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LA SETTIMANA

Se il "cattolico adulto" si candida alla presidenza

C'è un presidente della Repubblica che è ancora in carica, le cui dimissioni non sono state annunciate, ma che è già dato per finito entro il prossimo gennaio. E c'è un candidato, uno su tutti, che si candida quale suo successore. E' Romano Prodi, il "cattolico adulto" che raccoglie consensi fra tutti i nemici del Nazareno.

La Settimana 23_12_2014
Romano Prodi

Mentre il Natale si avvicina, e i padroni della comunicazione di massa fanno di tutto per festeggiare ignorando il Festeggiato, anche quel poco che ancora si muove in sede politica è in questa settimana più che mai in linea con la schizofrenia dell’epoca.

C’è un presidente della Repubblica in carica, le cui dimissioni, pur se attese, non sono state ancora annunciate. Ma la scelta del suo successore è al centro di confronti tanto “subacquei” quanto intensi. Se sono vere le voci che circolano, Giorgio Napolitano si dimetterà a metà gennaio, significa che nei primi giorni di febbraio si riunirà a Roma l’apposita assemblea di grandi elettori (deputati, senatori, rappresentanti delle Regioni) che a norma della vigente Costituzione elegge in Italia il presidente della Repubblica. Matteo Renzi, premier e segretario del partito di maggioranza relativa, dice di non voler fare nomi sia per rispetto a Napolitano, che appunto è ancora in carica, sia perché (a suo dire) attende lumi dai suoi. Berlusconi non fa nomi nemmeno lui limitandosi a sostenere che “si deve trattare di una persona seria, accettata da tutti", a prescindere dal fatto che abbia “radici in un’area o in un’altra”. 

C’è tuttavia un’autocandidatura da non prendere sotto gamba, quella di Romano Prodi, uomo politico di consolidata presenza alla ribalta della vita pubblica del nostro Paese. Di lui meritano di venire innanzitutto ricordate: la vendita dell’Alfa Romeo alla Fiat invece che alla Ford, una scelta che, come ormai chiunque può vedere, dette un colpo mortale all’industria automobilistica italiana creando le premesse della sua attuale riduzione al ruolo di filiale periferica dell’americana Chrysler; l’entrata dell’Italia nell’euro accettando per la lira un cambio sbagliato, errore da cui l’economia italiana non si è fino ad oggi mai ripresa; la fondazione dell’Ulivo, esperimento politico clamorosamente fallito. E a questi maggiori risultati se ne potrebbero aggiungere anche altri minori, ma dello stesso segno. Tutto ciò considerato c’è da augurarsi che non gli si aprano le porte del Quirinale. 

Non c’è però da trascurare il fatto che è sceso in campo e che si sta dando molto da fare. Basti dire che per ottenere l’appoggio di Berlusconi, con cui comprensibilmente non è in cordiali rapporti, qualche giorno fa è andato a perorare la propria causa nientemeno che con Putin, grande amico dell’ex-Cavaliere. Ha poi dalla sua parte la simpatia che si guadagnò a Bruxelles ricoprendo per circa cinque anni (1999-2004) la carica di presidente della Commissione Europea senza fare nulla che potesse turbarne la tendenza a privilegiare quanto più possibile gli interessi del Nord Europa. Infine è l’inventore del “cattolico adulto”: uno strano tipo di adulto che, per tutto ciò che va oltre alla sua vita strettamente personale, non esita mai a lasciarsi condurre per mano come un bambino da visioni del mondo e da filosofie politiche in piena contraddizione, con quei convincimenti di fondo che tiene al sicuro chiusi nella sua coscienza come in una cassaforte. Un cattolico, insomma, cosiddetto “scomodo”, ma in realtà comodissimo per il vero potere costituito del nostro Paese.

Dunque c’è poco da scherzare. Prodi non è il candidato ideale di Matteo Renzi, ma a sostegno della sua candidatura potrebbero coalizzarsi tutti coloro che da una parte o dall’altra vedono male l’indiretta intesa tra Renzi e Berlusconi: una variegata compagnia che va dalla sinistra del Pd al partito di Nichi Vendola passando per coloro che in Forza Italia fanno riferimento a Raffaele Fitto. 

C’é insomma il rischio che la scelta del nuovo presidente della Repubblica venga piegata a obiettivi di breve periodo di questo genere, anche al costo di…effetti collaterali destinati a pesare sulla vita pubblica italiana per i prossimi sette anni. Oppure che infine si elegga un uomo per tutte le stagioni come Giuliano Amato, famoso per essere riuscito nell’impresa – peraltro davvero straordinaria -- di proporsi come “new entry” della Seconda Repubblica dopo esser stato per due volte sottosegretario alla presidenza del Consiglio in altrettanti governi presieduti da Bettino Craxi.

Stando così le cose, sarebbe invece importante costruire candidature nuove, puntando su personalità davvero esterne all’attuale establishment politico anche se già alla ribalta della vita pubblica. Continuando nel tentativo di  delinearne i possibili tratti diciamo che, dopo due presidenti “laici”, sarebbe opportuno puntare all’elezione di un Presidente cattolico; e che dopo 11 presidenti uomini potrebbe essere venuto il momento di eleggere un presidente donna. Rientra allora ad esempio in questo profilo uno dei nomi apparsi nelle prime “rose” dei candidati possibili: quello del vicepresidente della  Corte costituzionale Marta Cartabia. Cattolica, anche se non specificamente schierata, Marta Cartabia, professore ordinario di diritto costituzionale, è membro della Corte dal 2011 per nomina di Giorgio Napolitano; e dallo scorso 12 novembre ne è vicepresidente. Ha un curriculum professionale di tutto rispetto, punteggiato da periodi di studio e di insegnamento in università sia europee che statunitensi; godendo inoltre della fiducia personale del presidente uscente potrebbe anche per vari aspetti dare continuità a quanto di meglio Napolitano ha fatto negli anni della sua presidenza. A nostro avviso sono candidati di questo genere che possono imprimere un nuovo e positivo carattere alle imminenti elezioni presidenziali.