Se il Sud America torna ad essere cortile di casa degli Usa
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Lotta armata contro il narcotraffico del Venezuela: Trump autorizza anche operazioni coperte della Cia. E intanto presta 40 miliardi di dollari all'Argentina dell'alleato Javier Milei. Come gli Usa tornano a plasmare il Sud America.

Sembravano lontani i tempi delle “piccole guerre” statunitensi nell’America latina. E anche quelli, più recenti, delle operazioni coperte della Cia, durante la Guerra Fredda, che consentivano a dittatori locali di prendere il potere, fermando il comunismo, ma anche instaurando autoritarismi di segno opposto. Eppure, proprio l’amministrazione Trump, che ha appena negoziato una pace in Medio Oriente e rilancia il dialogo con Putin nel prossimo incontro al vertice (che si terrà a Budapest), in Sud America è sul piede di guerra.
L’attenzione è tornata prepotentemente sul fronte dei Caraibi, ieri, dopo un quinto controverso raid americano contro un’imbarcazione identificata come un motoscafo dei narcotrafficanti venezuelani. In totale, sono 27 i morti di questa campagna navale, tutti classificati come narco-terroristi. Il giorno stesso, il presidente Trump ha autorizzato la Cia a condurre azioni coperte in Venezuela, avanzando anche l’idea di attacchi terrestri, in una campagna sempre più aggressiva contro il traffico di droga.
Sempre ieri, l’ammiraglio Alvin Holsey, alla testa di Southcom (area di competenza in cui rientra tutto il Sud America) ha rassegnato le dimissioni dopo appena un anno di servizio. Trump, notoriamente, non ammette divergenze di linea dai suoi comandanti. Lo ha fatto capire a chiare lettere anche nel summit dei vertici militari a Quantico. È probabile che qualcosa di grosso stia bollendo in pentola per il Venezuela e l'ammiraglio non fosse del tutto d’accordo.
Maduro è convinto che Trump stia preparando il regime change. In un discorso televisivo mercoledì sera, il dittatore venezuelano ha invitato gli Stati Uniti a porre fine alla loro campagna di pressione, condannandola come uno sforzo imperialista per saccheggiare le risorse naturali del Venezuela: «Quanti altri colpi di Stato da parte della Cia? L'America Latina non li vuole, non ne ha bisogno e li ripudia».
Alla domanda se la Cia abbia anche il potere di rimuovere Maduro, Trump ha risposto che era una “domanda ridicola”, ma ha aggiunto: «Penso che il Venezuela stia sentendo la pressione». Tipico modo di Trump di rispondere, senza aver risposto.
Altro paese sudamericano, altri problemi e metodi di intervento: l’Argentina. Non solo, contrariamente al Venezuela, è una democrazia stabile, ma alla presidenza c’è un forte alleato di Trump: Javier Milei. In questo caso, l’intervento americano si sente, in difesa del governo, e non all’attacco. E, siccome si parla di una realtà più sofisticata, l’intervento è solo economico, non politico, né tantomeno militare. Ma anche qui, l’amministrazione Trump sta cercando di determinare l’esito delle elezioni che si terranno il prossimo 26 ottobre, per il rinnovo del potere legislativo.
Il peso (la moneta argentina) ora è un problema perché rischia la svalutazione. Gli Stati Uniti hanno allora acquistato pesos e completato il quadro per uno swap valutario (peso in cambio di dollari, dunque valuta pregiata) da 20 miliardi di dollari con la banca centrale argentina, nel tentativo di stabilizzare i mercati. Mercoledì, il Segretario al Tesoro Scott Bessent ha dichiarato separatamente che gli Stati Uniti avrebbero creato le condizioni per un finanziamento privato da altri 20 miliardi di dollari per sostenere il debito argentino. Quindi gli Usa intervengono direttamente a sostegno dell’Argentina per 40 miliardi di dollari. Ma l’aiuto non è politicamente disinteressato, ci sarà solo finché sarà Milei al comando.
Martedì 14 ottobre, durante un incontro con Milei, Trump ha dichiarato che il salvataggio era subordinato al successo del partito di Milei alle elezioni di metà mandato. Mercoledì, Bessent ha corretto il tiro, affermando che il sostegno degli Stati Uniti sarebbe continuato finché l'Argentina avesse continuato ad attuare buone politiche economiche, a prescindere da chi vinca le elezioni del legislativo. Però Trump aveva dichiarato il vero intento: sostenere l’alleato.
Ogni intervento ha i suoi motivi oggettivi. In Argentina, gli avversari politici populisti e peronisti di Milei riporterebbero il paese in crisi e i miliardi di dollari prestati, spesi, investiti in Argentina verrebbero persi. Quindi ha senso dire che un aiuto è efficace solo finché continuano le riforme economiche liberali di Milei. Così come ha senso combattere i narcotrafficanti del Venezuela, in mare e anche a terra se necessario, perché la dittatura di Maduro è un problema di sicurezza nazionale americana. Viste singolarmente, questa è la logica delle politiche americane in Sud America. Ma prese nel loro insieme, formano un quadro in cui gli Usa, proprio mentre si ritirano dall’Europa, stanno tornando a riplasmare il sub-continente a loro immagine e secondo i loro interessi, con o senza l’uso della forza militare.