Semplificare la proposta senza perdere la verità
In un messaggio alle Pontificie Accademie papa Francesco risponde ad alcune interpretazioni equivoche del suo pensiero. Nessun relativismo, soltanto una semplificazione della proposta in chiave missionaria, «senza perdere per questo profondità e verità».
Il 28 gennaio 2013, festa di San Tommaso d'Aquino (1225-1274), il Papa ha inviato un messaggio ai partecipanti alla XVIII Seduta Pubblica delle Pontificie Accademie, dedicata al tema: «Oculata fides. Leggere la realtà con gli occhi di Cristo». Il messaggio è stato occasione per tornare sulla nozione della verità che è tipica del Magistero di Papa Francesco - su cui talora corre qualche equivoco - e sulla relazione che intercorre fra l'enciclica «Lumen fidei» e l'esortazione apostolica «Evangelii gaudium». Possiamo dire che, in qualche modo, in questo messaggio il Papa ha toccato anche qualche tema dell'ampio dibattito che abbiamo condotto sulla «Nuova Bussola quotidiana» in ordine alla transizione dal vecchio al nuovo pontificato e al disagio nella Chiesa.
«In entrambi questi Documenti», la «Lumen fidei» e la «Evangelii gaudium» - scrive il Papa -, «ho voluto invitare a riflettere sulla dimensione “luminosa” della fede e sulla connessione tra fede e verità, da indagare non solo con gli occhi della mente ma anche con quelli del cuore, cioè nella prospettiva dell’amore». Papa Francesco suggerisce che non vi è nessuna contraddizione fra la «Lumen fidei» - scritta, come egli stesso ebbe a dire, «a quattro mani» con Benedetto XVI - e la «Evangelii gaudium», redatta nello stile tipico e personale del nuovo Pontefice, quanto alla nozione di verità. In entrambi i documenti si critica il relativismo, dove la verità è «ridotta spesso ad autenticità soggettiva del singolo, valida solo per la vita individuale». Anche nella «Evangelii gaudium» Francesco denuncia «un indebolimento del senso del peccato personale e sociale e un progressivo aumento del relativismo, che danno luogo ad un disorientamento generalizzato». «Mentre la Chiesa insiste sull’esistenza di norme morali oggettive, valide per tutti», il relativismo secondo la «Evangelii gaudium» «finisce per portarci ad una tremenda superficialità al momento di impostare le questioni morali».
Nell'affermazione della piena continuità fra i due documenti c'è forse anche una riposta a chi accusa Papa Francesco di avere in qualche modo abbandonato la denuncia del relativismo tipica di Benedetto XVI. Francesco ribadisce questa denuncia, ma nello stesso tempo prende atto del fatto che oggi «una verità comune ci fa paura, perché la identifichiamo con l’imposizione intransigente dei totalitarismi». Il pensiero forte, il quale afferma che c'è una verità unica e comune valida per tutti, è collegato nella mentalità corrente al totalitarismo.
Questo problema era già stato affrontato da Benedetto XVI, in particolare nel suo viaggio in Terrasanta del 2009 e nell'incontro interreligioso di Assisi. E lo stesso Benedetto XVI aveva impostato la riposta della «Lumen fidei». La verità è una, ma ci sono due strade per raggiungerla: la via della ragione e la via del cuore. Se ci si affida solo alla via del cuore, si rischia il relativismo. Ma se ci si affida solo alla via della ragione, si rischia quella forma rigida di pensiero che porta al totalitarismo e al fondamentalismo.
Questo vale per tutte le verità. Anche per le verità religiose, e dunque per la fede. Francesco ricorda le parole di san Paolo: «Con il cuore si crede» (Rm 10,10). «La fede - commenta il Papa, citando la «Lumen fidei» - conosce in quanto è legata all'amore, in quanto l'amore stesso porta una luce. La comprensione della fede è quella che nasce quando riceviamo il grande amore di Dio che ci trasforma interiormente e ci dona occhi nuovi per vedere la realtà». Dunque «giustamente san Tommaso d’Aquino afferma che si tratta di una "oculata fides", di una fede che vede!».
Ci sono «importanti conseguenze» teologiche nel comprendere che la verità è una e oggettiva - contro il relativismo - ma ci si arriva percorrendo la duplice via della ragione e dell'amore, contro i fondamentalismi. In questo caso, «lungi dall’irrigidirci, la sicurezza della fede ci mette in cammino, e rende possibile la testimonianza e il dialogo con tutti».
Ora, prosegue il Papa, «questa prospettiva – di una Chiesa tutta in cammino e tutta missionaria – è quella che si sviluppa nell’Esortazione apostolica sull’annuncio del Vangelo nel mondo attuale. Il "sogno di una scelta missionaria capace di rinnovare ogni cosa" (Evangelii gaudium, 27) riguarda tutta la Chiesa ed ogni sua parte». Che cosa vuol dire in pratica comprendere che la nozione di verità proposta nella «Lumen fidei» non invita a un mero esercizio culturale, ma all'evangelizzazione di cui parla la «Evangelii gaudium»? «Non si tratta di fare operazioni esteriori, “di facciata”. Si tratta piuttosto di concentrarsi ancora di più sull’essenziale, su ciò che è più bello, più grande, più attraente e allo stesso tempo più necessario». In tal modo «la proposta si semplifica, senza perdere per questo profondità e verità, e così diventa più convincente e radiosa».
Papa Francesco insiste su questo aspetto del suo Magistero: vuole «semplificare la proposta» cristiana per raggiungere i tanti che ne sono lontani. Ma questo non significa che la proposta debba perdere «profondità». E certamente non deve perdere «verità». L'esempio, ha concluso il Papa, è Maria, «Sedes Sapientiae»: così semplice e nello stesso senso così profonda e così legata al servizio costante della verità. Seguendo l'esempio della Madonna non andremo mai fuori strada.