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SCIOPERO DI QUARESIMA

Se anche i sacerdoti occupano le (loro) piazze

Alcuni sacerdoti di tre piccolissimi Comuni in provincia di Bergamo, hanno deciso di trascorrere la Quaresima in una tenda allestita sul sagrato. Penitenza riaddatta al Terzo Millennio? No, protesta, j’accuse, contestazione, perché, dicono, «il prezzo del nostro benessere è la riduzione in miseria di altri esseri umani».

Ecclesia 04_03_2016
Due dei sacerdoti che protestano nella tenda

Mi è stato girato il lungo comunicato in cui i sacerdoti di Ambivere, Mapello e Valtrighe (piccolissimi Comuni del bergamasco) spiegano perché hanno deciso di trascorrere la Quaresima in una tenda allestita sul sagrato. Penitenza, pulvis et cinus, cilicio adatti al Terzo Millennio? 

No, protesta, j’accuse, contestazione. Preambolo: «La decisione nasce dalla presa di coscienza che il prezzo del nostro benessere è la riduzione in miseria di altri esseri umani». Ah, sì? «É facilmente dimostrabile: se dovessimo garantire a tutti gli uomini il tenore di vita europeo o americano avremmo bisogno di cinque Pianeti». La nostra firma Ettore Gotti Tedeschi e tutti gli economisti dell’Istituto Bruno Leoni hanno invano buttato tempo, note e bibliografie nel redigere grossi tomi: la dimostrazione era l’uovo di Colombo. Eccola: «Noi occidentali ci siamo presi da un secolo a questa parte il diritto di mettere le mani sulle risorse naturali dell’altra parte del mondo e di saccheggiarle a piacimento». Non solo, ma «abbiamo poi lavorato assiduamente per impedire che in quei Paesi crescessero democrazia, autonomia economica e diritti umani». 

L’Arabia Saudita, tanto per dirne uno, vi pare un Paese che si fa saccheggiare le risorse naturali mentre anela a democrazia e diritti umani? Ma forse si parla di Zimbabwe e Sudan e Sierra Leone eccetera eccetera? L’altra nostra firma, Anna Bono, avrebbe qualcosa da dire. Riassumiamo noi: da mezzo secolo il Terzomondo è una voragine di aiuti finanziari occidentali, che finiscono nelle tasche di “presidenti” democratici ereditari e a vita. I quali sono votati dai loro popoli. I massacri interetnici e i genocidi sono frutto del sacco africano o degli occidentali? Ma a che serve precisare, invitare a informarsi almeno con i missionari? Niente. 

La congiuntura economica attuale? «Non è stato difficile per i veri responsabili della crisi mondiale dirottare la rabbia diffusa della nostra gente contro i migranti. É bastato descriverli come invasori intenzionati a rubare il lavoro e a cambiare le nostre tradizioni. E la gente ha abboccato prendendosela col nemico sbagliato». Capito, leghisti? Il nemico giusto, eccolo: «Per distogliere l’attenzione dalle loro catastrofiche politiche economiche ed estere, i nostri governi (Stati Uniti in testa) hanno sempre scaricato la colpa su qualche nemico esterno. Tempo addietro avrebbero dato la colpa all’Unione Sovietica. Ma dopo la caduta del Muro di Berlino era necessario trovare qualcun altro. La scelta cadde sul mondo arabo islamico». Esclusi sauditi e qatarini, suppongo. 

E dove mettiamo «la scelta di permettere l’insediamento violento di Israele espellendo i palestinesi dalla loro terra natale»? La storia (vera) dice che gli ebrei hanno comprato coi loro soldi quelle terre, che i palestinesi sono stati felicissimi di vendere loro perché non valevano niente e che «il sedicente Stato ebraico» (sic) ha fatto diventare un giardino quel che prima era sabbia, ma per conoscere la storia è necessario studiare, cosa che nei seminari non si incoraggia più da un pezzo. Così, le sopraffazioni american-sioniste, da slogan di centro sociale sono diventate verità clericali. Infatti, «è successo con il presidente Morsi in Egitto non gradito a Israele». E noi che credevamo fosse stata la maggioranza del popolo egiziano a cacciarlo a furor di piazza. 

Niente, vi risparmio il resto, che è una lenzuolata boldrinica in cui anche i punti condivisibili (certe considerazioni sulla situazione ucraina e siriana, per esempio) sono annegati nel luogocomunismo cattocomunista e “spiegati” come si faceva al bar della Casa del Popolo. E giù con l’«accoglienza», i «poveri migranti» e l’aridità di cuore dei cristiani (dimenticavo: neanche una parola per il genocidio in corso). Finale: «Le parrocchie e i cristiani bergamaschi non si stanno comportando meglio. Ci pensi la Caritas, dicono. Neppure l’invito dell’amatissimo papa Francesco riesce a scuoterli. Noi sacerdoti non possiamo rovesciare le sorti dei poveri. Però possiamo stare dalla loro parte. Possiamo protestare e progettare azioni concrete nonviolente a favore della Verità e della Giustizia». A favore? Ma per favore! Le vocazioni sacerdotali sono in calo? Evviva.