Schegge di vangelo a cura di don Stefano Bimbi
IL PARADOSSO

Se il governo patrocina la campagna pro-omogenitorialità

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Il Ministero del Lavoro patrocina a Ravenna manifesti che promuovono l’omogenitorialità. Ma questa è vietata dal nostro ordinamento. Paradossale che un governo sostenga condotte antigiuridiche.

Editoriali 11_01_2024

“Insieme si può”. È la campagna di informazione, con tanto di manifesti, del Centro Antidiscriminazioni LGBTI+ di Ravenna realizzata da Arcigay Ravenna con il sostegno dell’Unar – Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali – e con il patrocinio del Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali, del Programma Operativo Nazionale (Pon) Inclusione e dell’Unione europea.

Nella campagna troviamo la storia di una madre che non sa come aiutare il proprio figlio transessuale, di Karim che ha paura di fare coming out perché la sua famiglia è musulmana, di un altro ragazzo transessuale che teme di essere preso in giro dalla propria squadra di calcio dove gioca. E poi ci sono Chiara e Giovanna, coppia lesbica, che dai manifesti spiegano ai passanti: «Presto avremo un bambino, vogliamo riconoscerlo come figlio di entrambe ma non sappiamo se il nostro Comune trascriverà il suo certificato di nascita. Essere genitori è una bellissima avventura. Ma mettere al mondo figli* per le persone LGBTQIA+* può trasformarsi in un percorso ad ostacoli». Infine la rassicurazione del Centro Antidiscriminazione di Ravenna: «Se sei nella stessa situazione di Chiara e Giovanna, puoi rivolgerti a noi. Insieme si può».

Il quotidiano La Verità fa notare che la partecipazione in questa iniziativa di un ministero e di alcuni enti di un governo di centrodestra è fuori luogo. Il sito ProVita&Famiglia invece sottolinea che questa campagna viene fatta con i soldi dei contribuenti. Tutti rilievi giustissimi a cui ne aggiungiamo uno e che riguarda la storiella di Chiara e Giovanna. Per il nostro ordinamento giuridico un bambino può essere figlio solo di un padre e di una madre. Un bambino, per la legge italiana, non può avere due papà o due mamme. Nonostante questo, molti sindaci e magistrati si sono infischiati della legge e hanno fatto altro. Ma le loro decisioni rimangono giuridicamente illegittime.

Ora fa specie che il governo italiano, per mano soprattutto del ministro del Lavoro e delle Politiche sociali, sovvenzioni un progetto che sostiene l’omogenitorialità, quando è appunto vietata dal nostro ordinamento. È vero che il patrocinio era stato concesso con il precedente governo, ma l’attuale poteva benissimo revocarlo.

Dunque, ci troviamo nel paradosso di un esecutivo che sostiene una campagna la quale promuove condotte antigiuridiche. Da una parte si vorrebbe vietare giustamente la maternità surrogata sempre e dovunque e su altro fronte invece si apre la porta all’omogenitorialità. Allora, forse, il distinguo operato dal governo è solo sul metodo per diventare “genitori” arcobaleno. Provetta eterologa, adozioni e stepchild adoption vanno bene, affitto dell’utero no. Forse il discrimen è dato dallo sfruttamento della donna? Ma così avviene, seppur in grado diverso, con la “donazione” degli ovociti. E poi, se così fosse, ci si dimenticherebbe comunque della vittima principale di tutte queste modalità per diventare “genitori” gay: il bambino. Il quale bambino, spessissimo, muore a causa delle tecniche di fecondazione artificiale e se sopravvive la sua salute psicofisica è non di rado minata nel profondo. Inoltre è sempre ridotto ad oggetto anche in caso di adozione, perché il bambino diventa un pacco che viene acquistato o donato per soddisfare le voglie dei grandi. Un bambino, infine, che crescerà in un ambiente privo della figura paterna o materna.

Quindi il punto è semplicemente questo: dato che l’omogenitorialità è vietata dalle nostre norme, non si può che vietare l’adozione gay, la stepchild adoption a favore delle coppie gay, la fecondazione artificiale per coppie omosessuali e anche la pratica dell’utero in affitto. Qualora poi una di queste strade fosse stata intrapresa all’estero e la coppia ritornasse in Italia con il bambino, quest’ultimo non potrebbe essere riconosciuto come figlio di entrambi i membri della coppia omosessuale. Qualcuno spieghi al governo che se non rispetti la legge, tu che per primo chiedi di osservarla, non potrai mai combattere le discriminazioni e anzi le fomenterai.



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