasformare un atto intrinsecamente disonesto per il suo oggetto in un atto soggettivamente onesto o difendibile come scelta», Buttiglione considera anche la questione della Eucaristia che, in certe condizioni, può anche essere «una medicina che dà forza nel cammino». Ma, a questo proposito, si può sollevare la considerazione che l’Eucarestia non ha principalmente finalità medicinali, ma unitive. La res del sacramento eucaristico è la carità. I due sacramenti medicinali per il battezzato sono la confessione e l’estrema unzione.
LA COSCIENZA CREATRICE
Il quinto è il dubbio più importante. L’esempio di Zaccheo che propone Buttiglione è fuorviante, perché fa riferimento ad una legge morale positiva: “restituisci il mal tolto”. Proviamo, invece, a fare un esempio che faccia riferimento ad una legge morale negativa. Una giovane vedova versa in condizioni economiche disperate. Per integrare le entrate del suo lavoro diurno, ha deciso che alla sera concede a pagamento prestazioni sessuali. Sentendo annunciare da un sacerdote il Vangelo del matrimonio, entra in un conflitto drammatico di coscienza. Da una parte risuona nella sua coscienza il divino comandamento “non commettere adultero” e “non fornicare”. Dall’altra ci sono i gravi bisogni della sua famiglia. Infine, ella decide che la via più generosa per rispondere alla chiamata di Dio, è di ricevere clienti solo durante i week-end. Ecco un perfetto esempio di coscienza creativa.
La donna considera i comandamenti di Dio referenti importanti per la sua vita, ma ultimamente guarda a fattori più concreti ed esistenziali, «che potrebbero legittimamente fondare delle eccezioni alla regola generale e permettere così di compiere praticamente con buona coscienza, ciò che è qualificato come intrinsecamente cattivo dalla legge morale» [Veritatis splendor 56]. Per quanti propongono l’idea di coscienza creativa, i comandamenti del Signore e il giudizio della coscienza possono essere in tensione o anche in opposizione, mentre la parola finale deve essere della coscienza, la quale decide ultimamente se l’azione è buona, anche se contraria al Comandamento divino. «Su questa base», dice Veritatis splendor, «si pretende di fondare la legittimità di soluzioni cosiddette pastorali contrarie agli insegnamenti del magistero e di giustificare un’ermeneutica ‘creatrice’, secondo la quale la coscienza morale non sarebbe affatto obbligata, in tutti i casi, da un precetto morale negativo» [n°56].
Poiché da alcuni, anche Vescovi, Amoris laetitia è stata interpretata secondo la dottrina della coscienza creativa, dottrina che il Magistero Pontificio ha condannato, data l’enorme importanza della questione, i quattro cardinali chiedono al S. Padre di chiarire.