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Persecuzione continua

Settimana Santa in Nicaragua: stretta di Ortega contro la Chiesa

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Anche per questa Settimana Santa il regime socialista nicaraguense intensifica la repressione contro la Chiesa cattolica. I sacerdoti sono costretti a subire interrogatori settimanali e a consegnare le omelie alla polizia. Vietate celebrazioni e processioni all’aperto.

Libertà religiosa 14_04_2025

Il regime del Nicaragua ha annunciato i suoi piani per celebrare la Settimana Santa nel Paese: ci saranno vacanze per i dipendenti pubblici dall'11 al 22 aprile, ci saranno 14.000 agenti di polizia e più di duemila auto di pattuglia per assicurare il corretto svolgimento di feste e attività culturali nei luoghi di villeggiatura. Appunto: il regime ha volutamente dimenticato che tra le attività in cui sarà garantita la sicurezza non ci saranno le celebrazioni religiose e le processioni, che nella pratica, almeno all’esterno, saranno vietate. «Stiamo preparando programmi estivi che garantiscano che tutti gli aspetti (festival, turismo, tradizioni, legami familiari, comunità e gastronomia) saranno tutelati, in modo che le famiglie di tutto il nostro Paese e i nostri visitatori possano godersi questa Settimana Santa», ha annunciato Rosario Murillo, co-presidente e moglie del tiranno Daniel Ortega.

Sebbene non vi sia un divieto ufficiale, una fonte religiosa consultata dall'agenzia di stampa Infobae ha affermato che le «chiese nicaraguensi sono monitorate da agenti di polizia che piazzano le loro auto di pattuglia nelle vicinanze dei templi e da altri che arrivano, in uniforme o in borghese, per filmare e scattare fotografie all'interno delle chiese». Pare che da quest’anno i sacerdoti abbiano ricevuto una visita ufficiale, solitamente del capo della stazione di polizia locale, che li ha avvertiti che non possono organizzare o partecipare a celebrazioni e processioni pubbliche religiose e che, se lo facessero, verrebbero arrestati, seduta stante.

Dalla Settimana Santa del 2022, il regime di Daniel Ortega e Rosario Murillo ha intensificato la repressione contro la Chiesa cattolica, aumentando progressivamente le operazioni di polizia per limitare le pratiche religiose e perseguitare il clero e i fedeli. Secondo una ricercatrice in esilio, Martha Patricia Molina, quell'anno furono impedite più di 3.000 processioni e attività religiose in tutto il Paese, tra cui la tradizionale Via Crucis e i pellegrinaggi. La stessa Molina ha documentato, nei mesi scorsi, 971 attacchi contro i cattolici in Nicaragua, da aprile 2018 a dicembre 2024. Questi attacchi includono aggressioni fisiche contro leader religiosi, espulsioni, arresti, profanazioni, confische di proprietà ecclesiastiche e distruzioni di luoghi di culto.

Un sacerdote, che ha parlato nei giorni scorsi con la stessa Infobae a condizione dell’anonimato, ha affermato che quest'anno la Settimana Santa sarà «celebrata come negli ultimi anni», con processioni all'interno delle chiese e seguendo le linee guida della polizia «sulla predicazione», che proibiscono di fare riferimento ad argomenti come i diritti umani, la democrazia e la libertà, tra gli altri. Quest’ultima scelta del regime di controllare i testi delle omelie dei sacerdoti cattolici, prima delle celebrazioni o degli incontri religiosi, avvicina il Nicaragua al regime sovietico e alle modalità di persecuzione religiosa degli anni Venti e Trenta in URSS, ai regimi dittatoriali comunisti del secolo scorso e, in larga misura, ripercorre il “modello cinese”, infaustamente approvato dal Vaticano sotto papa Francesco.

Da qualche settimana, i sacerdoti devono presentarsi alle stazioni di polizia per un interrogatorio settimanale e per la revisione delle loro omelie e attività. A confermare questa stretta anche l’ultima relazione sul Nicaragua di Christian Solidarity Worldwide (CSW), un’organizzazione mondiale per il rispetto della libertà religiosa con sede nel Regno Unito. La repressione fa seguito a una dichiarazione rilasciata a febbraio dal governo nicaraguense, in cui si ipotizzava che il regime di Ortega potesse smettere di riconoscere le nuove nomine episcopali effettuate dal Vaticano, come parte delle vendette decise dal regime dopo le prime dichiarazioni e interviste rilasciate da mons. Rolando Alvarez, che abbiamo descritto sulla Nuova Bussola nei giorni scorsi.

Alcuni sacerdoti hanno dichiarato di essere stati assegnati a un agente di sorveglianza permanente e di essere stati avvertiti di non poter lasciare la propria comunità senza autorizzazione. Durante l'interrogatorio, questi sacerdoti sarebbero costretti a presentare copie delle loro omelie alla polizia per verificare che non contengano messaggi critici nei confronti del regime. Il quotidiano locale La Prensa ha riferito che in altre diocesi i sacerdoti non sono tenuti a recarsi in stazioni di polizia, ma sono invece gli stessi poliziotti a recarsi nelle parrocchie e a chiedere un riepilogo delle attività parrocchiali settimanali. «Vengono in parrocchia e chiedono il programma settimanale delle attività del sacerdote e, se possibile, del vescovo… [I controlli] Devono includere le Messe, le attività missionarie, gli incontri con gli operatori pastorali e chiedere il permesso se escono dalla loro “giurisdizione”», ha detto un sacerdote a La Prensa.

La Chiesa cattolica rimane in gran parte l'unica istituzione indipendente nel Paese latinoamericano, anche se ha assistito alla confisca o alla chiusura di molte istituzioni gestite dalla Chiesa o ad essa affiliate. Allo stesso tempo, la pratica religiosa in Nicaragua rimane forte. I cattolici nicaraguensi continuano a riempire i banchi e a partecipare alle celebrazioni della domenica. I seminari sono quasi pieni, nonostante il governo non permetta quasi nessuna ordinazione sacerdotale da oltre un anno. Non è troppo tardi per chiedere al Vaticano di invertire la rotta dell’accomodamento verso un regime apertamente anticattolico, violento e persecutore dei credenti.