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EDITORIALE

Sfumature di verità su Famiglia Cristiana

Il settimanale cattolico stronca il film su Pio XII, ma non per la qualità della pellicola bensì per il suo contenuto, ritenuto troppo polemico con certo mondo ebraico. In realtà per alcuni cattolici è insopportabile l'idea che a dover chiedere scusa non sia la Chiesa, ma chi ha calunniato un Papa per oltre 50 anni.

Editoriali 03_03_2015
Papa Pio XII

Se c’è qualcuno che pensa che la “riabilitazione” di Pio XII dia fastidio solo a certi settori dell’ebraismo, dovrebbe leggere il commento a caldo di Famiglia Cristiana dopo la proiezione in anteprima del film di Liana Marabini “Sfumature di verità”, di cui parliamo ampiamente nel primo piano.

Il titolo di Famiglia Cristiana è eloquente: “Un film che fa male alla Chiesa”. Leggendo l’articolo di Alberto Bobbio appare chiaro che quel giudizio non si riferisce alle qualità della pellicola o alla capacità di regista e attori, bensì al contenuto stesso, all’idea che ha spinto alla realizzazione di questo film. Sulla qualità della pellicola si è espresso invece l’Osservatore Romano che l’ha bocciata, denunciandone i limiti artistici non all’altezza della storia e parlando di «prodotto complessivo ingenuo e di conseguenza poco credibile». Giudizio ovviamente opinabile, ma legittimo.

Diverso invece l’attacco di Famiglia Cristiana, che riflette alcuni tic tipici del mondo cattolico. I capi d’accusa sono essenzialmente due: intento polemico nei confronti del mondo ebraico e «pesante attacco a Papa Francesco, senza citarlo». 

Riguardo al primo punto, Bobbio dovrà pure ammettere che tentare di ristabilire la verità intorno a un Papa che è stato ferocemente e volutamente calunniato per 52 anni – e lo è tuttora – senza che questo non risulti anche indirettamente polemico nei confronti dei suoi accusatori, è un po’ difficile. Leggendo l’intervista a Vittorio Messori che pubblichiamo, si riesce almeno ad intuire di quale ingiustizia sia stato vittima un Pontefice che fino al 1963 era stato unanimemente ricordato con gratitudine da tutto il mondo ebraico. La preoccupazione di Bobbio è «il dialogo con l’ebraismo», il cui progredire sarebbe minacciato da questo film. Oltre a dare forse troppa importanza a un’opera cinematografica, c’è da chiedersi se tale dialogo non sia stato più minacciato da chi ha promosso quella campagna infame nei confronti di Pio XII. Forse sarebbe da chiedersi invece come mai dalla metà degli anni ’60 sono state messe a tacere le voci del mondo ebraico che fino a quel momento avevano espresso eterna gratitudine a papa Pacelli. Perché non hanno più parlato? 

E sempre nell’ottica del rapporto con l’ebraismo c’è anche da chiedersi se sia possibile un vero dialogo se si sacrifica la verità. È questo un punto nodale, perché infatti Bobbio accanto alla polemica con certo mondo ebraico lamenta quella contro «coloro che nella Chiesa, secondo la tesi della regista, hanno osteggiato prima la ricerca della verità storica e poi l’avanzamento, per ignavia e per codardia, della causa di beatificazione di Pacelli». Anche qui Famiglia Cristiana dovrà convenire che se in questi 50 e passa anni le calunnie su Pio XII hanno avuto buon gioco, qualche responsabilità nella Chiesa ci sarà pure.

Che in nome del dialogo, non solo la causa di beatificazione, ma la stessa figura di Pacelli sia stata sacrificata almeno da alcuni settori in Vaticano sembra innegabile. È un dato di fatto che ci sono correnti in Vaticano che per l’ansia di raggiungere risultati diplomatici sono disponibili a sacrificare la stessa identità della Chiesa. Non più di pochi giorni fa, ad esempio, l’agenzia cattolica asiatica UcaNews denunciava il fatto che in Segreteria di Stato c’è chi sarebbe disposto a rinunciare al diritto di nomina dei vescovi pur di normalizzare i rapporti con la Cina popolare. E questo è solo l’esempio più recente.

Può essere che, aldilà delle intenzioni, il film della Marabini non sia stato all’altezza delle aspettative ma per certo mondo cattolico quello che è insopportabile è l’idea che la Chiesa sia nel giusto e che a dover chiedere scusa, una volta tanto, siano gli altri.

Quanto poi al secondo punto, ovvero il presunto attacco a papa Francesco, siamo davanti all’ossessione del momento. Papa Francesco nel film non è nominato, ce lo dice lo stesso Bobbio, ma «si insinua nella mente dello spettatore che lui abbia scartato Pio XII dall’elevazione all’onore degli altari». Non possiamo dire con certezza del pensiero della regista, ma gli intoppi sulla strada della beatificazione di papa Pacelli non sono certo nati con il Pontificato di Francesco.

Piuttosto, oggi pare che qualsiasi domanda sollevata su quanto accade nella Chiesa, qualsiasi perplessità su ciò che fanno o affermano alcuni porporati, perfino l’ammirazione per una liturgia più attenta al mistero eucaristico (c’è nel film) diventi immediatamente un «gratuito e pesante attacco alla Chiesa di Francesco». Significativo anche l’uso di questa espressione: siamo stati educati a pensare che la Chiesa sia di Gesù e non di un Papa o dell’altro. In realtà chi si straccia sempre le vesti per presunti attacchi al Papa, non ha realmente intenzione di seguire ciò che Francesco dice e indica, ma di ingabbiarlo nel personaggio che dovrà rivoluzionare la Chiesa secondo il ben noto schema progressista. Non è certo una novità nella lunga storia della Chiesa, ed è nel fallimento di questi tentativi che si vede che a guidarla è lo Spirito Santo.