Se il Papa chiede ai musulmani la reciprocità
In un messaggio ai musulmani per il Ramadan, il Papa chiede la reciprocità. Il rispetto deve essere reciproco e i musulmani, che chiedono diritti per i fedeli in Occidente, devono poi essere disponibili a riconoscere gli stessi diritti ai cristiani nei loro paesi.
Il 2 agosto Papa Francesco ha reso pubblico un messaggio, formalmente datato 10 luglio, ai musulmani nel mondo intero in occasione della celebrazione di ‘Id al-Fitr’ che conclude il mese di Ramadan. Come il Papa ricorda, da oltre trent'anni è «tradizione che, in questa occasione, il Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso vi mandi un messaggio augurale, accompagnato da un tema offerto per la riflessione comune». «Quest’anno - aggiunge però il Pontefice -, il primo del mio Pontificato, ho deciso di firmare io stesso questo tradizionale messaggio e di inviarvelo».
Il testo è, evidentemente, un messaggio augurale e un gesto di dialogo interreligioso, che però non manca d'insistere sia sulle preoccupazioni oggi comuni alle grandi religioni nel campo della famiglia e della società, sia su un tema caro a Benedetto XVI, quello della reciprocità. Il rispetto dev'essere reciproco, il che implica che i musulmani che chiedono certi diritti per i fedeli della loro religione emigrati in Occidente - cui Papa Francesco aveva già anticipato gli auguri per il Ramadan a Lampedusa - siano poi disponibili a riconoscere gli stessi diritti alle minoranze cristiane nei loro Paesi.
Il Pontefice parte dalla sua scelta del nome «Francesco», che evoca un santo noto anche nel mondo islamico, «che ha amato profondamente Dio e ogni essere umano, al punto da essere chiamato "fratello universale"». La fraternità si manifesta in concreto nella famiglia e nella società, temi per cui i musulmani nel contesto attuale sono spesso preoccupati. I cattolici condividono queste preoccupazioni. «Sono consapevole - scrive Francesco - che, in questo periodo, le dimensioni familiare e sociale sono particolarmente importanti per i musulmani e vale la pena di notare che vi sono certi paralleli in ciascuna di queste aree con la fede e la pratica cristiane».
Ogni anno la Santa Sede propone ai musulmani un tema di riflessione comune, e quest'anno la proposta riguarda «la promozione del mutuo rispetto attraverso l’ educazione». Nel modo didattico che gli è proprio il Papa definisce anzitutto la nozione di «mutuo rispetto». «"Rispetto" significa un atteggiamento di gentilezza verso le persone per cui nutriamo considerazione e stima. "Mutuo" significa che questo non è un processo a senso unico, ma qualcosa che si condivide da entrambe le parti». Il linguaggio è diplomatico, ma il passaggio è chiaro, e rimanda a una nozione su cui i Pontefici interloquendo con i musulmani hanno sempre insistito: la reciprocità. I musulmani hanno le loro ragioni quando chiedono il rispetto dei loro diritti fondamentali, anche quando si trovano nelle terre dove emigrano, ma la reciprocità esige il rispetto «mutuo», cioè la disponibilità dei musulmani a rispettare gli stessi diritti quando li chiedono le minoranze cristiane nei Paesi a maggioranza islamica. Diversamente, si tratterebbe proprio di un «processo a senso unico».
Ma rispetto - prosegue Papa Francesco - di che cosa? «Ciò che siamo chiamati a rispettare in ciascuna persona è innanzitutto la sua vita, la sua integrità fisica, la sua dignità e i diritti che ne scaturiscono, la sua reputazione, la sua proprietà, la sua identità etnica e culturale, le sue idee e le sue scelte politiche». Anche questo passaggio - per chi conosce i problemi della coesistenza fra cristiani e musulmani - è molto chiaro. Dell'altro - delle minoranze - occorre rispettare la vita, il che non è ovvio nei Paesi tormentti dal terrorismo, i diritti umani, la proprietà e anche l'identità culturale, che ovviamente comprende quella religiosa, nonché le scelte politiche, il che implica che le minoranze possano partecipare alla vita politica in condizioni di parità rispetto alle maggioranze. Questo diritto è spesso negato ai cristiani in Paesi musulmani. Naturalmente, la reciprocità implica che lo stesso diritto sia pure riconosciuto ai musulmani dove questi sono minoranza.
Il rispetto mutuo e reciproco è anche un problema culturale. «Siamo perciò chiamati a pensare, parlare e scrivere dell’altro in modo rispettoso, non solo in sua presenza, ma sempre e dovunque, evitando ingiuste critiche o diffamazione»: «siamo chiamati a rispettare la religione dell’altro, i suoi insegnamenti, simboli e valori. Uno speciale rispetto è dovuto ai capi religiosi e ai luoghi di culto. Quanto dolore arrecano gli attacchi all’uno o all’altro di questi!». Anche questo rispetto dev'essere reciproco e generale. Papa Francesco si preoccupa di escludere ogni relativismo: «Chiaramente, nel manifestare rispetto per la religione degli altri o nel porgere loro gli auguri in occasione di una celebrazione religiosa, cerchiamo semplicemente di condividerne la gioia, senza fare riferimento al contenuto delle loro convinzioni religiose». «Pensare e parlare in modo rispettoso delle altrereligioni e dei loro seguaci, evitando di mettere in ridicolo o denigrare le loro convinzioni e pratiche» non implica condividere le loro idee.
Con questi sentimenti, il Papa ha porto ai musulmani, alla fine del Ramadan, i suoi auguri, aggiungendo «preghiere affinché le vostre vite possano glorificare l’Altissimo e arrecare gioia a coloro che vi circondano». Il dialogo interreligioso mira alla pace e alla «gioia». Praticarlo con chiarezza può prevenire almeno qualche dolore.